Cogliamo volentieri l’invito di RetroCampus, complice la vicinanza geografica, per partecipare a Modena Nerd tenutasi il 7 e l’8 settembre ’24 nei padiglioni di Modena Fiere . Infatti insieme a Marzaglia, possiamo definire Modena Nerd l’evento nel quale giochiamo più in casa.
L’obiettivo di RetroCampus, e di Archeologia Informatica in particolare, è quello di far conoscere cos’era l’informatica ai suoi albori, quando poi è entrata nelle case con gli home computer e come si è poi evoluta negli anni ’80 e ’90. L’idea quindi è stata quella di contribuire in questa missione, con qualche esempio di CPU 8 bit, quelle più popolari dell’epoca, tramite una scelta di home computer che sotto al cofano montavano i suddetti microprocessori.
Ecco qualche foto dei nostri computer
MOS 6502
Zilog Z80
Per scrivanie 16:9
Motorola 6809
Il brutto anatroccolo di casa OlivettiGrazio a Dino Florenzi per la BIG ROM
Intel 8088
NEC V40 @ 8MHz
Infine gli “Off Topic”
Non poteva mancare l’A2000 con effetto vedo non vedo di Luca che come sempre suscita interesse e stupore e più l’Amiga A600 di Enrico, che ci ha raggiunti Domenica, trasformata in una vera e propria postazione da retrogaming
Bubble Bobble piace a grandi e picciniLa gen Z e come tengono i joystick
Siamo ai saluti
Alle ocio al dito, guarda dove tagliBello prendere il caffè coi propri beniamini del web
Inutile dire che associare la resa dei computer esposti solamente alle CPU che montano è limitante, perché agli occhi degli utenti un C128 con un derivato del MOS 6502 (0.95 MHz) appare molto “più bello” di un derivato (NEC V40) dell’8088 a 8MHz. Questo perché la qualità finale del computer (velocità, grafica, suoni, ergonomia) era dettata dall’insieme delle componenti hardware e software che componevano i computer, e non solo dalla CPU.
A parte queste considerazioni, che ci saremmo aspettati da qualcuno avvezzo a tematiche di retrocomputing, l’importante è che il “grande pubblico” abbia apprezzato l’esposizione e abbia trascorso un po’ di tempo provando su “real hardware” come era l’esperienza di utilizzo dei nostri amati retrocomputer.
Ci siamo certamente divertiti con gli altri compagni di stand, RetroCampus e tutti gli altri ospiti, e anche a sentire i racconti tutti uguali, ma allo stesso tempo tutti originali, delle persone che passando hanno scambiato qualche parola o intere ore con noi.
Vi lasciamo con altre foto dell’evento
I nostri computer in grande spolveroLuca arringa le folleAlle “sfettlatore” ufficialeAbbiamo creato un precedente pericoloso (cit. Bonanno)sorriso da “Hello world”Gabriele (spero di ricordare bene) detto anche “volpino” ne sa a pacchiEl0n Mu5k ti fa na pippaI vicini di VR ItaliaNico alfiere della BBSGianluca e le sue raritàDavide Survival Hacking e le sue creazioniPienone!Retroedicola Ludica e le loro pubblicazioni!Giovani leve cresconoThe presidentLa gen Alfa e gli strani modi di tenere i joystickDietro fanno a schiaffi e Alle se la giocaIl “Lodrighi”, mostro mitologico di fine livello di Altered BeastImpianto audio rubato ieri all’autoscontro F.lli InnocentiDavide Survival Hacking e le sue mini-creazioni
Come si deduce dal titolo, il nostro obiettivo per questo blog non è tanto di pubblicare contenuti di attualità, piuttosto di fare memoria dei bei momenti trascorsi tra di noi, nei nostri laboratori e specialmente degli eventi ai quali decidiamo di partecipare.
Questo post può servire anche da trait d’union tra la nostra ultima presenza a Brusaporto Retrocomputing 2023 e il prossimo Bologna Nerd Show 2024 che si terrà il 17 e 18 Febbraio 2024.
In questo modo rivivremo e condivideremo l’aria, anzi l’humus primordiale, che si respira a questo tipo di eventi “mainstream”, senza per forza dover dare a questo aggettivo inglese una connotazione negativa. Mainstream significa “di massa”, e l’universo Nerd è rappresentato in tutte le sue sfaccettature dagli eventi “Nerd Show”, “…Con” eccetera, diffusi in tutta Italia. D’altro canto servono strutture e organizzazioni che necessariamente devono oltrepassare l’organizzazione amatoriale di appassionati, come possono essere eventi più di nicchia, per poter accogliere appassionati di ogni genere “Nerdoso”, dai comics, al cosplay, ai lego, al modellismo e ai gadget, ai giochi da tavolo/GdR, fino ad arrivare al gaming ed infine al retro computing.
Non erano forse gli home computer e le console da TV pensati “for the masses, not for the classes”? Non c’è nulla di più “mainstream” di un Commodore 64, o non è così?!
Come gruppo ci piace pensare ad un tema diverso da portare ad ogni esposizione, una sorta di filo rosso che collega tra di loro i calcolatori esposti.
Allo scorso Nerd Show portammo una serie di pezzi, tutti monomarca Commodore, per ogni computer avevamo deciso di mostrare in parallelo l’evoluzione dello stesso gioco, che ora passiamo a mostrare tramite gallery fotografica.
Noterete un notevole passaggio dagli 8 bit ai 16. Il passaggio da C64 ad Amiga non fu solo legato ai bit indirizzabili, ma piuttosto ad un salto avanti epocale, un quantum leap 😉 dell’intero chipset. La famiglia 264 invece rispetto al C64 ha i colori superiori grazie al TED ed un audio scarsino a causa… del TED!
Ed ora passiamo ai giochi, giudicate voi!
ARKANOID
TETRIS
CHOPLIFTER
IMPOSSIBLE MISSION
BARBARIAN
BOMB JACK
COMMANDO
ED INFINE…
Tutto a tema, che eleganza!I Bomb Jack al completoCosplayer di Muciaccia… e c’è anche la colla vinilica e le forbici con punte arrotondateQuesta bimba è stata li, finchè non ha finito il giocoChe onore conoscere e parlare con Francesco DardariNotare la presa in stile Gen Z, mai visto un Albatros tenuto cosìClaudio, che burlone!Stanchi ma felici!
Le due giornate di esposizione sono trascorse rapide, in due giornate mi sono permesso mezzo giro per andare a pranzare e nient’altro! Peccato! Perché passando tra i padiglioni mi sono reso conto di quanto ci sia da vedere, e capisco perché sia un evento così frequentato! Vi salutiamo con un po’ di foto assortite dei nostri computer, dei visitatori che ci sono venuti a trovare.
Ringraziamo RetroCampus per averci accolti nel loro stand, a Carlo Santagostino per aver pensato a noi, ci siamo divertiti a scambiarci storie e aneddoti sui nostri beneamati computer marci, anche con Claudio (burlone), Antonio, Fabrizio, Davide e Roberto (e sicuramente dimentico qualcuno).
Ad ogni bambino che ha dedicato un po’ di tempo a giocare con una vecchia cariatide informatica, ad ogni papà che ha versato una lacrimuccia nostalgica spiegando al proprio pargolo che ai sui tempi…, ad ogni appassionato al quale abbiamo riacceso la fiamma del retrocomputing, a questi lasciamo un messaggio: arrivederci a Bologna Nerd Show 2024, quale sarà il tema quest’anno?
Anche quest’anno il collettivo nerdone era presente a Brusaporto Retrocomputing 2023 come espositore con addirittura sei tavoli e 20 macchine! Essendo l’espositore con più tavoli della manifestazione, abbiamo esagerato? Forse si, ma anche no… quando Daniele mi ha comunicato che poteva soddisfare tutte le nostre richieste di spazio mi sono domandato se saremmo riusciti ad essere all’altezza di così tanta fiducia. Arrivati al momento della disposizione, abbiamo capito che lo spazio era appena sufficiente, e che tutte quelle macchine accese, reggevano la scena più che dignitosamente! Mettetevi comodi, ecco cosa abbiamo mostrato agli appassionati giunti da ogni dove a BrusaRetro 2023!
AMIGA 2000 con BlueSCSI V2
Ormai l’Amiga 2000 di Luca è una superstar: seppur già esposta in più occasioni, suscita sempre molto interesse. Stavolta è stata apprezzata da Luigi “The Lost C” su youtube (https://youtu.be/bupGWqg-KYY) ed è presente in diverse gallery di chi ha partecipato. Quest’anno era equipaggiata con una BlueSCSI V2 appena sfornata dal nostro Alessandro. La novità del progetto BlueSCSI in questa seconda incarnazione, oltre alla sorprendente velocità, sta nella sua ottima compatibilità con architetture AMIGA e non solo: basti pensare alle SUN, alle SGI e a tutti i computer di fascia alta che usavano dischi meccanici SCSI 50 pin che oggi, più che mai, tendono a “morire” come mosche. Questa interessante scheda era in bella mostra sotto ad un guscio in plexiglass che permetteva ai curiosi di vedere al suo interno l’A2000 pompata e di ammirare il transfer rate a quota 3.6 MB al secondo… mica bruscolini. Nel frattempo, scorrevano vecchie pubblicità della Commodore anni 80, foto delle locandine di Brusaporto Retrocomputing, divertenti video di MVVblog / Luk74 Channel ed altri video musicali e non, alcuni dei quali addirittura a 30 fps in HAM, della serie: facciamo vedere di che pasta è fatta questa macchina! Come già scritto, l’Amiga 2000 trova la sua massima bellezza nella scheda madre farcita di schede d’espansione che, ahinoi, sono normalmente imprigionate in un anonimo “cassone” metallico. Il lucente plexiglass ha finalmente dato la possibilità di svelare l’interno ai visitatori, che hanno apprezzato e fotografato: ad esempio, Davide Gatti “Survival Hacking” si è soffermato con Luca e, come ben sappiamo dai suoi video, adora sempre indagare com’è fatto e funziona tutto ciò che fa rima con elettronica.
Amiga 500 PiStorm con digitalizzatore Videon III
Per il nostro Andrea, poter utilizzare Lightwave, Sculpt Animate 4D, Imagine 2.0 con tempi di rendering decenti, giustifica il “compromesso” d’installare sulla propria A500 un PiStorm. L’adottare il PiStorm su Amiga raccoglie pareri discordanti: infatti, c’è chi ama espandere le proprie macchine solo con schede dell’epoca ritenendo PiStorm un “barare”, c’è chi invece apprezza le novità e ama testarle. Grazie a BrusaRetro abbiamo conosciuto appassionati che hanno fatto della grafica su Amiga una professione, sfociata poi su altre piattaforme. Ed infine, quest’anno completava la postazione anche un digitalizzatore Videon III dell’epoca che acquisiva e digitalizzava su Amiga (riga per riga) l’immagine acquisita da una macchina fotografica reflex con uscita analogica.
AMIGA 1200 black edition & pimped
Sobrietà e stile per questa A1200 con case nero custom, keycaps di un CDTV e tanta potenza sotto al cofano: OS 3.9, 2Mb chip RAM, 128 Mb fast RAM, ROM Kickstart 3.1.4, Disco Compact flash da 32Gb, FlickerFixer Indivision MK3 + uscita VGA, Blizzard Phase 5 modello 1230 MK IV @50MHz + FPU. E’ stato un piacere prestarci come beta tester per le demo dei videogame che sta sviluppando Fabrizio Radica!
Quadra 700 con Roland SC-50
Al giorno d’oggi la multimedialità è data per scontata, ma nel 1991 non era così, con le VGA, i floppy e gli hard disk da 40Mb. Sentire suonare un midi con un sequencer midi Roland SC-50 “come fossero strumenti veri”, è davvero stupefacente. Un esempio? Avete ascoltato il midi di DOOM con una Roland? Il Quadra in esposizione era aggiornato con BlueSCSI v2 che conteneva un volume per il boot ed uno per i dati e le immagini dei programmi e giochi. La dimostrazione principale riguardava le avventure grafiche della Sierra che sfruttavano il general midi ed in particolare gli strumenti dì Roland SC-50 e SC-55. Era collegata anche una Roland sc-88st pro con 16 tracce che erano utilizzate per ascoltare le musiche di Final Fantasy VII.
Macintosh SE/30 con BlueSCSI
La BlueSCSI ha la praticità di avere una schedina SD sulla quale c’è l’immagine del disco. Cambiare interi dischi diventa semplice come swappare una schedina di memoria o come copiarci sopra dei file. L’SE/30 era il più veloce ed espandibile della serie senza perdere la caratteristica di portabilità, grazie al monitor compatto a 9″. dotato di coprocessore matematico, poteva essere dotato di HDD, floppy superdrive da 3.5, porte ADB, seriale, SCSI esterno. Supportava la grafica a colori con monitor esterno.
I portatili degli anni 80
L’obiettivo era quello di mostrare in ordine cronologico l’evoluzione dei computer progettati per lavorare in mobilità. Si parla di mobilità perché negli 80 la corsa all’evoluzione ha visto nascere i trasportabili (detti luggable), i portatili (laptop), i palmari (handheld). Insomma, negli 80, come cantava Baglioni, “tra la California e il Giappone c’è chi inventerà il futuro” ed i computer esposti volevano mostrare proprio questo. Partendo dall’Osborne, il primo trasportabile, fino ad arrivare al primo palmare IBM compatibile, l’Atari Portolio (PC Folio), abbiamo voluto mostrare le diverse filosofie di lavoro in mobilità. Segue una carrellata degli esemplari che abbiamo esposto, quattordici in tutto.
Vectrex
Il Vectrex, grazie alla sua originalità, vanta un’elevata schiera di ammiratori, e così è stato anche a Brusaporto. Se ci aggiungiamo anche che continuano ad uscire giochi sviluppati dalla stessa comunità di appassionati, e che questi sono visibili su hardware originale solo in occasioni limitate come BrusaRetro, allora capiamo perché alla postazione c’era sempre qualcuno alle prese con questa splendida console. Essendo un sistema compatto all-in-one, col suo display 9×11″, ha il primato di console “portabile”. Aveva degli “overlay” trasparenti decorati a tema per ogni gioco che fanno tutt’ora sbavare i collezionisti. Fu il primo sistema ad offrire una periferica 3D.
Ed ora un po’ di Brusaporto Retrocomputing 2023
Come sempre, saluti e ringraziamenti
Un grazie ed un saluto ad Enrico Sartori, “nerdone per un giorno”, per aver partecipato all’esposizione con le sue macchine. Un saluto a Camillo, a Carlo Piacentini che ci hanno omaggiati della loro presenza al ristorante dove, per la precisione, dopo accurato interrogatorio alla malcapitata cameriera da parte di Nevio, non fanno la pizza a pranzo, nemmeno una di straforo per lui, proprio no, anche se Nevio l’anno scorso sostiene che gliela fecero, e comunque, anche la pinsa romana è molto buona. All’organizzazione di Brusasporto Retrocomputing, il comune, Daniele Lena, Manuel Manenti, Beppe Frigerio e tutta la banda che li ha aiutati e sostenuti. A tutti gli amici ed espositori, Cristiano “Dr Slump” Rosandini, Fabrizio “Fabbroz” Radica, i dirimpettai di Retrocampus (Claudio Parmigiani, Francesco Sblendorio, Nico Avanzi, Giuliano Palladini, Carlo Santagostino, Roberto Tomaiuolo), Antonio Bonanno di Retròcity, quei matti di Gerundo Retrogaming, Davide Morgana, Paolo Borzini, Eleonora Sayaka Chialva, Alessandro “xadhoom” Bolgia, e tutti gli altri che non ho esplicitamente citato, dei quali abbiamo apprezzato ogni singola macchina esposta ma con i quali magari non siamo riusciti a scambiare due parole. A chi ha partecipato, specialmente! Grazie per i racconti, anche semplicemente gli sguardi, i sorrisi. Un arrivederci al prossimo anno da Alessandro, Andrea, Antonio, Demis, Enrico, Luca e Matteo
Quello che proverò a raccontarvi non è la storia di una semplice riparazione, piuttosto sarà il resoconto di una vera e propria avventura. (Ancora una volta l’amico Matteo mi ha aiutato nell’edit generale di questo contributo).
Cosa c’entra l’avventura con i computer e con le tipiche attività da Nerd? In effetti c’entra relativamente poco, ma spero di aver acceso la vostra curiosità e di trattenervi nel leggere questa storia. Enrico, un caro amico Nerdone, con il quale abbiamo accomodato e moddato diversi computer Commodore, un bel giorno mi telefona e mi chiede un parere circa un acquisto: si trattava di un Disk Drive SFD 1001, un’unità di memoria di massa IEEE488, che nel già nel 1982 era in grado di formattare un floppy standard in modo da poter salvare un MegaByte!!! di dati, si tratta di una unità relativamente rara, che rappresenta la versione single drive del più noto Commodore dual disk drive 8250LP.
Erano chiaramente unità ad uso professionale, ma già al tempo erano disponibili diverse interfacce per collegare questo drive anche al C64. Enrico mi dice che il drive gli interessa, troviamo disponibili su eBay scheda madre e case senza meccanica che avevano bisogno con ogni probabilità di lavoro.
Come accennato, il drive oggetto delle sue attenzioni era privo della parte meccanica, si trattava quindi di un case SFD1001 con alimentatore a 110V e di una scheda madre “moddata” con la modifica tipicamente nota come “8250MINI”, destinata ad un computer serie PET con disk drive duale integrato. Gli comunico la mia opinione sul fatto che si tratti di un’unità interessante, e che passo dopo passo, saremmo riusciti a trovare la componentistica per completarlo. Ottimisticamente gli rispondo in modo istintivo: “sarà una bella avventura”. Gli confermo che, secondo me, l’acquisto è da fare, garantendo la mia disponibilità ad aiutarlo, anche solo per la curiosità tecnica di mettere le mani dentro ad hardware così scarsamente diffuso.
Comincia quindi la ricerca dei pezzi mancanti, trovando in rete la disponibilità di un primo pezzo, ovvero un modulo “aftermarket” che sostituiva una scheda figlia utile a rimpiazzare un raro 6530 con un più comune 6532, necessario al funzionamento generale. Successivamente, finalmente in possesso della scheda madre, verificavamo che era stata massicciamente “cannibalizzata”: mancavano diversi diodi specifici, l’integrato di amplificazione di testina di R/W, una resistenza, inoltre un trimmer era praticamente “esploso”. Riassumendo, la scheda madre era messa veramente male, la cosa più semplice da sistemare erano i connettori di alimentazione e la conversione dell’alimentatore interno per funzionare a 220V.
Vista la strada in salita, serviva pianificare questa vera e propria avventura in passaggi successivi per non rimanerci in mezzo! La nostra strategia ricostruttiva era stata quella di fare ripartire il drive, usando una mia meccanica come metro di conferma del funzionamento completo della main. Mese dopo mese, dopo esserci scontrati con i problemi più disparati, ci siamo arrivati: avevamo la conferma che, con l’unità meccanica originale, il drive formattava e leggeva correttamente! Era giunto dunque il momento di cercare la meccanica da inserire nel drive, ma, come reperire una meccanica così rara senza svenarsi, o almeno spendendo il giusto? Con un po’ di superficialità e forte della memoria di aver visto meccaniche di disk drive per PC molto rassomiglianti a quella dell’SFD, ho proposto al mio amico Enrico di “moddare” una meccanica standard per PC.
Ripieghiamo ancora sulla vasta offerta di ebay e troviamo la prima unità che ci sembrava rassomigliante e, che, secondo noi, doveva essere compatibile: si trattava di una Shugart 455 che abbiamo “portato a casa”. Analizzata la scheda di bordo ed isolata la parte meccanica il nostro entusiasmo era veramente a palla, non ci sembrava vero di aver quasi finito, così iniziamo a predisporre la meccanica pc per farla funzionare sulla main SFD.
Studiando un po’ la situazione, sembra che quello che resta da fare sia “solo” allungare i cavi disponibili per portarli ai terminali giusti tipicamente presenti nei disk drive come ad esempio led write enable, servo motore, stepper di testina, led index, modulo di traccia 0 e il comune led frontale di attività. Il drive era predisposto per effettuare un set della velocità del servo affinché girasse alla velocità di 300RPM come effettivamente previsto per l’originale SFD, inoltre il servomotore di queste unità ha spesso i condensatori in perdita, così provvediamo a sostituirli. Enrico tramite un altro suo contatto, passa le quote di parti in plastica ormai “cotte” (quel processo di cristallizzazione che porta le plastiche originali a spezzarsi facilmente) per la loro replica in stampa 3D, un alberino che agisce con una camma tenendo il floppy verso il basso, che è direttamente posto sulla leva di chiusura del drive e che con gli anni si usura in modo irreversibile. Colleghiamo finalmente la meccanica alla main e tramite il C64 impartiamo i comandi che ci sembrano più razionali per vedere il comportamento, ripieghiamo su un format, con il solito comando OPEN al canale 15 dei drive CBM, “n0:new,11”, e il drive comincia a formattare, la gioia è immensa: il drive risponde e la testina percorre con i suoi tempi tutta la superficie del floppy, rimanendo però ferma… Il drive non conclude la formattazione… ad ogni modo proviamo a leggere la directory del floppy, e con nostra sorpresa almeno abbiamo una directory, purtroppo non coerente con lo standard che è molto “pasticciata”. Ci sembra nel complesso un risultato pazzesco! Facciamo altre prove e cerchiamo di leggere dischetti formattati con questo standard, il drive legge perfettamente tutti i dischi, facciamo tutta una serie di prove e dal canto nostro l’avventura ci sembrava finita in quanto, considerando lo sfalsamento, imputiamo la colpa ad un disallineamento della testina, visti i pesanti rimaneggiamenti ed età generale dell’unità.
Chiediamo assistenza tecnica ad un amico di Enrico e dobbiamo spedirgli il drive per degli approfondimenti. Dopo qualche mese, purtroppo, ci dice che non riesce a capire il problema e il drive ritorna a casa mia.
Approfondiamo ulteriormente e ci rendiamo conto che il drive di cui abbiamo sfruttato la meccanica è un drive da 96TPI, mentre il drive nativo dell’SFD è da 100TPI, e ci rivolgiamo ancora ad eBay.
Il nuovo drive giunge a casa mia, si tratta di una unità PC “Panasonic 595H” in quanto le poche info in rete ci avevano confermato che è da 100TPI, meglio noto come “quad density” (QD). Per telefono aggiorno Enrico (infatti l’avventura è avvenuta tra Milano e Modena, a volte incontrandosi fisicamente, a volte confrontandosi a distanza). Comincio ad eseguire la modifica dei fili, rimuovendo la logica di bordo, seguo lo stesso modus operandi della modifica effettuata con la meccanica precedente, quando proprio sul più bello, mi accorgo che c’è un problema che mi fa scendere il morale dalle stelle alle stalle: il drive dispone di un motore stepper che presenta solo quattro fili contro i sei della meccanica originale (e di quella precedente)!
Il panico! Serve fare un bel respirone, mantenere la calma, e ritornare a studiare: ci documentiamo ancora e impariamo che esistono diversi tipi di motori stepper, unipolari e bipolari, Enrico, da Modena, viene a casa mia a Milano e si ragiona assieme, osservo che se il drive era pilotato dalla sua scheda con interfaccia per PC di bordo, la soluzione poteva essere trovata sopra a quella scheda! Enrico confida su di me e rientra verso Modena, io, mosso da un nuovo entusiasmo, ricavo il circuito integrato di controllo dello stepper e ne scarico il data sheet e me lo guardo. Mi rendo conto che posso realizzare un bridge che reinterpreta la sequenza degli step, tra le uscite di controllo logico dello stepper a bordo della scheda madre dell’SFD, iniettandoli corretti e adattati per motori bipolari nel chip oggetto della nostra indagine.
U11 74LS14
Mi rimetto al lavoro sul PC, con il soft Eagle, CAD per circuiti elettronici e PCB di cui ho comprato la licenza tanti anni fa, ed incomincio a disegnare lo schema necessario (per fortuna i segnali sono pochi) e graficamente tutto è più razionale e meno astratto. Studio con attenzione lo schema originale Commodore del disk drive SFD1001 e credo di riuscire ad intercettare dove inserirmi, così effettuo la realizzazione del bridge, usando uno zoccolino e dei fili volanti. Faccio alcune prove, perché non so bene come interpretare i segnali, quello che so è che come in altri drive, la sequenza di step esce da una porta utilizzando due linee I/O di circuito tipo un MOS6522. In questo caso è lo stesso comportamento ma lo stepper ha l’esigenza di una specifica sequenza per muoversi in entrambe le direzioni siccome il motore stepper originale è di tipo unipolare a 6 fili. Controllo e trovo le linee SOA, SOB, MT /ON che si dirigono verso l’integrato 11E, che inverte i segnali… questa mi sembra essere la zona giusta.
Collego tutto ed accendo, impartisco i soliti comandi al C64, in modo da forzare il drive a muovere la testina. I segnali di base mi sembravano corretti, fintanto che mi rendo conto che è necessario portare anche un segnale di ENABLE, collego il terzo filo nell’unico punto che mi sembra razionale e ragionevole per il segnale MT/ON, e sento e vedo il motore che comincia a muoversi! Per prudenza non avevo attaccato la testina, per evitare guasti ad un componente così delicato a fronte di comportamento imprevisto del bridge. Controllo ancora, impartisco dei semplici LOAD, la testina si muove!
La meccanica di questo drive è costruita con una tecnologia simile a quella della meccanica originale, ma essendo questo drive più moderno risulta molto più veloce e silenzioso nello spostare la testina.
Spengo tutto, attacco il connettore della testina, e video registro con il cellulare, sono ottimista, riaccendo anche il C64 e premo il RETURN al comando “OPEN 1,8,15, “n0:test sfd,xx”, il drive si muove correttamente, il mio bridge funziona pilotando perfettamente il motore stepper, anche tutto il resto sembra corretto. Tutto sta procedendo bene ma bisogna aspettare la fine della formattazione per festeggiare… il drive è quasi alla fine del tempo necessario a formattare, e con mia sorpresa ed entusiasmo, il led di attività si spegne senza riportare errori!!! Urlo: “Ha formattato!! Enrico! Ha FORMATTATOOO!”
Passa qualche settimana e dopo la consegna del drive, purtroppo si presentano degli altri problemi! Recupero il drive da Modena, si ragiona assieme per quanto possibile, visti gli impegni di ciascuno e ancora una volta supponiamo problemi di varia natura alla testina, come disallineamento, o problemi di sovra-pilotaggio viste le impedenze al limite delle tolleranze previste. Riesco addirittura a trovare un disco “cosiddetto” marginato appositamente per i floppy da 100tpi, ormai rari come diamanti. Purtroppo le procedure di allineamento di un floppy a doppia faccia, vanno troppo oltre le nostre competenze, in più il service manual non riporta i test point per procedere e “cercare” il famoso “occhio del gatto” sull’oscilloscopio. Eravamo arenati, passano un bel po’ di mesi e una sera ho pensato che tanto valeva correre qualche rischio… eravamo fermi da troppo tempo e comunque con le mani legate, così ho disconnesso la testina dalla puleggia, e la ho cambiata con una recuperata da una terza unità nel frattempo scaramanticamente procurata, ovvero una Panasonic JU-455.
Ricollego tutto e infine faccio le solite prove: il drive ha formattato al primo colpo con una soddisfazione enorme! Una curiosità che porta ulteriore sorpresa e soddisfazione è stata quella di provare il perfomance test originale di questa unità e di scoprire che il drive con questo stepper è più veloce e silenzioso dell’originale. Analizzando il programma Basic del performance test, si evince che il codice analizza il tempo necessario per finire i test e, visto che il drive con questa modifica finisce un po’ prima, restituisce un errore che nulla ha a che fare con la conclusione positiva di ogni comando, infatti nessuna segnalazione è presente sul canale di errore e risulta in stato corretto anche la variabile ST, che è di sistema sul C64 per indicare condizioni di errore verso gli I/O.
Questa avventura oggi riassunta in questo “breve” articolo è durata circa tre anni, tra studio, comprensione e tempo per reperire i componenti di cui avevamo bisogno, ma ci siamo arrivati in fondo e l’avventura si è conclusa con la presentazione del drive a Brusaporto Retrocomputing 2022 con spiegazione dello schema ed esposizione “scarenata” dell’esemplare del drive.
Io ho provveduto a posizionare il bridge su una area vuota della scheda main SFD e predisposto i connettori stepper per bypassare il connettore originale, il bridge infatti è trasparente ed è ancora possibile connettere una unità originale, la main dell’ SFD dispone di posizioni DIL vuote, previste da Commodore durante la progettazione e sono l’ideale per questa modifica.
Spero di non avervi annoiato e che questa idea e l’avventura che ne è conseguita sia di ispirazione o che possa essere utile a chiunque abbia l’esigenza di sostituire una meccanica di questo tipo di drive, ma anche che possa essere di incoraggiamento per chi si trovasse di fronte ad un’impresa all’apparenza insuperabile: non datevi per vinti!
Bridge installato sulla pcb della main SFD 1001 i fili colorati vanno direttamente allo Stepper che è pilotato a 12V
DISK DRIVE A CONFORNTO E SCHEMA ELETTRICO DELLA MODIFICA BASATA SU IC HA13421
Domenica 16 Aprile 2023 si è tenuto il Canolo Game Mania, ormai giunto alla settima edizione. Il bilancio in termini di partecipazione e di qualità è stato più che positivo, rilevando un aumento delle presenze, specialmente nella mattinata e confermando che la qualità nei pezzi esposti premia e lascia i visitatori soddisfatti.
Ringraziamo Monia che come organizzatrice ha orchestrato, dietro alle fila con discrezione, le forze e le disponibilità del collettivo CCR2, bilanciando le diverse anime del gruppo, quella creativa, quella ludica e quella nerd, ottenendo un mix che ha lasciato tutti soddisfatti.
Come Nerdoni abbiamo accolto volentieri l’invito di portare il nostro contributo a questo evento targato CCR2, collettivo con il quale siamo più che amici. Quando Vittorio ci apre le porte della Polisportiva Canolese ci sentiamo come in famiglia, complice anche il pranzo della domenica, apparecchiato nel campo da bocce!
Dopo i ringraziamenti d’obbligo e non per questo meno sentiti, sarete curiosi di sapere che cosa c’era in mostra… passiamo a vederlo!
L’angolo delle invenzioni
Il tema del Riuso creativo è molto sentito per cui quest’anno si è deciso di dedicare una parte di esposizione a questo argomento e i pezzi interessanti non sono mancati. Hanno suscitato molto interesse essendo pezzi unici realizzati e progettati per l’occasione.
Multiflipper virtuale realizzato con hardware da discaricaApple Mac Mini Classic ovvero un Mac Mini inserito nel case di un Classic + LCDPrendi una telecamera + tubo catodico + stampante termica + batterie… Aggiungi un po’ di carpenteria ed ottieni una Polaroid da pazzi…… i soggetti della foto verificano la stampa del “dagherrotipo” appena scattatosembra un logo C= sospeso in aria, in realtà è una barra a led RGB che gioca sulla persistenza della retinaCon due motori passo-passo da drive CD, un arduino e della buona manualità, e sarà il computer a disegnare per te con una BIC…Rasperry Pi Pico + OLED 0,9″ ed ottieni una console super portatile!Tutti i fan di MVV Blog apprezzeranno questo lavoro da veri Maker. (PS: non buttate i vostri videocitofoni)
I 40 anni del C64 in Italia
Ok, sappiamo già che qualcuno potrebbe dire che sono 41, ma non stiamo “a spaccà er capello”. Salvo smentite, il C64 venne presentato in Italia, spento sotto una teca, allo SMAU del 1982 e comparì negli scaffali nel marzo 1983 (fonte Wikipedia).
Da quel momento si susseguirono tante varianti , comunque tra loro tutte compatibili. Abbiamo voluto esporre una buona rappresentanza delle versioni più comuni in ordine cronologico.
Ma partiamo da quello che c’era prima di arrivare al C64:
Qualcuno intento a guardare sotto al cofano di questo PET “chiclet”Postazione VIC20 PET Style con effetto pendant assicurato!
Poi venne il C64 che sconvolse il mercato dell’home computer:
In origine fu la MAX Machine per il mercato JapGrazie ad Enrico Sala per averci prestato questi pezzi della sua collezione, il prossimo anno non puoi mancare.Poi il Silver Label con finalmente 64K di memoriaLa postazione da sogno di ogni appasionato commodore: 1701+biscottone+1541Il primo trasportabile a colori della storia era un C64!Il C128 “nasconde” al suo interno un C64… ma quel 1581?Con il C64C, Commodore è entrata a suon di prezzo economico nelle camerette di tanti ragazziSe ALDI avesse saputo che mostro (per i collezionisti) stava creando!C64G + 1570 + 1084 = libidine
Grazie a Retrofixer per avere pubblicato il tutorial per farsi una “repro” del C64GS. Abbiamo voluto riproporlo in una versione un tantino tamarra… grazie a Diego per la stampa dalla sua mega stampante 40×40, grazie Luca e alla Monia per avermi cucinato l’eprom.
l’Angolo del Riparatore
Ogni anno non mancano le riparazioni al volo! Grazie ad Alle che ci ha portato un po’ di clinica mobile! Quest’anno abbiamo eseguito i seguenti interventi:
Monitor 1084S con porta DB9 completamente scassata, sotto lo sguardo vigile di Vito (grande riparatore di CRT) e Gianguido (il proprietario).
Amiga A501 salvata dalla terribile VARTA
Amiga 500 testata e funzionante, nonostante sembrasse caduta dal quinto piano.
Commodore 16 guasto. La diagnosi ha evidenziato problemi all’alimentatore, si spera sia solo quello
Apple Macintosh Plus della Monia tagliandato: upgrade RAM, diodo terminatore per futura installazione del bluescsi
Diagnosi di possibili problemi su diversi C64
I pazienti a cuore apertoquesto 1084s s’ha da riparare
LAN Party: fragga tu che fraggo anch’io
Un altro bellissimo esempio di come si possono riciclare e valorizzare pezzi di hardware ritenuti obsoleti l’ha avuta Diego.
Per chi non lo sapesse Quake è un videogioco sparatutto in prima persona, sviluppato dalla id Software e pubblicato nel 1996. Grazie alla sua reale tecnologia 3D e al gameplay veloce e frenetico, Quake ha rivoluzionato il mondo dei giochi FPS.
Inoltre, Quake ha introdotto molte novità nei LAN party. Grazie all’implementazione di un sistema di matchmaking online, i giocatori potevano sfidarsi anche a distanza, ampliando enormemente il network di partecipanti. Inoltre, Quake ha introdotto la possibilità di personalizzare i modelli di gioco e i personaggi, creando una vera e propria cultura di modding e skinning. Grazie a queste innovazioni, Quake si è rapidamente affermato come uno dei giochi più amati dal mondo dei videogiocatori e ha contribuito a definire un nuovo paradigma di multiplayer online.
Diego quindi ha preso dei portatili definiti datati e li ha configurati come postazioni da gioco collegati in rete per giocare a Quake, tutto rigorosamente a costo zero, ci ho giocato personalmente ed ho fraggato diversi ragazzini sedicenti giocatori di Fortnite, forse mi si è risvegliata la memoria muscolare del me sedicenne.
Headshot!Notare la finezza: lo schema tasti per i niubbiGrande Diego!
Amiga Corner anzi… Disc!
Abbiamo avuto il piacere di vedere il LaserDisc di Dragon’s Lair gestito da Amiga 2000, perfettamente giocabile con l’audio sparato a bomba e CRT gigante! Una postazione pimpatissima!
Inoltre su una poco appariscente A500 girava un motore di recentissima produzione. Il PiStorm è impressionante!
E infine, non meno importante
Segue una gallery di tutto il resto, avrei voluto intervistare tutti e chiedere un racconto della postazione che avevano pensato ma purtroppo il tempo è stato tiranno, la giornata è volata in un attimo, quindi godetevi la valanga di cose presenti:
Per i feticisti dei controller ep.1Per i feticisti dei controller ep.2Scusa me lo fai un po’ più anni 80?Quando piacciono console raffinateNon servono parole di fronte a siffatta perfezioneSi prova a fare concorrenza a Drangon’s LairSfida tra PS1 con Cable Link16 Bit VS…… VS 8 bit. Ma quella TV mi ricorda qualcosa…ODYSSEY 2100, ma quelle antenne?Action Figures ne abbiamo?Moon Patrol è sempre una certezzaChe classe! Light Six + Discoverer
Concludendo
La giornata è volata, ho parlato con tantissime persone che ci sono venuti a trovare e con tantissimi avrei voluto confrontarmi ma non ho fatto in tempo, e credo che sia stato così per tutti.
Oltre a Monia e Vittorio che ho già ringraziato un Hip Hip Urrà va anche alla cucina che ci ha sfamati magnificamente e al president Piergiorgio, che quatto quatto è sempre presente e vigila sui CCR2.
Vi lascio con qualche scena di vita di questa magnifica giornata:
Si può intuire dal titolo, ed era nell’aria da un po’ di settimane. Non si poteva rimandare ulteriormente: il C64 compiva 40 anni, ed entrava a pieno titolo negli “anta”, era necessario festeggiare un compleanno così importante! Commodore dopo il successo del VIC20, che entrò nelle case degli italiani nei primi anni ’80 volle replicare il successo con una macchina che ripercorreva la stessa filosofia del VIC20, ovvero un computer dentro alla tastiera che si collegava alla televisione, ma che offriva più potenza in termini di memoria, di grafica e sonoro. Non si sapeva, ma nell’agosto del 1982 nei negozi USA di elettrodomestici, sarebbe cominciata la vendita dell’home computer più popolare della storia: il Commodore 64!
Infatti il Commodore 64 è diventato un oggetto la cui fama ha valicato i confini del mondo nerd, degli amanti del vintage e del retrocomputing, è un oggetto entrato nell’immaginario comune dei nati tra i fine 60 e i primi 90! Per chi avesse il cruccio di non avere ancora festeggiato i 40 anni del C64, può tirare un sospiro di sollievo sapendo che ha ancora tempo, se si considera che la data di vendita sugli scaffali italiani è del marzo 1983. Anche in Italia le vendite avvenivano tramite i negozi di elettrodomestici o di giocattoli, non esistendo ancora il settore merceologico dell’ informatica. Tutti i mesi di scarto del mercato italiano rispetto a quello USA erano giustificati dal fatto che nel 1983 non esisteva nemmeno il concetto di globalizzazione, basti pensare a chi andava e veniva dagli USA e ai racconti che facevano di tecnologie e stili di vita avanti di anni rispetto all’Italia.
Ciò che avvenne poi sono tante storie di bambini, ragazzi e adulti che hanno trascorso ore del proprio tempo in compagnia tra di loro e del C64, aspettando il caricamento del datassette tra una cassetta da edicola e l’altra, bruciandosi la retina con le strisce colorate del caricamento.
Passano 40 anni e veniamo ai giorni nostri: il commodore 64 non è morto, anzi, continua ad esistere sia nei ricordi, sia negli scaffali con emuli del computer di 40 anni fa in salsa moderna: non si interfacciano più a datassette, bensì a schede SD, non usano più il televisore a tubo catodico sul canale 35, bensì usano un cavo HDMI. Anche i giochi continuano ad uscire, ogni anno a decine, per non parlare della demoscene che spreme l’hardware del C64 con musica e grafica che lascia a bocca aperta. La comunità di appassionati è vivacissima: club di sviluppo, interfacce a periferiche moderne, sistemi operativi, BBS, documentari, podcast, interviste, pubblicazioni, associazioni e tantissimo materiale condiviso libero e gratuito. Tutto questo contribuisce a non fare apparire il nostro C64 come un vecchio computer finito, ma sentirlo vivo e utilizzabile nel presente.
La voglia di incontrarsi in presenza, con complicità della pausa natalizia, che ha permesso ai membri di Nerdone di organizzare un po’ di ferie, ha visto nascere una bella iniziativa: un bel compleanno per i quarant’anni del nostro amato Commodore 64. Purtroppo per impegni, motivi di salute e lontananza non tutti erano presenti, ma fortunatamente i mezzi telematici moderni hanno potuto avvicinare i lontani e gli ammalati…
Ecco un po’ di foto dei festeggiati e dei festeggianti:
La festa è cominciata nel pomeriggio, con una sorta di “amarcord”, quando ci si trovava a casa di amici per giocare insieme. A quei tempi si faceva merenda con panino alla nutella e coca cola, ora che siamo più grandicelli abbiamo pasteggiato a prosecco e panettone “gourmet”.
Nel DNA dei Nerdoni c’è la parte di laboratorio per cui sul banco sono passati anche vari malati, tra cui anche dei VIC20 intrusi. Abbiamo avuto anche il saluto del Righi e di Antonio: Ale guarisci presto! Ti vogliamo di nuovo in piedi! Antonino grazie per la tua simpatia e per esserti preso il tempo di collegarti e raccontarci il tuo lavoro sul A690 ed averci fatto fare un tour nel tuo appartamento/laboratorio milanese!
Un imbucato alla festa!
Ci saranno altri momenti per festeggiare altri protagonisti del passato, speriamo tutti insieme. Nel frattempo tutti i Nerdoni vi augurano un 2023 pieno di Pace e soddisfazioni. Alessandro, Andrea, Antonio, Demis, Enrico, Luca, Matteo, Vittorio
Che dire? O meglio, cosa scrivere? Questa è la prima volta per me su Nerdone.it! Non sono un vero esperto di Amiga ne un elettronico ne un informatico, faccio il cuoco e mosso da curiosità, seppur distruggendo ahimè tante cose, ho maturato qualche competenza, accumulato materiale (più come collezionista) al punto di riuscire, anche con po’ di fortuna, a realizzare un controller SCSI per il CDTV.
Complice un’amicizia comune, mi sono unito al gruppo Nerdone.it dopo Brusaporto retrocomputing 2019. Il gruppo, oltre alla passione comune per il retrocomputing, ha la missione di fare “memoria comune” delle scoperte fatte dagli appartenenti al gruppo ed eventualmente di documentarla su questo blog, oltre tutto il gruppo che è sempre un piacere incontrare in occasioni come Brusaporto, devo ringraziare Matteo Filippi, che non si è risparmiato nell’aiutarmi a scrivere questo articolo e consentirmi anche di presentarmi meglio.
Ho visto per la prima volta il CDTV in SMAU, presso lo stand Commodore, e ne sono stato colpito ed affascinato da subito,, ho poi atteso oltre 20 anni per averne uno! Il caso volle che lo stesso giorno in cui ne trovai uno in un mercatino, in una bancarella poco lontana mi accaparrai anche la sua tastiera nera, un bel colpo di fortuna, nei mercatini degli anni 2000 questi “miracoli” erano ancora possibili. Il CDTV non può essere definito un vero successo di vendite, (tipico degli alti e bassi di Commodore) ma rappresenta uno spettacolare tentativo di approccio al multimediale di massa: il suo design futuristico, il look nero totale, sono solo aspetti estetici a favore di un progetto non banale con caratteristiche assolutamente all’avanguardia per i tempi, in un design da tipico CD Audio da impianto HI-FI, include un magico AMIGA al suo interno, con supporto, CDROM, CD-G, mouse e controller di gioco senza fili, genlock dedicato, predisposizione SCSI, porte midi standard, Memory Card e virtualmente possibilità di aggiornamento firmware basato su tecnologia flash, un po’ come per i BIOS moderni e , tutto questo già nel 1991!
Vi racconto qualche curiosità circa il modulo “CDTV” A690, prima di parlare del suo nome, che di per se è già una curiosità. Questo dispositivo nasce in Commodore nei primi anni ’90, con l’idea di base di dare un supporto CD, e di conseguenza anche compatibilità ai giochi nati per CDTV, ai possessori di Amiga 500 e 500Plus. Il progetto non poteva assolutamente integrare tutte le specifiche del CDTV e d’altra parte non sarebbe stato necessario, perché tante caratteristiche erano già a bordo del A500. Gran parte delle caratteristiche sono state implementate attraverso l’emulazione: la maggior parte delle features emulate girano attraverso il chip XC2064-50 XILINX, che dotato della sua rom seriale, carica ed esegue il codice necessario a definire la base della dotazione necessaria, lo sviluppo si è poi dovuto orientare intorno alle extended rom CDTV, che non erano ottimizzate per funzionare con il Kickstart di Amiga 500Plus. Un altro problema che si presentava era che mentre tutti gli Amiga avevano a bordo un floppy disk drive sempre collegato, questo non valeva per il CDTV che lo prevedeva come opzionale esterno e sempre come primario DF0.
Una caratteristica in particolare venne realizzata in modo molto simile al CDTV, ovvero il salvataggio delle cosiddette “preferenze” che sul CDTV avviene su RAM costantemente alimentata. La situazione però era diversa sul A500, i progettisti previdero il suo parallelo inserendo nel A690 una batteria ricaricabile che alimentava la RAM anche quando tutto era spento ed archiviato nel cassetto. I conoscitori di Commodore o chi ha un minimo di esperienza in ambito retrocomputer, sta già cominciando a capire quali danni abbiano potuto subire questi dispositivi con le (maledette Varta) batterie interne.
. Frontale del modulo A690
Non è chiaro se Commodore scelse A690 come nome del prodotto in fase progettuale e poi fece marcia indietro, infatti poi il prodotto ufficiale uscì sul mercato come A570. Probabilmente in Commodore ci furono ripensamenti riguardo al numero “6”, siccome l’utenza e il mercato avrebbero erroneamente associato la numerazione derivata da A690 ad una periferica fatta per Amiga 600. Sembrerebbe che il modulo “A690” fosse inteso come sistema di sviluppo assegnato dal gruppo CATS, il Commodore Amiga Technical Support, ai produttori di software per CDTV. A dare supporto a questa ipotesi vi è la oggettiva rarità del pezzo, pochi esemplari sono noti e la versione delle ROM CDTV è la poco nota 2.0! La scheda, si presenta con le caratteristiche di un prototipo allo stadio finale, infatti alcune unità hanno apposto un piccolo adesivo rosso con la scritta “PROTO” attaccata alle consuete label sottostanti, la PCB presenta una certa quantità di modifiche di tipo rework, con troncature di piste e vari fili saldati, nonchè il chip enable della rom CDTV avviene tramite un filo volante. Anche la plastica del case è di tipo diverso da quella del prodotto finale (A570), nonchè alcuni fori di fissaggio della cover non si allineano alla piastra base, un ulteriore differenza è che l’unità definitiva dispone di un connettore di alimentazione dell ‘unità ottica orientato in verticale proprio per favorire l’inserimento delle schede di espansione previste dal progetto generale, ma mai commercialmente rese disponibili per il dispositivo. Riguardo alle batterie tampone, per fortuna Commodore, con l’uscita del prodotto definitivo, rivide il progetto di implementazione della ritenzione dati su RAM, sostituendola con delle eeprom, eliminando la batteria in via definitiva, si può dire che è stata una grande rogna in meno per tutti i collezionisti ed appassionati.
La storia di questo esemplare del misterioso A690 è un po’ la solita degli acquisti su ebay negli anni 2000: per chi ha vissuto le aste di quel periodo, alcune passavano veramente inosservate agli sguardi poco attenti dei più! Il dispositivo era in Francia, ed il venditore non spediva fuori dal proprio territorio nazionale, così chiesi ad un amico, uno Chef che lavorava e viveva a quel tempo in Corsica, che lo recuperò vincendolo per me. Il dispositivo era conservato in una località vicino al mare per cui mi giunse corroso anche dalla salsedine, una volta aperto ho potuto osservare tutta la corrosione causata dalla perdita della maledetta batteria !!
Finalmente in questi giorni ho potuto rimetterci mano ed ho dovuto lavorarci molto per recuperare le tante piste corrose, ho dissaldato lo zoccolo della eprom, poichè corroso, e ripristinato il connettore dei led frontali, distrutto anche quello dall’acido, controllato la eprom con l’apposito lettore, una pista in particolare mi aveva tratto in inganno, e fintanto che non la ho ripristinata il modulo non funzionava, una ripulita con alcool isopropilico e spazzolino e il modulo ha finalmente ripreso vita, con le prime prove ho potuto osservare che il led di attività CD era bruciato, cosi lo ho sostituito con uno quasi identico, ma ancora arancione, cui ho dovuto togliere circa un millimetro di spessore., vi sono diverse differenze tra le varie versioni delle ROM CDTV e sembra che partire dalle rom 2.0 il supporto CD-G sia stato rimosso, in effetti la lettura di un CD-G sul A690 e A570 comporta il reset ed il riavvio del sistema, farò certamente alcune ulteriori prove anche con diversi Kickstart, comunque mi sento veramente fortunato ad averlo ripristinato.
A690 TOP PCB
A690 PCB con dettaglio del rework sia di fabbrica che recente
A690 TOP PCB Dettaglio el connettore EXPANSION, i Segnali di questo connettore fanno capo al DMAC esattamente come nel CDTV
Postazione di prova amiga e primo avvio dell’unità.
Il Commodore 1901 è uno dei monitor più interessanti nella galassia di modelli prodotti dalla gloriosa casa statunitense. Il 1901 infatti possiede tutte le interfacce RGB e chroma/luma necessarie ai nostri amati 8 e 16 bit, offre una qualità di immagine dai neri profondi con il suo tubo catodico di provenienza THOMSON, ed infine esteticamente ha linee gradevoli e minimali, delicatamente raccordate, che ricordano gli AppleColor. Per queste ragioni, si può accoppiare, facendo “pendant”, ad un 64G passando dai 128 in tutte le sue varianti, fino ad arrivare anche alle sorellone a 16 bit Amiga.
Oltre a quanto detto sopra, il 1901 essendo progettato dalla francese THOMSON, nasconde al suo interno una particolarità, ovvero ha tutta la logica e l’elettronica per offrire un RGB analogico tramite SCART (per chi non lo sapesse, la SCART è uno standard europeo di origine francese). Questa peculiarità non è nemmeno tanto segreta, valutando che sul retro nella zona del pannello con tutte porte RGBi (DB9) e gli RCA per il chroma/luma fa capolino la sagoma di una porta SCART. Attenzione però a non cadere nell’errore di acquistare un THOMSON CM36512 per Atari ST. I due monitor hanno lo stesso identico case e la stessa mainboard, ma quello marchiato THOMSON (sullo sportello frontale e sull’etichetta del retro) non possiede la daughterboard per la gestione del segnale RGB analogico, mentre quello marchiato Commodore, ha le potenzialità per aggiungere la SCART. Sono certo di questa affermazione, infatti avendoli visti entrambi con i miei occhi posso confermare che i due monitor pur avendo la stessa base di partenza, sono diversi. Le informazioni sul web sono errate, in certi post di reddit, riguardo all’aggiunta della SCART viene detto che i due monitor sono equivalenti, ma non è così.
Commodore 1901THOMSON CM36512
Al mercatino di Marzaglia del settembre 2022, un esemplare di 1901 faceva bella mostra di se su un banco nella zona prato. Il sole era già vicino all’azimuth e nessun avventore aveva ancora sborsato la somma per trovargli un posto in un meglio ombreggiato bagagliaio… almeno fino a quando non è passato il nostro Enrico! Dopo una breve contrattazione con Tom, venditore conosciuto e grande appassionato di retrocosi, il monitor aveva trovato una nuova casa.
Per chi non conoscesse Enrico, detto Nevio, deve sapere che una sua caratteristica è quella di essere spiccatamente caparbio, peculiarità che proietta anche nel collezionismo e lo porta a raggiungere gli obiettivi che si pone, mobilitando tutte le risorse che sono necessarie. Il suo obiettivo per questo 1901 era quello di farlo tornare come quando era uscito dalla fabbrica nel lontano autunno del 1985, ma specialmente, voleva la SCART!
La situazione che si presentava era quella di un monitor tutto sommato funzionante ma con tanti piccoli difettucci, che diventavano enormi magagne inaccettabili agli occhi del nostro “Nevio”. Andiamo a capire quali sono!
Pulsante di accensione in modalità stuzzicadente
chi non è di “primo pelo” conosce fin troppo bene il problema di quel particolare pulsante di accensione montato su tantissimi modelli dei nostri display C=, per cui si utilizzano i più svariati spessori (stuzzicadenti, plettri, monetine, foglietti piegati, ecc. ecc.) per mantenere in posizione ON il pulsante principale di accensione, impedendo al meccanismo di riposizionarsi su OFF.
Giallone che più giallone non si può
Le plastiche avevano perso l’elegante doppio colore grigio virando sgradevolmente verso il giallo. Sappiamo che esistono due scuole di pensiero sull’estetica, chi sostiene che devono rimanere così com’è per testimoniare l’età e il vissuto di 30/40 anni, chi sostiene che il retrobright se esiste, vada usato. Vedremo che si può percorrere anche la “terza via”.
Sportellino, questo sconosciuto
Lo sportellino non c’era proprio, e nell’economia dell’estetica, la presenza o la sua assenza gioca una parte fondamentale.
Muuuuuto
Il suono, se vogliamo trovare un difetto, è MONO, non suonava, neanche un gracchio, nemmeno un bump, era muto.
Gli elettrolitici
Qua i filosofi del restauro potrebbero dibattere per mesi. Recappare per prevenire guasti che prima o poi avverranno o lasciare così, siccome funziona e si riparerà dopo? Il nostro Nevio è della scuola “finchè hai le mani in pasta, bisogna recappare come se non ci fosse un domani”. Per Nevio vale la massima: dopo che l’ho sistemato, non lo voglio più riaprire per altri 30 anni.
La SCART
Questo aspetto più che un difetto è una miglioria. Come già accennato, il 1901 possiede tutta la logica elettronica per maneggiare il segnale RGBi e per trasformarlo in RGB analogico tramite una sorta di daughter board saldata su uno slot della mainboard. La domanda che vorrei fare ai progettisti di questo monitor è la seguente: perché mettere tutta la componentistica, con conseguente aumento dei costi di produzione, per poi non saldare l’ultimo componente, ovvero la porta SCART femmina? Lettori, fateci sapere la vostra opinione dei commenti. Qualche spiegazione ho provato a darmela, ovvero la SCART è uno standard che interessava solo certi mercati, specie quello europeo, mentre negli altri paesi non si usava. Oppure si sono resi conto di uno shortage del componente scart femmina, molto particolare e fuori standard, più avanti capirete perché.
IL CANTIERE
Nevio da caparbio Project Manager, o Capo Cantiere che dir si voglia, ha appaltato i lavori ai nerdoni dotati di maggiori capacità manuali ed anche a “contoterzisti specializzati”. Queste fasi di recupero ve le dovete immaginare come la trasmissione “Affari a 4 ruote” (Wheeler dealers) che danno su DMax in cui Ed China è interpretato da Matte, mentre Mike Brewer è interpretato da Nevio, e poi i vari esperti che cambiano puntata per puntata. Tranne che alla fine il monitor non lo rivende, ma se lo tiene!
FASE 1 – LA SCART
Nevio ingaggia Matte con la seguente consegna: «Ho visto che un tale su internet ha messo la SCART sul 1901, sapevo che si poteva fare e il monitor l’ho preso anche per questo, se c’è riuscito lui, possiamo riuscirci anche noi nerdoni. Ecco un sacchetto di porte SCART femmina. Potresti metterla sul mio? Però ocio!» Così Matte (il sottoscritto) apre il cassone, individua la parte dove saldare la porta e si rende conto che le porte fornite sono sbagliate, ovvero i contatti piegati a L dovrebbero piegare a 180° dall’altro lato. Inoltre per effettuare la saldatura bisogna dissaldare una piastra tenuta ancorata alla massa della mainboard con 6 enormi saldature e un mare di stagno.
Qualquadra non cosa! La porta SCART ha gli 11 contatti in basso mentre le 11 saldature fanno fatte in alto… mmm…
Dopo aver scandagliato eBay, aliexpress, RS components, Mouser e Farnell, di scart flippate di 180 non se ne trovano, al mondo non le fa più nessuno. L’unica soluzione quindi è stata armarsi di pazienza e piegare i 21 singoli piedini dall’altra parte per poi fissarli con colla a caldo alla plastica del connettore, e così è stato, vedere la foto per credere. Per dissaldare il piastrone di metallo è servita la cosiddetta “calma e gesso”. E anche una buona stazione dissaldante. Una volta ottenuto lo spazio, saldare i 21 piedini del connettore SCART unico al mondo è stata una passeggiata.
Anche l’audio muto è stata una riparazione semplice, si trattava di uno dei due cavi che andavano allo speaker troncato di netto. Cosa stranissima. Con un punto di stagno ed un po’ di termorestringente la cosa si è risolta.
Restava lo sportellino mancante. Con somma fortuna su thingiverse un buon uomo aveva già pubblicato il modello 3d da stampare per sistemare la mancanza. Con la mia fida Artillery Genius ho giocato al mm per riuscire far stare in diagonale l’enorme sportellone frontale. Missione compiuta!
Al termine della fase 1 il risultato era quello di avere un monitor con sportellino stampato in 3d, un audio funzionante, ma specialmente una SCART in più sul retro!!!
FASE 2 – PREVENZIONE e PULIZIA
La seconda fase ha riguardato l’estetica e la prevenzione dei guasti. Il monitor, dopo essere ritornato nelle mani del proprietario, ha visto uno smontaggio completo dello chassis di plastica dall’elettronica (scheda + tubo catodico). Sulle plastiche si è provato un pesante retrobright senza successo. Probabilmente il sole non spingeva a sufficienza la formula collaudata che in casi precedenti aveva dato successo.
Da questi tentativi si è scelta la terza via, ovvero la verniciatura. Il buon Nevio quindi ha radunato tutti i pezzi e prendendo come riferimento cromatico l’interno delle plastiche, le immagini sul web e certi forum dove si parlava di tinte colore, ha identificato i colori giusti (il monitor infatti è bi-color) e si è fiondato dal suo carrozziere di fiducia. Vi dirò che quando ho visto il lavoro finito dal vero non credevo ai miei occhi per quanto fosse venuto bene, una qualità e fedeltà all’originale sbalorditiva, inoltre così non scolorisce più!
Lo sportellino stampato in PLA nel 2023 era perfettamente armonizzato con le plastiche del 1985 ma mancava la scritta serigrafata “Commodore 1901” sul frontale, per cui Enrico, dopo aver contattato una tipografia del Modenese, aveva una decina di adesivi fondo trasparente, colore nero, della misura perfetta e del font perfetto rispetto all’originale.
Nel frattempo, specialmente per ottimizzare i tempi ma anche perché io (Matte) non sono molto a favore dei recap alla cdc, l’elettronica era sul banco di un vecchio esperto di CRT a Vignola per un recap completo ed una taratura dei colori e della geometria dell’immagine.
FASE 3 – LA RESA DEI CONTI
Sono seguiti il riassemblaggio e i test. Tutto era rinnovato e lucidato, ma era smontato sul tavolo della tavernetta di Nevio. Così una sera, dotati di guantini bianchi da assemblaggio, abbiamo letteralmente rimesso insieme i pezzi. Il risultato più soddisfacente è che tutti i pezzi hanno ritrovato il loro posto, fino all’ultima vite! Infine con un bel C128 ed un amiga 600 siamo passati al collaudo che ha dato esito positivo al primo colpo su tutte le porte. C’è stato qualche siparietto comico, come quando abbiamo acceso e non andava nulla, con conseguente attimo di panico, salvo poi accorgersi di non aver acceso l’interruttore della ciabatta multipresa.
FASE 4 – Saluti e fine tuning
Dopo la serata di collaudo, il monitor è stato spostato al suo posto nel Nevio’s lair. Dopo qualche sera arriva, sulla chat dei Nerdoni, il messaggio allarmato che documentava un comportamento anomalo sul segnale RGBi a 80 colonne del C128D. Sembrava che il segnale video diventasse stabile solo dopo aver “scaldato” i componenti. Da freddo invece serviva qualche minuto per ottenere un’immagine stabile. Dopo attento studio degli schemi elettrici e scambio di impressioni online emerge che bisognava agire su un trimmer PL02 malefico, sulla mainboard per fare tuning del vsync. la complessità era che la taratura andava fatta a monitor acceso sfilando la mainboard per raggiungere il PL02 abbastanza “infognato”. Nevio, armato di cacciavite isolato e di “calma e gesso”, facendo un enorme sforzo per uscire dalla propria comfort zone, procedeva ad agire sul trimmer risolvendo il problema di sincronia verticale. Seguirono grandi pacche sulle spalle e abbracci “virtuali” (siccome eravamo ognuno a casa propria!).
Se volete vedere altri grandi classici dell’informatica rimessi a posto dai Nerdoni, tornate a trovarci su Affari a 8 bit!
Non è un segreto che noi Nerdoni siamo dei fan sfegatati di Brusaporto Retrocomputing e non nascondiamo che l’aver saltato l’edizione 2020 ci ha addolorati come il vedere un tir di commodore boxati andare al macero…
Uno slogan essenziale, ma carico di significato
In attesa di ripartire, in questi due anni di chiusura forzata abbiamo lavorato nei nostri laboratori, garage, cucine, cantine, mansarde, per riportare al loro splendore originale le nostre macchine. Abbiamo parlato a tutti della nostra passione, abbiamo salvato dall’oblio o peggio, dalla distruzione, tanti esemplari, belli e brutti, rari e comuni, senza fare distinzioni.
Dai primi di settembre 2021, con la certezza che il mitico Daniele Lena & Co. (santi subito) avevano avviato la macchina organizzativa, eravamo con i nostri browser preferiti sul sito http://www.brusaretro.it/, facendo costantemente CTRL+F5 per vedere apparire la form delle iscrizioni, fino a quando, un giorno:
Nico, come un falco, arriva prima di tutti…
Subito ci assicuriamo di prenotare e comunicare il nome degli espositori e le macchine coinvolte. Daniele ci risponde con molta disponibilità e la cosa è fatta.
Il nostro augurio è di incontrarvi dal vivo per potervi mostrare le nostre macchine e per scambiare due chiacchiere sulla nostra passione, ma come si sa, non tutti potranno essere presenti fisicamente. Vogliamo presentare in questo post, come in una mostra virtuale, ciò che esporremo a Brusaporto Retrocomputing 2021.
Commodore CBM 8032-SK
Se la tira perché sa di essere bello…
E’ difficile trovare parole originali ed inedite per questo computer fantastico, siccome tante ne sono già state spese. Ogni sua curva è da accarezzare col dorso della mano, un vero e proprio pezzo di design. Proprio questo design è avvolto da aneddoti mitici che riguardano Porsche Design, Ira Velinsky ed il marketing Commodore. Di queste curiosità e di altre ne parleremo a Brusaporto… a proposito… sapete per cosa sta SK?
VIC 1001 (tastiera PET style)
(Immagine di repertorio fonte: www.vic-20.it)
La versione “nippona” che fece da apripista al VIC-20 “nostrano”. Come non ricordare la famosa frase coniata da Jack Tramiel per aggredire (è proprio il caso di dirlo) il mercato giapponese: “I giapponesi stanno arrivando, quindi dobbiamo diventare giapponesi”. Tramiel si riferiva al fatto che l’invasione di home computer giapponesi a basso costo si sarebbe diffusa inesorabilmente, per cui invece di contrastare questo trend, Commodore avrebbe dovuto cavalcarlo con una proposta propria ancora più aggressiva in termini di prezzo e di soluzione tecnica.
EDS C64
Plastikonen indistruttibilen tetesken!
Probabilmente dopo un’oktober fest finita male, i tedeschi di EDS ebbero l’idea di progettare un case “aftermarket” che contenesse un intero sistema Commodore 64 + 2 drive 1541 + 1 datassette 1530. La tastiera originale portata fuori risultava minuscola rispetto al resto, per cui ci aggiunsero un comodo tastierino esadecimale, per non farsi mancare niente. Perchè poi accontentarsi di un banalissimo kernal originale, quando con un deviatore ne potevi avere quattro? Nacque quindi questo panzer teutonico da 30Kg, sgraziato, enorme, al quale serve una scrivania apposita, ma che è diventato uno dei sacri graal del collezionismo Commodore. Altra cosa banale: è bellissimo. (Sconsigliato per chi soffre di ernia al disco)
Commodore SX-64 Executive Computer
(fonte wikipedia.it)
Un altro pezzo “da 90” della Commodore, lo sterminatore delle diottrie, la gioia degli oculisti, ma a COLORI!!! Portarlo con il suo maniglione rassicura e ricorda costantemente il peso di essere Executive! Un grande incentivo a venire a Brusaporto: quello che vedrete in mostra ha delle peculiarità tecniche ed estetiche che lo rendono UNICO. Non potete mancare. Piccolo spoiler: dual drive, ma non solo. (Avvertenze: da utilizzare esclusivamente a bordo piscina con camicia sbottonata su abbondante petto villoso)
Commodore C128DCR
Amichevolmente chiamato dai Nerdoni “il computer dello zio ricco” il C128D in versione CR era pensato per i parenti un po’ meno abbienti. Mancava di un case plasticoso con maniglione e porta tastiera e per portarlo ti dovevi organizzare in autonomia… ma hey! Ti portavi appresso 5 computer in 1, e potevi “spistolare” con il CP/M comodamente dalla tua cameretta… Venite a BrusaRetro e vedrete un 128DCR con montato un Basic 8, se non è una chicca questa!
Commodore Amiga 1000
siamo stanchi delle foto da rivista, eccovene una in azione!
Tutti sappiamo quanti errori ha fatto Commodore nella sua storia, ma se dobbiamo citare uno dei maggiori successi a livello di scelte imprenditoriali della suddetta, beh… l’essersi tenuta il progetto Amiga rientra nella Top 3. Se n’è uscita sul mercato con la più bella delle “amighe”, con un computer che offriva prestazioni e delle features che la concorrenza avrebbe raggiunto solo anni dopo. Ci sembrava doveroso portare il migliore, anzi, la Migliore, a Brusaporto.
Commodore Amiga A500 (pimpata)
Questo esemplare farà storcere il naso ai “fighetti” puritani del retrobright/boxato/mint/rare/comenuovo.
Ma è unico perché:
E’ sempre aperta (notare il femminile), cioè le viti sotto non ci sono!
Ha un adesivo apple che non c’entra un caxxo ma sicuramente il suo padrone (Andre!!!), sedicenne all’epoca, pensava che fosse fichissimo
Prima di essere di Andre, era di Batman (o almeno di Alfred)
Ha la scritta Amiga rifatta in nero indelebile e penna Bic e quindi va più forte
Ridi ridi sotto al cofano e sulla sx ha due “chicchine” niente male
Potesse raccontare quello che ha visto e fatto…
E’ a suo agio a fare 3D… si avete capito bene, modellazione 3d su Amiga 500
Commodore Amiga 500 New Art Limited Edition
fonte internet
Vedrete dal vivo queste due Amighe speciali, dal discutibile design teutonico primi anni 90. Belle come una Golf 2 GTI verde metallizzata con gli adesivi fluo sulle fiancate e impianto stereo Blaupunkt. Design by Stefanie Tucking, famosa deejay radio e televisiva tedesca che purtroppo è venuta a mancare improvvisamente il 1° dicembre 2018. Questi modelli particolari solleticheranno le sinapsi dei collezionisti di serie limitate. Non mancate a Brusaporto per vederle e farvi un selfie insieme!
Commodore Amiga 2000 (pimpata)
a suo agio in mostra, ammicca furbescamente con i suoi 1024 colori
Alla Commodore dopo essersi resi conto di avere fatto una cosa bellissima (A1000), hanno pensato che dovevano progettare anche qualcosa “di sostanza”. Un computer espandibile, indistruttibile ma economico, quindi decisero di mettere un gioiello di motherboard in un cassone da assemblato taiwanese. Quando si suol dire: “è brutta fuori, ma è bella dentro”. Siccome siamo in vena di modi di dire, sull’aria di “ogni scarrafone è bell’a mamma soja”, Luca ci porta il suo A2000 aka “cassone” della sua adolescenza piuttosto pimpato (cose tipo Picasso, GVP 68030, Guru ROM, bla bla bla) con tutto il materiale con il quale faceva 3D insieme al compare Andrea di cui sopra. Vedrete cose che voi umani…
Bene! la rassegna virtuale ed un po’ scherzosa delle cose che porteremo è finita. Non vediamo l’ora di incontrarvi a Brusaporto Retrocomputing 2021!
Questa cosa della PETSCII art mi sta prendendo la mano. Ho voluto tentare qualcosa di semplice ma efficace, per cui mi sono dilettato nella creazione in PETSCII di alcune famose illusioni ottiche. In futuro poi lo scopo sarà quello di assemblare i diversi PRG in uno slideshow, nel frattempo godeteveli singolarmente!