Della serie “Meglio tardi che mai”: una breve cronaca di Bologna Nerd Show 2023!

Come si deduce dal titolo, il nostro obiettivo per questo blog non è tanto di pubblicare contenuti di attualità, piuttosto di fare memoria dei bei momenti trascorsi tra di noi, nei nostri laboratori e specialmente degli eventi ai quali decidiamo di partecipare.

Questo post può servire anche da trait d’union tra la nostra ultima presenza a Brusaporto Retrocomputing 2023 e il prossimo Bologna Nerd Show 2024 che si terrà il 17 e 18 Febbraio 2024.

In questo modo rivivremo e condivideremo l’aria, anzi l’humus primordiale, che si respira a questo tipo di eventi “mainstream”, senza per forza dover dare a questo aggettivo inglese una connotazione negativa. Mainstream significa “di massa”, e l’universo Nerd è rappresentato in tutte le sue sfaccettature dagli eventi “Nerd Show”, “…Con” eccetera, diffusi in tutta Italia. D’altro canto servono strutture e organizzazioni che necessariamente devono oltrepassare l’organizzazione amatoriale di appassionati, come possono essere eventi più di nicchia, per poter accogliere appassionati di ogni genere “Nerdoso”, dai comics, al cosplay, ai lego, al modellismo e ai gadget, ai giochi da tavolo/GdR, fino ad arrivare al gaming ed infine al retro computing.

Non erano forse gli home computer e le console da TV pensati “for the masses, not for the classes”? Non c’è nulla di più “mainstream” di un Commodore 64, o non è così?!

Come gruppo ci piace pensare ad un tema diverso da portare ad ogni esposizione, una sorta di filo rosso che collega tra di loro i calcolatori esposti.

Allo scorso Nerd Show portammo una serie di pezzi, tutti monomarca Commodore, per ogni computer avevamo deciso di mostrare in parallelo l’evoluzione dello stesso gioco, che ora passiamo a mostrare tramite gallery fotografica.

Noterete un notevole passaggio dagli 8 bit ai 16. Il passaggio da C64 ad Amiga non fu solo legato ai bit indirizzabili, ma piuttosto ad un salto avanti epocale, un quantum leap 😉 dell’intero chipset. La famiglia 264 invece rispetto al C64 ha i colori superiori grazie al TED ed un audio scarsino a causa… del TED!

Ed ora passiamo ai giochi, giudicate voi!

ARKANOID

TETRIS

CHOPLIFTER

IMPOSSIBLE MISSION

BARBARIAN

BOMB JACK

COMMANDO

ED INFINE…

Le due giornate di esposizione sono trascorse rapide, in due giornate mi sono permesso mezzo giro per andare a pranzare e nient’altro! Peccato! Perché passando tra i padiglioni mi sono reso conto di quanto ci sia da vedere, e capisco perché sia un evento così frequentato! Vi salutiamo con un po’ di foto assortite dei nostri computer, dei visitatori che ci sono venuti a trovare.

Ringraziamo RetroCampus per averci accolti nel loro stand, a Carlo Santagostino per aver pensato a noi, ci siamo divertiti a scambiarci storie e aneddoti sui nostri beneamati computer marci, anche con Claudio (burlone), Antonio, Fabrizio, Davide e Roberto (e sicuramente dimentico qualcuno).

Ad ogni bambino che ha dedicato un po’ di tempo a giocare con una vecchia cariatide informatica, ad ogni papà che ha versato una lacrimuccia nostalgica spiegando al proprio pargolo che ai sui tempi…, ad ogni appassionato al quale abbiamo riacceso la fiamma del retrocomputing, a questi lasciamo un messaggio: arrivederci a Bologna Nerd Show 2024, quale sarà il tema quest’anno?

Brusaporto Retrocomputing 2023, Just a Perfect Day: intervista a Enrico Sartori

Vogliamo pubblicare una intervista al nostro amico Enrico Sartori, anche lui appassionato di retrogaming e retrocomputing, che quest’anno ha partecipato ed esposto al suo primo Brusaporto Retrocomputing in qualità di “Nerdone per un giorno”.

Matteo (nerdone.it): Un saluto e grazie di essere qui a rispondere alle nostre domande, siamo curiosi di sentire la tua “prima volta” a BrusaRetro.

Enrico: grazie a voi per la disponibilità, essere “Nerdone per un giorno” per me è un onore, vista la mia ignoranza in materia elettronica ed informatica. La passione per queste fantastiche macchine però è la stessa.

Matteo: Volendo descrivere questa giornata con uno slogan come la intitoleresti?

Enrico: Brusaporto 2023 – Just a perfect day

Matteo: ah ok, tradisci la tua altra grande passione, ovvero la musica rock che diffondi con progetti molto interessanti nelle scuole con la tua band Flexus!

Enrico: in realtà il mio primo approccio alla musica è stato con il Soundtracker su Amiga, quindi il computer è stata per me la chiave d’accesso per quella che poi è diventata la mia professione.

Matteo: Ma torniamo a noi, fammi un po’ di cronaca…

Enrico: Sveglia alle 5:00, ritrovo alle 5:40 al casello di Carpi, il primo insospettabile si dimentica a letto (nota di Matteo: avevo messo la sveglia ma non l’avevo attivata) ma partiamo ed arriviamo puntuali alle 8:00.

Lo staff è già operativo e ci accoglie da grandi amici, sorprendendoci con l’assegnazione di ben 6 tavoli (!!!) per le nostre esposizioni.

La passione degli standisti è palpabile: riproduzioni fedelissime, rarità, hackings estremi e progetti vecchi e nuovi per mantenere in vita le nostre amate retromacchine…

Matteo: Ok, per essere la prima volta stai andando molto bene…

Enrico: Poter parlare “face to face” con i massimi esperti a livello nazionale per me è stato impagabile, così come raccogliere  testimonianze delle “vecchie guardie” che hanno visto nascere l’era dei computers ed hanno vissuto a pieno la golden age anni ’80 e ’90.
Lo è stato altrettanto vedere gente emozionarsi davanti ad un Vectrex e sorprendersi perché ci puoi giocare anche col guitar hero … ed i più piccoli divertirsi come matti tra console e computer con quel brillo negli occhi per quei giochi che ci avevano fatto battere il cuore alla stessa età.
Certo, ogni tanto passa anche qualche logorroico che ti racconta tutta la sua vita informatica … ma lo perdoniamo perchè mosso dalla stessa passione … e perchè probabilmente finalmente si trova in mezzo a tanti amici che sanno condividerla.

Matteo: cosa ti ha impressionato maggiormente delle cose esposte?

Enrico: La macchina che personalmente mi ha emozionato di più è stata lo Sharp X68000, sogno di tutti noi teenagers anni ’90 in cerca dell’arcade perfect ma irrealizzabile perchè mai commercializzato in Europa. Anche l’Amiga più performante restava comunque un passo indietro e poterci mettere mano nella configurazione più completa (monitor, impianto audio ed adattatori joy 6 pulsanti) è stato un sogno. Se vinco 2.000 euro al gratta e vinci ci faccio un pensiero … 😀
Anche connettersi in BBS da terminale ADM-3A del ‘79 e giocare a Pong con una riproduzione fedele della brown box del 1968 è stato notevole.

Matteo: Concordo! L’X68000 era un pezzo di spicco tra quelli esposti, tu invece che feedback hai avuto dei pezzi che esponevi?

Enrico: Delle mie due macchine esposte, ovvero Macintosh SE/30 ed MB Vectrex, quella più gettonata è stata quest’ultima, soprattutto nella configurazione con Asteroids ed il joy imitazione arcade originale.
Il fascino primordiale del vettoriale puro è ancora magnetico a 40 anni di distanza.

Matteo: Hai aneddoti divertenti della giornata, da raccontarci?

Enrico: Ne avrei tanti, ad esempio un tizio sui cinquanta è letteralmente impazzito di fronte al Vectrex con Asteroids: “quante 100 lire ci ho messo al bar da monello … adesso non te lo mollo più ! “.
Ed in effetti ha monopolizzato la postazione per almeno mezz’ora con gli occhi spiritati!!!
Simpatici anche i diversi episodi in cui il babbo fa sedere il figlio e poi con la scusa di insegnargli i comandi si fa prendere dalla scimmia e continua a giocare in piedi col pargolo fra le braccia che lo guarda stupito in attesa che gli smolli il joystick … da sit com americana!
Ho sudato freddo quando l’ SE/30 ha ridotto la schermata ad una striscia verticale… ma fortunatamente lasciato qualche minuto spento si è ripreso. Era solo un acciacco … erano decenni che non restava acceso tante ore consecutive.

Matteo: Che ricordi ti ha lasciato Brusaporto Retrocomputing 2023?

Enrico: é stata una giornata tutta d’un fiato che vorresti non finisse mai, soprattutto per i tanti amici che abitano lontano e che per una volta riesci ad abbracciare di persona. Ma giunge al termine e tu peschi dal banco dei regali (tutte donazioni spontanee dei partecipanti) un souvenir per chi non é potuto esserci.
Come prima volta è stata una bellissima esperienza, spero di riuscire a partecipare anche alle prossime edizioni.

Matteo: Grazie Enrico per la tua testimonianza e grazie per la tua presenza a BrusaRetro!

Enrico: Grazie di cuore ai Nerdoni che mi hanno accettato come aggregato nella loro prestigiosa confraternita … spero di poter essere “Nerdone per un giorno” anche a Brusa 2024 😀

Le macchine esposte da Enrico:

Macintosh SE/30 con Bluescsi

MB Vectrex con controllers originali, controller custom e controller Asteroids Arcade Replica.

Vecmulti multicart, Vecvox sintetizzatore vocale audio, tutti i 23 overlays originali e Debris Revisited boxato, rarissimo gioco con grafica raster su questa macchina vettoriale.

Brusaporto Retrocomputing 2023, l’invasione dei Nerdoni

Anche quest’anno il collettivo nerdone era presente a Brusaporto Retrocomputing 2023 come espositore con addirittura sei tavoli e 20 macchine!
Essendo l’espositore con più tavoli della manifestazione, abbiamo esagerato? Forse si, ma anche no… quando Daniele mi ha comunicato che poteva soddisfare tutte le nostre richieste di spazio mi sono domandato se saremmo riusciti ad essere all’altezza di così tanta fiducia.
Arrivati al momento della disposizione, abbiamo capito che lo spazio era appena sufficiente, e che tutte quelle macchine accese, reggevano la scena più che dignitosamente!
Mettetevi comodi, ecco cosa abbiamo mostrato agli appassionati giunti da ogni dove a BrusaRetro 2023!

AMIGA 2000 con BlueSCSI V2

Ormai l’Amiga 2000 di Luca è una superstar: seppur già esposta in più occasioni, suscita sempre molto interesse.
Stavolta è stata apprezzata da Luigi “The Lost C” su youtube (https://youtu.be/bupGWqg-KYY) ed è presente in diverse gallery di chi ha partecipato.
Quest’anno era equipaggiata con una BlueSCSI V2 appena sfornata dal nostro Alessandro. La novità del progetto BlueSCSI in questa seconda incarnazione, oltre alla sorprendente velocità, sta nella sua ottima compatibilità con architetture AMIGA e non solo: basti pensare alle SUN, alle SGI e a tutti i computer di fascia alta che usavano dischi meccanici SCSI 50 pin che oggi, più che mai, tendono a “morire” come mosche.
Questa interessante scheda era in bella mostra sotto ad un guscio in plexiglass che permetteva ai curiosi di vedere al suo interno l’A2000 pompata e di ammirare il transfer rate a quota 3.6 MB al secondo… mica bruscolini.
Nel frattempo, scorrevano vecchie pubblicità della Commodore anni 80, foto delle locandine di Brusaporto Retrocomputing, divertenti video di MVVblog / Luk74 Channel ed altri video musicali e non, alcuni dei quali addirittura a 30 fps in HAM, della serie: facciamo vedere di che pasta è fatta questa macchina!
Come già scritto, l’Amiga 2000 trova la sua massima bellezza nella scheda madre farcita di schede d’espansione che, ahinoi, sono normalmente imprigionate in un anonimo “cassone” metallico. Il lucente plexiglass ha finalmente dato la possibilità di svelare l’interno ai visitatori, che hanno apprezzato e fotografato: ad esempio, Davide Gatti “Survival Hacking” si è soffermato con Luca e, come ben sappiamo dai suoi video, adora sempre indagare com’è fatto e funziona tutto ciò che fa rima con elettronica.

Amiga 500 PiStorm con digitalizzatore Videon III

Per il nostro Andrea, poter utilizzare Lightwave, Sculpt Animate 4D, Imagine 2.0 con tempi di rendering decenti, giustifica il “compromesso” d’installare sulla propria A500 un PiStorm.
L’adottare il PiStorm su Amiga raccoglie pareri discordanti: infatti, c’è chi ama espandere le proprie macchine solo con schede dell’epoca ritenendo PiStorm un “barare”, c’è chi invece apprezza le novità e ama testarle.
Grazie a BrusaRetro abbiamo conosciuto appassionati che hanno fatto della grafica su Amiga una professione, sfociata poi su altre piattaforme.
Ed infine, quest’anno completava la postazione anche un digitalizzatore Videon III dell’epoca che acquisiva e digitalizzava su Amiga (riga per riga) l’immagine acquisita da una macchina fotografica reflex con uscita analogica.

AMIGA 1200 black edition & pimped

Sobrietà e stile per questa A1200 con case nero custom, keycaps di un CDTV e tanta potenza sotto al cofano: OS 3.9, 2Mb chip RAM, 128 Mb fast RAM, ROM Kickstart 3.1.4, Disco Compact flash da 32Gb, FlickerFixer Indivision MK3 + uscita VGA, Blizzard Phase 5 modello 1230 MK IV @50MHz + FPU.
E’ stato un piacere prestarci come beta tester per le demo dei videogame che sta sviluppando Fabrizio Radica!

Quadra 700 con Roland SC-50

Al giorno d’oggi la multimedialità è data per scontata, ma nel 1991 non era così, con le VGA, i floppy e gli hard disk da 40Mb. Sentire suonare un midi con un sequencer midi Roland SC-50 “come fossero strumenti veri”, è davvero stupefacente. Un esempio? Avete ascoltato il midi di DOOM con una Roland?
Il Quadra in esposizione era aggiornato con BlueSCSI v2 che conteneva un volume per il boot ed uno per i dati e le immagini dei programmi e giochi. La dimostrazione principale riguardava le avventure grafiche della Sierra che sfruttavano il general midi ed in particolare gli strumenti dì Roland SC-50 e SC-55.
Era collegata anche una Roland sc-88st pro con 16 tracce che erano utilizzate per ascoltare le musiche di Final Fantasy VII.

Macintosh SE/30 con BlueSCSI

La BlueSCSI ha la praticità di avere una schedina SD sulla quale c’è l’immagine del disco. Cambiare interi dischi diventa semplice come swappare una schedina di memoria o come copiarci sopra dei file. L’SE/30 era il più veloce ed espandibile della serie senza perdere la caratteristica di portabilità, grazie al monitor compatto a 9″. dotato di coprocessore matematico, poteva essere dotato di HDD, floppy superdrive da 3.5, porte ADB, seriale, SCSI esterno. Supportava la grafica a colori con monitor esterno.

I portatili degli anni 80

L’obiettivo era quello di mostrare in ordine cronologico l’evoluzione dei computer progettati per lavorare in mobilità. Si parla di mobilità perché negli 80 la corsa all’evoluzione ha visto nascere i trasportabili (detti luggable), i portatili (laptop), i palmari (handheld). Insomma, negli 80, come cantava Baglioni, “tra la California e il Giappone c’è chi inventerà il futuro” ed i computer esposti volevano mostrare proprio questo.
Partendo dall’Osborne, il primo trasportabile, fino ad arrivare al primo palmare IBM compatibile, l’Atari Portolio (PC Folio), abbiamo voluto mostrare le diverse filosofie di lavoro in mobilità.
Segue una carrellata degli esemplari che abbiamo esposto, quattordici in tutto.

Vectrex

Il Vectrex, grazie alla sua originalità, vanta un’elevata schiera di ammiratori, e così è stato anche a Brusaporto. Se ci aggiungiamo anche che continuano ad uscire giochi sviluppati dalla stessa comunità di appassionati, e che questi sono visibili su hardware originale solo in occasioni limitate come BrusaRetro, allora capiamo perché alla postazione c’era sempre qualcuno alle prese con questa splendida console.
Essendo un sistema compatto all-in-one, col suo display 9×11″, ha il primato di console “portabile”. Aveva degli “overlay” trasparenti decorati a tema per ogni gioco che fanno tutt’ora sbavare i collezionisti. Fu il primo sistema ad offrire una periferica 3D.

Ed ora un po’ di Brusaporto Retrocomputing 2023

Come sempre, saluti e ringraziamenti

Un grazie ed un saluto ad Enrico Sartori, “nerdone per un giorno”, per aver partecipato all’esposizione con le sue macchine. Un saluto a Camillo, a Carlo Piacentini che ci hanno omaggiati della loro presenza al ristorante dove, per la precisione, dopo accurato interrogatorio alla malcapitata cameriera da parte di Nevio, non fanno la pizza a pranzo, nemmeno una di straforo per lui, proprio no, anche se Nevio l’anno scorso sostiene che gliela fecero, e comunque, anche la pinsa romana è molto buona.
All’organizzazione di Brusasporto Retrocomputing, il comune, Daniele Lena, Manuel Manenti, Beppe Frigerio e tutta la banda che li ha aiutati e sostenuti.
A tutti gli amici ed espositori, Cristiano “Dr Slump” Rosandini, Fabrizio “Fabbroz” Radica, i dirimpettai di Retrocampus (Claudio Parmigiani, Francesco Sblendorio, Nico Avanzi, Giuliano Palladini, Carlo Santagostino, Roberto Tomaiuolo), Antonio Bonanno di Retròcity, quei matti di Gerundo Retrogaming, Davide Morgana, Paolo Borzini, Eleonora Sayaka Chialva, Alessandro “xadhoom” Bolgia, e tutti gli altri che non ho esplicitamente citato, dei quali abbiamo apprezzato ogni singola macchina esposta ma con i quali magari non siamo riusciti a scambiare due parole.
A chi ha partecipato, specialmente! Grazie per i racconti, anche semplicemente gli sguardi, i sorrisi.
Un arrivederci al prossimo anno da Alessandro, Andrea, Antonio, Demis, Enrico, Luca e Matteo

Un’avventura ti fa imparare (SFD 1001 quasi da zero)

Quello che proverò a raccontarvi non è la storia di una semplice riparazione, piuttosto sarà il resoconto di una vera e propria avventura. (Ancora una volta l’amico Matteo mi ha aiutato nell’edit generale di questo contributo).

Cosa c’entra l’avventura con i computer e con le tipiche attività da Nerd? In effetti c’entra relativamente poco, ma spero di aver acceso la vostra curiosità e di trattenervi nel leggere questa storia.
Enrico, un caro amico Nerdone, con il quale abbiamo accomodato e moddato diversi computer Commodore, un bel giorno mi telefona e mi chiede un parere circa un acquisto: si trattava di un Disk Drive SFD 1001, un’unità di memoria di massa IEEE488, che nel già nel 1982 era in grado di formattare un floppy standard in modo da poter salvare un MegaByte!!! di dati, si tratta di una unità relativamente rara, che rappresenta la versione single drive del più noto Commodore dual disk drive 8250LP.

Erano chiaramente unità ad uso professionale, ma già al tempo erano disponibili diverse interfacce per collegare questo drive anche al C64. Enrico mi dice che il drive gli interessa, troviamo disponibili su eBay scheda madre e case senza meccanica che avevano bisogno con ogni probabilità di lavoro.

Come accennato, il drive oggetto delle sue attenzioni era privo della parte meccanica, si trattava quindi di un case SFD1001 con alimentatore a 110V e di una scheda madre “moddata” con la modifica tipicamente nota come “8250MINI”, destinata ad un computer serie PET con disk drive duale integrato. Gli comunico la mia opinione sul fatto che si tratti di un’unità interessante, e che passo dopo passo, saremmo riusciti a trovare la componentistica per completarlo. Ottimisticamente gli rispondo in modo istintivo: “sarà una bella avventura”. Gli confermo che, secondo me, l’acquisto è da fare, garantendo la mia disponibilità ad aiutarlo, anche solo per la curiosità tecnica di mettere le mani dentro ad hardware così scarsamente diffuso.

Comincia quindi la ricerca dei pezzi mancanti, trovando in rete la disponibilità di un primo pezzo, ovvero un modulo “aftermarket” che sostituiva una scheda figlia utile a rimpiazzare un raro 6530 con un più comune 6532, necessario al funzionamento generale. Successivamente, finalmente in possesso della scheda madre, verificavamo che era stata massicciamente “cannibalizzata”: mancavano diversi diodi specifici, l’integrato di amplificazione di testina di R/W, una resistenza, inoltre un trimmer era praticamente “esploso”. Riassumendo, la scheda madre era messa veramente male, la cosa più semplice da sistemare erano i connettori di alimentazione e la conversione dell’alimentatore interno per funzionare a 220V.

Vista la strada in salita, serviva pianificare questa vera e propria avventura in passaggi successivi per non rimanerci in mezzo! La nostra strategia ricostruttiva era stata quella di fare ripartire il drive, usando una mia meccanica come metro di conferma del funzionamento completo della main. Mese dopo mese, dopo esserci scontrati con i problemi più disparati, ci siamo arrivati: avevamo la conferma che, con l’unità meccanica originale, il drive formattava e leggeva correttamente! Era giunto dunque il momento di cercare la meccanica da inserire nel drive, ma, come reperire una meccanica così rara senza svenarsi, o almeno spendendo il giusto? Con un po’ di superficialità e forte della memoria di aver visto meccaniche di disk drive per PC molto rassomiglianti a quella dell’SFD, ho proposto al mio amico Enrico di “moddare” una meccanica standard per PC.

Ripieghiamo ancora sulla vasta offerta di ebay e troviamo la prima unità che ci sembrava rassomigliante e, che, secondo noi, doveva essere compatibile: si trattava di una Shugart 455 che abbiamo “portato a casa”. Analizzata la scheda di bordo ed isolata la parte meccanica il nostro entusiasmo era veramente a palla, non ci sembrava vero di aver quasi finito, così iniziamo a predisporre la meccanica pc per farla funzionare sulla main SFD.

Studiando un po’ la situazione, sembra che quello che resta da fare sia “solo” allungare i cavi disponibili per portarli ai terminali giusti tipicamente presenti nei disk drive come ad esempio led write enable, servo motore, stepper di testina, led index, modulo di traccia 0 e il comune led frontale di attività. Il drive era predisposto per effettuare un set della velocità del servo affinché girasse alla velocità di 300RPM come effettivamente previsto per l’originale SFD, inoltre il servomotore di queste unità ha spesso i condensatori in perdita, così provvediamo a sostituirli. Enrico tramite un altro suo contatto, passa le quote di parti in plastica ormai “cotte” (quel processo di cristallizzazione che porta le plastiche originali a spezzarsi facilmente) per la loro replica in stampa 3D, un alberino che agisce con una camma tenendo il floppy verso il basso, che è direttamente posto sulla leva di chiusura del drive e che con gli anni si usura in modo irreversibile.
Colleghiamo finalmente la meccanica alla main e tramite il C64 impartiamo i comandi che ci sembrano più razionali per vedere il comportamento, ripieghiamo su un format, con il solito comando OPEN al canale 15 dei drive CBM, “n0:new,11”, e il drive comincia a formattare, la gioia è immensa: il drive risponde e la testina percorre con i suoi tempi tutta la superficie del floppy, rimanendo però ferma… Il drive non conclude la formattazione… ad ogni modo proviamo a leggere la directory del floppy, e con nostra sorpresa almeno abbiamo una directory, purtroppo non coerente con lo standard che è molto “pasticciata”. Ci sembra nel complesso un risultato pazzesco! Facciamo altre prove e cerchiamo di leggere dischetti formattati con questo standard, il drive legge perfettamente tutti i dischi, facciamo tutta una serie di prove e dal canto nostro l’avventura ci sembrava finita in quanto, considerando lo sfalsamento, imputiamo la colpa ad un disallineamento della testina, visti i pesanti rimaneggiamenti ed età generale dell’unità.

Chiediamo assistenza tecnica ad un amico di Enrico e dobbiamo spedirgli il drive per degli approfondimenti. Dopo qualche mese, purtroppo, ci dice che non riesce a capire il problema e il drive ritorna a casa mia.

Approfondiamo ulteriormente e ci rendiamo conto che il drive di cui abbiamo sfruttato la meccanica è un drive da 96TPI, mentre il drive nativo dell’SFD è da 100TPI, e ci rivolgiamo ancora ad eBay.

Il nuovo drive giunge a casa mia, si tratta di una unità PC “Panasonic 595H” in quanto le poche info in rete ci avevano confermato che è da 100TPI, meglio noto come “quad density” (QD). Per telefono aggiorno Enrico (infatti l’avventura è avvenuta tra Milano e Modena, a volte incontrandosi fisicamente, a volte confrontandosi a distanza). Comincio ad eseguire la modifica dei fili, rimuovendo la logica di bordo, seguo lo stesso modus operandi della modifica effettuata con la meccanica precedente, quando proprio sul più bello, mi accorgo che c’è un problema che mi fa scendere il morale dalle stelle alle stalle: il drive dispone di un motore stepper che presenta solo quattro fili contro i sei della meccanica originale (e di quella precedente)!

Il panico! Serve fare un bel respirone, mantenere la calma, e ritornare a studiare: ci documentiamo ancora e impariamo che esistono diversi tipi di motori stepper, unipolari e bipolari, Enrico, da Modena, viene a casa mia a Milano e si ragiona assieme, osservo che se il drive era pilotato dalla sua scheda con interfaccia per PC di bordo, la soluzione poteva essere trovata sopra a quella scheda! Enrico confida su di me e rientra verso Modena, io, mosso da un nuovo entusiasmo, ricavo il circuito integrato di controllo dello stepper e ne scarico il data sheet e me lo guardo. Mi rendo conto che posso realizzare un bridge che reinterpreta la sequenza degli step, tra le uscite di controllo logico dello stepper a bordo della scheda madre dell’SFD, iniettandoli corretti e adattati per motori bipolari nel chip oggetto della nostra indagine.

U11 74LS14

Mi rimetto al lavoro sul PC, con il soft Eagle, CAD per circuiti elettronici e PCB di cui ho comprato la licenza tanti anni fa, ed incomincio a disegnare lo schema necessario (per fortuna i segnali sono pochi) e graficamente tutto è più razionale e meno astratto. Studio con attenzione lo schema originale Commodore del disk drive SFD1001 e credo di riuscire ad intercettare dove inserirmi, così effettuo la realizzazione del bridge, usando uno zoccolino e dei fili volanti.
Faccio alcune prove, perché non so bene come interpretare i segnali, quello che so è che come in altri drive, la sequenza di step esce da una porta utilizzando due linee I/O di circuito tipo un MOS6522. In questo caso è lo stesso comportamento ma lo stepper ha l’esigenza di una specifica sequenza per muoversi in entrambe le direzioni siccome il motore stepper originale è di tipo unipolare a 6 fili. Controllo e trovo le linee SOA, SOB, MT /ON che si dirigono verso l’integrato 11E, che inverte i segnali… questa mi sembra essere la zona giusta.

Collego tutto ed accendo, impartisco i soliti comandi al C64, in modo da forzare il drive a muovere la testina. I segnali di base mi sembravano corretti, fintanto che mi rendo conto che è necessario portare anche un segnale di ENABLE, collego il terzo filo nell’unico punto che mi sembra razionale e ragionevole per il segnale MT/ON, e sento e vedo il motore che comincia a muoversi! Per prudenza non avevo attaccato la testina, per evitare guasti ad un componente così delicato a fronte di comportamento imprevisto del bridge. Controllo ancora, impartisco dei semplici LOAD, la testina si muove!

La meccanica di questo drive è costruita con una tecnologia simile a quella della meccanica originale, ma essendo questo drive più moderno risulta molto più veloce e silenzioso nello spostare la testina.

Spengo tutto, attacco il connettore della testina, e video registro con il cellulare, sono ottimista, riaccendo anche il C64 e premo il RETURN al comando “OPEN 1,8,15, “n0:test sfd,xx”, il drive si muove correttamente, il mio bridge funziona pilotando perfettamente il motore stepper, anche tutto il resto sembra corretto. Tutto sta procedendo bene ma bisogna aspettare la fine della formattazione per festeggiare… il drive è quasi alla fine del tempo necessario a formattare, e con mia sorpresa ed entusiasmo, il led di attività si spegne senza riportare errori!!! Urlo: “Ha formattato!! Enrico! Ha FORMATTATOOO!”

Passa qualche settimana e dopo la consegna del drive, purtroppo si presentano degli altri problemi! Recupero il drive da Modena, si ragiona assieme per quanto possibile, visti gli impegni di ciascuno e ancora una volta supponiamo problemi di varia natura alla testina, come disallineamento, o problemi di sovra-pilotaggio viste le impedenze al limite delle tolleranze previste. Riesco addirittura a trovare un disco “cosiddetto” marginato appositamente per i floppy da 100tpi, ormai rari come diamanti. Purtroppo le procedure di allineamento di un floppy a doppia faccia, vanno troppo oltre le nostre competenze, in più il service manual non riporta i test point per procedere e “cercare” il famoso “occhio del gatto” sull’oscilloscopio. Eravamo arenati, passano un bel po’ di mesi e una sera ho pensato che tanto valeva correre qualche rischio… eravamo fermi da troppo tempo e comunque con le mani legate, così ho disconnesso la testina dalla puleggia, e la ho cambiata con una recuperata da una terza unità nel frattempo scaramanticamente procurata, ovvero una Panasonic JU-455.

Ricollego tutto e infine faccio le solite prove: il drive ha formattato al primo colpo con una soddisfazione enorme! Una curiosità che porta ulteriore sorpresa e soddisfazione è stata quella di provare il perfomance test originale di questa unità e di scoprire che il drive con questo stepper è più veloce e silenzioso dell’originale. Analizzando il programma Basic del performance test, si evince che il codice analizza il tempo necessario per finire i test e, visto che il drive con questa modifica finisce un po’ prima, restituisce un errore che nulla ha a che fare con la conclusione positiva di ogni comando, infatti nessuna segnalazione è presente sul canale di errore e risulta in stato corretto anche la variabile ST, che è di sistema sul C64 per indicare condizioni di errore verso gli I/O.

Questa avventura oggi riassunta in questo “breve” articolo è durata circa tre anni, tra studio, comprensione e tempo per reperire i componenti di cui avevamo bisogno, ma ci siamo arrivati in fondo e l’avventura si è conclusa con la presentazione del drive a Brusaporto Retrocomputing 2022 con spiegazione dello schema ed esposizione “scarenata” dell’esemplare del drive.

Io ho provveduto a posizionare il bridge su una area vuota della scheda main SFD e predisposto i connettori stepper per bypassare il connettore originale, il bridge infatti è trasparente ed è ancora possibile connettere una unità originale, la main dell’ SFD dispone di posizioni DIL vuote, previste da Commodore durante la progettazione e sono l’ideale per questa modifica.

Spero di non avervi annoiato e che questa idea e l’avventura che ne è conseguita sia di ispirazione o che possa essere utile a chiunque abbia l’esigenza di sostituire una meccanica di questo tipo di drive, ma anche che possa essere di incoraggiamento per chi si trovasse di fronte ad un’impresa all’apparenza insuperabile: non datevi per vinti!

Bridge installato sulla pcb della main SFD 1001 i fili colorati vanno direttamente allo Stepper che è pilotato a 12V

DISK DRIVE A CONFORNTO E SCHEMA ELETTRICO DELLA MODIFICA BASATA SU IC HA13421

Canolo Game Mania Seventh Edition

Domenica 16 Aprile 2023 si è tenuto il Canolo Game Mania, ormai giunto alla settima edizione. Il bilancio in termini di partecipazione e di qualità è stato più che positivo, rilevando un aumento delle presenze, specialmente nella mattinata e confermando che la qualità nei pezzi esposti premia e lascia i visitatori soddisfatti.

Ringraziamo Monia che come organizzatrice ha orchestrato, dietro alle fila con discrezione, le forze e le disponibilità del collettivo CCR2, bilanciando le diverse anime del gruppo, quella creativa, quella ludica e quella nerd, ottenendo un mix che ha lasciato tutti soddisfatti.

Come Nerdoni abbiamo accolto volentieri l’invito di portare il nostro contributo a questo evento targato CCR2, collettivo con il quale siamo più che amici. Quando Vittorio ci apre le porte della Polisportiva Canolese ci sentiamo come in famiglia, complice anche il pranzo della domenica, apparecchiato nel campo da bocce!

Dopo i ringraziamenti d’obbligo e non per questo meno sentiti, sarete curiosi di sapere che cosa c’era in mostra… passiamo a vederlo!

L’angolo delle invenzioni

Il tema del Riuso creativo è molto sentito per cui quest’anno si è deciso di dedicare una parte di esposizione a questo argomento e i pezzi interessanti non sono mancati. Hanno suscitato molto interesse essendo pezzi unici realizzati e progettati per l’occasione.

I 40 anni del C64 in Italia

Ok, sappiamo già che qualcuno potrebbe dire che sono 41, ma non stiamo “a spaccà er capello”. Salvo smentite, il C64 venne presentato in Italia, spento sotto una teca, allo SMAU del 1982 e comparì negli scaffali nel marzo 1983 (fonte Wikipedia).

Da quel momento si susseguirono tante varianti , comunque tra loro tutte compatibili. Abbiamo voluto esporre una buona rappresentanza delle versioni più comuni in ordine cronologico.

Ma partiamo da quello che c’era prima di arrivare al C64:

Poi venne il C64 che sconvolse il mercato dell’home computer:

l’Angolo del Riparatore

Ogni anno non mancano le riparazioni al volo! Grazie ad Alle che ci ha portato un po’ di clinica mobile! Quest’anno abbiamo eseguito i seguenti interventi:

  • Monitor 1084S con porta DB9 completamente scassata, sotto lo sguardo vigile di Vito (grande riparatore di CRT) e Gianguido (il proprietario).
  • Amiga A501 salvata dalla terribile VARTA
  • Amiga 500 testata e funzionante, nonostante sembrasse caduta dal quinto piano.
  • Commodore 16 guasto. La diagnosi ha evidenziato problemi all’alimentatore, si spera sia solo quello
  • Apple Macintosh Plus della Monia tagliandato: upgrade RAM, diodo terminatore per futura installazione del bluescsi
  • Diagnosi di possibili problemi su diversi C64

LAN Party: fragga tu che fraggo anch’io

Un altro bellissimo esempio di come si possono riciclare e valorizzare pezzi di hardware ritenuti obsoleti l’ha avuta Diego.

Per chi non lo sapesse Quake è un videogioco sparatutto in prima persona, sviluppato dalla id Software e pubblicato nel 1996. Grazie alla sua reale tecnologia 3D e al gameplay veloce e frenetico, Quake ha rivoluzionato il mondo dei giochi FPS.

Inoltre, Quake ha introdotto molte novità nei LAN party. Grazie all’implementazione di un sistema di matchmaking online, i giocatori potevano sfidarsi anche a distanza, ampliando enormemente il network di partecipanti. Inoltre, Quake ha introdotto la possibilità di personalizzare i modelli di gioco e i personaggi, creando una vera e propria cultura di modding e skinning. Grazie a queste innovazioni, Quake si è rapidamente affermato come uno dei giochi più amati dal mondo dei videogiocatori e ha contribuito a definire un nuovo paradigma di multiplayer online.

Diego quindi ha preso dei portatili definiti datati e li ha configurati come postazioni da gioco collegati in rete per giocare a Quake, tutto rigorosamente a costo zero, ci ho giocato personalmente ed ho fraggato diversi ragazzini sedicenti giocatori di Fortnite, forse mi si è risvegliata la memoria muscolare del me sedicenne.

Amiga Corner anzi… Disc!

Abbiamo avuto il piacere di vedere il LaserDisc di Dragon’s Lair gestito da Amiga 2000, perfettamente giocabile con l’audio sparato a bomba e CRT gigante! Una postazione pimpatissima!

Inoltre su una poco appariscente A500 girava un motore di recentissima produzione. Il PiStorm è impressionante!

E infine, non meno importante

Segue una gallery di tutto il resto, avrei voluto intervistare tutti e chiedere un racconto della postazione che avevano pensato ma purtroppo il tempo è stato tiranno, la giornata è volata in un attimo, quindi godetevi la valanga di cose presenti:

Concludendo

La giornata è volata, ho parlato con tantissime persone che ci sono venuti a trovare e con tantissimi avrei voluto confrontarmi ma non ho fatto in tempo, e credo che sia stato così per tutti.

Oltre a Monia e Vittorio che ho già ringraziato un Hip Hip Urrà va anche alla cucina che ci ha sfamati magnificamente e al president Piergiorgio, che quatto quatto è sempre presente e vigila sui CCR2.

Vi lascio con qualche scena di vita di questa magnifica giornata:


SIETE TUTTI INVITATI A CANOLO GAME MANIA 2023

Anche quest’anno i Nerdoni saranno lieti di esporre a Canolo Game Mania, invitati dai “President” Piergiorgio e Monia, insieme a tutto il collettivo CCR2, col patrocinio della Polisportiva “La Canolese”.

L’esposizione Canolo Game Mania, giunta alla settima edizione è una perla di vera nerdaggine incastonata nel verde della pianura padana, trasuda retro-passione da tutti i pori, come la sugna che cola dai ciccioli quando sono sotto torchio.

Eccovi un’anteprima di che cosa ci sarà!

Buon 40° compleanno C64!

Quest’anno festeggeremo i 40 anni del Commodore 64, il computer che tutt’ora detiene il record come computer più venduto in assoluto, essendo stato prodotto per 11 anni.

Ha fatto il suo ingresso nelle case e nelle camerette di diversi bambini/adolescenti/ragazzi scatenando la passione per l’informatica ed il videogame. Riverdere esposti tutti i modelli (o quasi) insieme potrebbe scatenare un effetto nostalgia dalle conseguenze imprevedibili.

Lan Party di una volta

Un tavolo sarà a disposizione dei visitatori per giocare a Quake in lan party, come a fine ’90 quando si facevano le notti portandosi dietro CRT e tower a casa dell’amico con la tavernetta e lo switch linksys. Pronti a farvi headshootare?

Retrogaming

Ci sarà la possibilità di cimentarsi con giochi 80 e 90 in real hardware! Niente retropie o pandora, solo ferro utentico. Oltre ai grandi classici saranno presenti chicche da non dare per scontato. Laserdisc vi dice nulla? Vectrex? NeoGeo? PS1 cable link? Mecojoni?

Riuso

Non può mancare la R di CCR2, ovvero il Riuso. Uno dei principi filosofici dei CCR2 e di ridare dignità all’hardware obsoleto, trovandogli nuovi usi per non farlo finire nell’oblio o peggio ancora in discarica. Vedrete delle belle idee di riuso che Frankestein levati proprio!

L’angolo del piccolo riparatore

Come dei “retro-umarells” i CCR2 si alterneranno al banco di riparazione, tra multimetro, saldatore ed oscilloscopio per dire la loro sui pezzi di hardware da riparare. Riusciranno i nostri eroi?

Altro? Altro!

A parte che non ho mai capito perchè si dica “Altro” per NON volere altro, ma in Emilia va così… Io “Altro” lo voglio usare nel senso affermativo per dirvi che ci sarà ancora altro: action figures, installazioni artistiche, area scambio, effetti speciali, perchè noi siamo scienza e anche fantascienza. L'”Altro” più importante però sarete voi che vorrete partecipare, visitare la nostra esposizione annuale, conoscerci e scambiare due parole da veri appassionati!

Vi aspettiamo Domenica 16 aprile a Canolo(RE)!

C64ranta party!

Si può intuire dal titolo, ed era nell’aria da un po’ di settimane. Non si poteva rimandare ulteriormente: il C64 compiva 40 anni, ed entrava a pieno titolo negli “anta”, era necessario festeggiare un compleanno così importante!
Commodore dopo il successo del VIC20, che entrò nelle case degli italiani nei primi anni ’80 volle replicare il successo con una macchina che ripercorreva la stessa filosofia del VIC20, ovvero un computer dentro alla tastiera che si collegava alla televisione, ma che offriva più potenza in termini di memoria, di grafica e sonoro.
Non si sapeva, ma nell’agosto del 1982 nei negozi USA di elettrodomestici, sarebbe cominciata la vendita dell’home computer più popolare della storia: il Commodore 64!

Infatti il Commodore 64 è diventato un oggetto la cui fama ha valicato i confini del mondo nerd, degli amanti del vintage e del retrocomputing, è un oggetto entrato nell’immaginario comune dei nati tra i fine 60 e i primi 90!
Per chi avesse il cruccio di non avere ancora festeggiato i 40 anni del C64, può tirare un sospiro di sollievo sapendo che ha ancora tempo, se si considera che la data di vendita sugli scaffali italiani è del marzo 1983. Anche in Italia le vendite avvenivano tramite i negozi di elettrodomestici o di giocattoli, non esistendo ancora il settore merceologico dell’ informatica.
Tutti i mesi di scarto del mercato italiano rispetto a quello USA erano giustificati dal fatto che nel 1983 non esisteva nemmeno il concetto di globalizzazione, basti pensare a chi andava e veniva dagli USA e ai racconti che facevano di tecnologie e stili di vita avanti di anni rispetto all’Italia.

Ciò che avvenne poi sono tante storie di bambini, ragazzi e adulti che hanno trascorso ore del proprio tempo in compagnia tra di loro e del C64, aspettando il caricamento del datassette tra una cassetta da edicola e l’altra, bruciandosi la retina con le strisce colorate del caricamento.

Passano 40 anni e veniamo ai giorni nostri: il commodore 64 non è morto, anzi, continua ad esistere sia nei ricordi, sia negli scaffali con emuli del computer di 40 anni fa in salsa moderna: non si interfacciano più a datassette, bensì a schede SD, non usano più il televisore a tubo catodico sul canale 35, bensì usano un cavo HDMI. Anche i giochi continuano ad uscire, ogni anno a decine, per non parlare della demoscene che spreme l’hardware del C64 con musica e grafica che lascia a bocca aperta.
La comunità di appassionati è vivacissima: club di sviluppo, interfacce a periferiche moderne, sistemi operativi, BBS, documentari, podcast, interviste, pubblicazioni, associazioni e tantissimo materiale condiviso libero e gratuito. Tutto questo contribuisce a non fare apparire il nostro C64 come un vecchio computer finito, ma sentirlo vivo e utilizzabile nel presente.

La voglia di incontrarsi in presenza, con complicità della pausa natalizia, che ha permesso ai membri di Nerdone di organizzare un po’ di ferie, ha visto nascere una bella iniziativa: un bel compleanno per i quarant’anni del nostro amato Commodore 64. Purtroppo per impegni, motivi di salute e lontananza non tutti erano presenti, ma fortunatamente i mezzi telematici moderni hanno potuto avvicinare i lontani e gli ammalati…

Ecco un po’ di foto dei festeggiati e dei festeggianti:

La festa è cominciata nel pomeriggio, con una sorta di “amarcord”, quando ci si trovava a casa di amici per giocare insieme. A quei tempi si faceva merenda con panino alla nutella e coca cola, ora che siamo più grandicelli abbiamo pasteggiato a prosecco e panettone “gourmet”.

Nel DNA dei Nerdoni c’è la parte di laboratorio per cui sul banco sono passati anche vari malati, tra cui anche dei VIC20 intrusi.
Abbiamo avuto anche il saluto del Righi e di Antonio: Ale guarisci presto! Ti vogliamo di nuovo in piedi! Antonino grazie per la tua simpatia e per esserti preso il tempo di collegarti e raccontarci il tuo lavoro sul A690 ed averci fatto fare un tour nel tuo appartamento/laboratorio milanese!

Ci saranno altri momenti per festeggiare altri protagonisti del passato, speriamo tutti insieme. Nel frattempo tutti i Nerdoni vi augurano un 2023 pieno di Pace e soddisfazioni.
Alessandro, Andrea, Antonio, Demis, Enrico, Luca, Matteo, Vittorio

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Modulo A690: un “pezzo da anni 90”!

Che dire? O meglio, cosa scrivere? Questa è la prima volta per me su Nerdone.it! Non sono un vero esperto di Amiga ne un elettronico ne un informatico, faccio il cuoco e mosso da curiosità, seppur distruggendo ahimè tante cose, ho maturato qualche competenza, accumulato materiale (più come collezionista) al punto di riuscire, anche con po’ di fortuna, a realizzare un controller SCSI per il CDTV.

Complice un’amicizia comune, mi sono unito al gruppo Nerdone.it dopo Brusaporto retrocomputing 2019. Il gruppo, oltre alla passione comune per il retrocomputing, ha la missione di fare “memoria comune” delle scoperte fatte dagli appartenenti al gruppo ed eventualmente di documentarla su questo blog, oltre tutto il gruppo che è sempre un piacere incontrare in occasioni come Brusaporto, devo ringraziare Matteo Filippi, che non si è risparmiato nell’aiutarmi a scrivere questo articolo e consentirmi anche di presentarmi meglio.

Ho visto per la prima volta il CDTV in SMAU, presso lo stand Commodore, e ne sono stato colpito ed affascinato da subito,, ho poi atteso oltre 20 anni per averne uno! Il caso volle che lo stesso giorno in cui ne trovai uno in un mercatino, in una bancarella poco lontana mi accaparrai anche la sua tastiera nera, un bel colpo di fortuna, nei mercatini degli anni 2000 questi “miracoli” erano ancora possibili.
Il CDTV non può essere definito un vero successo di vendite, (tipico degli alti e bassi di Commodore) ma rappresenta uno spettacolare tentativo di approccio al multimediale di massa: il suo design futuristico, il look nero totale, sono solo aspetti estetici a favore di un progetto non banale con caratteristiche assolutamente all’avanguardia per i tempi, in un design da tipico CD Audio da impianto HI-FI, include un magico AMIGA al suo interno, con supporto, CDROM, CD-G, mouse e controller di gioco senza fili, genlock dedicato, predisposizione SCSI, porte midi standard, Memory Card e virtualmente possibilità di aggiornamento firmware basato su tecnologia flash, un po’ come per i BIOS moderni e , tutto questo già nel 1991!

Vi racconto qualche curiosità circa il modulo “CDTV” A690, prima di parlare del suo nome, che di per se è già una curiosità. Questo dispositivo nasce in Commodore nei primi anni ’90, con l’idea di base di dare un supporto CD, e di conseguenza anche compatibilità ai giochi nati per CDTV, ai possessori di Amiga 500 e 500Plus. Il progetto non poteva assolutamente integrare tutte le specifiche del CDTV e d’altra parte non sarebbe stato necessario, perché tante caratteristiche erano già a bordo del A500.
Gran parte delle caratteristiche sono state implementate attraverso l’emulazione: la maggior parte delle features emulate girano attraverso il chip XC2064-50 XILINX, che dotato della sua rom seriale, carica ed esegue il codice necessario a definire la base della dotazione necessaria, lo sviluppo si è poi dovuto orientare intorno alle extended rom CDTV, che non erano ottimizzate per funzionare con il Kickstart di Amiga 500Plus. Un altro problema che si presentava era che mentre tutti gli Amiga avevano a bordo un floppy disk drive sempre collegato, questo non valeva per il CDTV che lo prevedeva come opzionale esterno e sempre come primario DF0.

Una caratteristica in particolare venne realizzata in modo molto simile al CDTV, ovvero il salvataggio delle cosiddette “preferenze” che sul CDTV avviene su RAM costantemente alimentata. La situazione però era diversa sul A500, i progettisti previdero il suo parallelo inserendo nel A690 una batteria ricaricabile che alimentava la RAM anche quando tutto era spento ed archiviato nel cassetto. I conoscitori di Commodore o chi ha un minimo di esperienza in ambito retrocomputer, sta già cominciando a capire quali danni abbiano potuto subire questi dispositivi con le (maledette Varta) batterie interne.

. Frontale del modulo A690

Non è chiaro se Commodore scelse A690 come nome del prodotto in fase progettuale e poi fece marcia indietro, infatti poi il prodotto ufficiale uscì sul mercato come A570. Probabilmente in Commodore ci furono ripensamenti riguardo al numero “6”, siccome l’utenza e il mercato avrebbero erroneamente associato la numerazione derivata da A690 ad una periferica fatta per Amiga 600.
Sembrerebbe che il modulo “A690” fosse inteso come sistema di sviluppo assegnato dal gruppo CATS, il Commodore Amiga Technical Support, ai produttori di software per CDTV.
A dare supporto a questa ipotesi vi è la oggettiva rarità del pezzo, pochi esemplari sono noti e la versione delle ROM CDTV è la poco nota 2.0!
La scheda, si presenta con le caratteristiche di un prototipo allo stadio finale, infatti alcune unità hanno apposto un piccolo adesivo rosso con la scritta “PROTO” attaccata alle consuete label sottostanti, la PCB presenta una certa quantità di modifiche di tipo rework, con troncature di piste e vari fili saldati, nonchè il chip enable della rom CDTV avviene tramite un filo volante. Anche la plastica del case è di tipo diverso da quella del prodotto finale (A570), nonchè alcuni fori di fissaggio della cover non si allineano alla piastra base, un ulteriore differenza è che l’unità definitiva dispone di un connettore di alimentazione dell ‘unità ottica orientato in verticale proprio per favorire l’inserimento delle schede di espansione previste dal progetto generale, ma mai commercialmente rese disponibili per il dispositivo. Riguardo alle batterie tampone, per fortuna Commodore, con l’uscita del prodotto definitivo, rivide il progetto di implementazione della ritenzione dati su RAM, sostituendola con delle eeprom, eliminando la batteria in via definitiva, si può dire che è stata una grande rogna in meno per tutti i collezionisti ed appassionati.

La storia di questo esemplare del misterioso A690 è un po’ la solita degli acquisti su ebay negli anni 2000: per chi ha vissuto le aste di quel periodo, alcune passavano veramente inosservate agli sguardi poco attenti dei più! Il dispositivo era in Francia, ed il venditore non spediva fuori dal proprio territorio nazionale, così chiesi ad un amico, uno Chef che lavorava e viveva a quel tempo in Corsica, che lo recuperò vincendolo per me.
Il dispositivo era conservato in una località vicino al mare per cui mi giunse corroso anche dalla salsedine, una volta aperto ho potuto osservare tutta la corrosione causata dalla perdita della maledetta batteria !!

Finalmente in questi giorni ho potuto rimetterci mano ed ho dovuto lavorarci molto per recuperare le tante piste corrose, ho dissaldato lo zoccolo della eprom, poichè corroso, e ripristinato il connettore dei led frontali, distrutto anche quello dall’acido, controllato la eprom con l’apposito lettore, una pista in particolare mi aveva tratto in inganno, e fintanto che non la ho ripristinata il modulo non funzionava, una ripulita con alcool isopropilico e spazzolino e il modulo ha finalmente ripreso vita, con le prime prove ho potuto osservare che il led di attività CD era bruciato, cosi lo ho sostituito con uno quasi identico, ma ancora arancione, cui ho dovuto togliere circa un millimetro di spessore., vi sono diverse differenze tra le varie versioni delle ROM CDTV e sembra che partire dalle rom 2.0 il supporto CD-G sia stato rimosso, in effetti la lettura di un CD-G sul A690 e A570 comporta il reset ed il riavvio del sistema, farò certamente alcune ulteriori prove anche con diversi Kickstart, comunque mi sento veramente fortunato ad averlo ripristinato.

A690 TOP PCB

A690 PCB con dettaglio del rework sia di fabbrica che recente
A690 TOP PCB Dettaglio el connettore EXPANSION, i Segnali di questo connettore fanno capo al DMAC esattamente come nel CDTV
Postazione di prova amiga e primo avvio dell’unità.

Notare la firma delle ROM CDTV 2.0

Commodore 1901, SCART o non SCART? Questo è il dilemma! Storia di un restauro.

Il Commodore 1901 è uno dei monitor più interessanti nella galassia di modelli prodotti dalla gloriosa casa statunitense. Il 1901 infatti possiede tutte le interfacce RGB e chroma/luma necessarie ai nostri amati 8 e 16 bit, offre una qualità di immagine dai neri profondi con il suo tubo catodico di provenienza THOMSON, ed infine esteticamente ha linee gradevoli e minimali, delicatamente raccordate, che ricordano gli AppleColor.
Per queste ragioni, si può accoppiare, facendo “pendant”, ad un 64G passando dai 128 in tutte le sue varianti, fino ad arrivare anche alle sorellone a 16 bit Amiga.

Oltre a quanto detto sopra, il 1901 essendo progettato dalla francese THOMSON, nasconde al suo interno una particolarità, ovvero ha tutta la logica e l’elettronica per offrire un RGB analogico tramite SCART (per chi non lo sapesse, la SCART è uno standard europeo di origine francese). Questa peculiarità non è nemmeno tanto segreta, valutando che sul retro nella zona del pannello con tutte porte RGBi (DB9) e gli RCA per il chroma/luma fa capolino la sagoma di una porta SCART.
Attenzione però a non cadere nell’errore di acquistare un THOMSON CM36512 per Atari ST. I due monitor hanno lo stesso identico case e la stessa mainboard, ma quello marchiato THOMSON (sullo sportello frontale e sull’etichetta del retro) non possiede la daughterboard per la gestione del segnale RGB analogico, mentre quello marchiato Commodore, ha le potenzialità per aggiungere la SCART. Sono certo di questa affermazione, infatti avendoli visti entrambi con i miei occhi posso confermare che i due monitor pur avendo la stessa base di partenza, sono diversi. Le informazioni sul web sono errate, in certi post di reddit, riguardo all’aggiunta della SCART viene detto che i due monitor sono equivalenti, ma non è così.


Al mercatino di Marzaglia del settembre 2022, un esemplare di 1901 faceva bella mostra di se su un banco nella zona prato. Il sole era già vicino all’azimuth e nessun avventore aveva ancora sborsato la somma per trovargli un posto in un meglio ombreggiato bagagliaio… almeno fino a quando non è passato il nostro Enrico! Dopo una breve contrattazione con Tom, venditore conosciuto e grande appassionato di retrocosi, il monitor aveva trovato una nuova casa.

Per chi non conoscesse Enrico, detto Nevio, deve sapere che una sua caratteristica è quella di essere spiccatamente caparbio, peculiarità che proietta anche nel collezionismo e lo porta a raggiungere gli obiettivi che si pone, mobilitando tutte le risorse che sono necessarie.
Il suo obiettivo per questo 1901 era quello di farlo tornare come quando era uscito dalla fabbrica nel lontano autunno del 1985, ma specialmente, voleva la SCART!

La situazione che si presentava era quella di un monitor tutto sommato funzionante ma con tanti piccoli difettucci, che diventavano enormi magagne inaccettabili agli occhi del nostro “Nevio”. Andiamo a capire quali sono!

Pulsante di accensione in modalità stuzzicadente

chi non è di “primo pelo” conosce fin troppo bene il problema di quel particolare pulsante di accensione montato su tantissimi modelli dei nostri display C=, per cui si utilizzano i più svariati spessori (stuzzicadenti, plettri, monetine, foglietti piegati, ecc. ecc.) per mantenere in posizione ON il pulsante principale di accensione, impedendo al meccanismo di riposizionarsi su OFF.

Giallone che più giallone non si può

Le plastiche avevano perso l’elegante doppio colore grigio virando sgradevolmente verso il giallo. Sappiamo che esistono due scuole di pensiero sull’estetica, chi sostiene che devono rimanere così com’è per testimoniare l’età e il vissuto di 30/40 anni, chi sostiene che il retrobright se esiste, vada usato. Vedremo che si può percorrere anche la “terza via”.

Sportellino, questo sconosciuto

Lo sportellino non c’era proprio, e nell’economia dell’estetica, la presenza o la sua assenza gioca una parte fondamentale.

Muuuuuto

Il suono, se vogliamo trovare un difetto, è MONO, non suonava, neanche un gracchio, nemmeno un bump, era muto.

Gli elettrolitici

Qua i filosofi del restauro potrebbero dibattere per mesi. Recappare per prevenire guasti che prima o poi avverranno o lasciare così, siccome funziona e si riparerà dopo?
Il nostro Nevio è della scuola “finchè hai le mani in pasta, bisogna recappare come se non ci fosse un domani”. Per Nevio vale la massima: dopo che l’ho sistemato, non lo voglio più riaprire per altri 30 anni.

La SCART

Questo aspetto più che un difetto è una miglioria. Come già accennato, il 1901 possiede tutta la logica elettronica per maneggiare il segnale RGBi e per trasformarlo in RGB analogico tramite una sorta di daughter board saldata su uno slot della mainboard. La domanda che vorrei fare ai progettisti di questo monitor è la seguente: perché mettere tutta la componentistica, con conseguente aumento dei costi di produzione, per poi non saldare l’ultimo componente, ovvero la porta SCART femmina? Lettori, fateci sapere la vostra opinione dei commenti. Qualche spiegazione ho provato a darmela, ovvero la SCART è uno standard che interessava solo certi mercati, specie quello europeo, mentre negli altri paesi non si usava. Oppure si sono resi conto di uno shortage del componente scart femmina, molto particolare e fuori standard, più avanti capirete perché.

IL CANTIERE

Nevio da caparbio Project Manager, o Capo Cantiere che dir si voglia, ha appaltato i lavori ai nerdoni dotati di maggiori capacità manuali ed anche a “contoterzisti specializzati”. Queste fasi di recupero ve le dovete immaginare come la trasmissione “Affari a 4 ruote” (Wheeler dealers) che danno su DMax in cui Ed China è interpretato da Matte, mentre Mike Brewer è interpretato da Nevio, e poi i vari esperti che cambiano puntata per puntata. Tranne che alla fine il monitor non lo rivende, ma se lo tiene!

FASE 1 – LA SCART

Nevio ingaggia Matte con la seguente consegna: «Ho visto che un tale su internet ha messo la SCART sul 1901, sapevo che si poteva fare e il monitor l’ho preso anche per questo, se c’è riuscito lui, possiamo riuscirci anche noi nerdoni. Ecco un sacchetto di porte SCART femmina. Potresti metterla sul mio? Però ocio!»
Così Matte (il sottoscritto) apre il cassone, individua la parte dove saldare la porta e si rende conto che le porte fornite sono sbagliate, ovvero i contatti piegati a L dovrebbero piegare a 180° dall’altro lato. Inoltre per effettuare la saldatura bisogna dissaldare una piastra tenuta ancorata alla massa della mainboard con 6 enormi saldature e un mare di stagno.

Qualquadra non cosa! La porta SCART ha gli 11 contatti in basso mentre le 11 saldature fanno fatte in alto… mmm…


Dopo aver scandagliato eBay, aliexpress, RS components, Mouser e Farnell, di scart flippate di 180 non se ne trovano, al mondo non le fa più nessuno.
L’unica soluzione quindi è stata armarsi di pazienza e piegare i 21 singoli piedini dall’altra parte per poi fissarli con colla a caldo alla plastica del connettore, e così è stato, vedere la foto per credere.
Per dissaldare il piastrone di metallo è servita la cosiddetta “calma e gesso”. E anche una buona stazione dissaldante.
Una volta ottenuto lo spazio, saldare i 21 piedini del connettore SCART unico al mondo è stata una passeggiata.

Anche l’audio muto è stata una riparazione semplice, si trattava di uno dei due cavi che andavano allo speaker troncato di netto. Cosa stranissima. Con un punto di stagno ed un po’ di termorestringente la cosa si è risolta.

Restava lo sportellino mancante. Con somma fortuna su thingiverse un buon uomo aveva già pubblicato il modello 3d da stampare per sistemare la mancanza. Con la mia fida Artillery Genius ho giocato al mm per riuscire far stare in diagonale l’enorme sportellone frontale. Missione compiuta!

Al termine della fase 1 il risultato era quello di avere un monitor con sportellino stampato in 3d, un audio funzionante, ma specialmente una SCART in più sul retro!!!

FASE 2 – PREVENZIONE e PULIZIA

La seconda fase ha riguardato l’estetica e la prevenzione dei guasti.
Il monitor, dopo essere ritornato nelle mani del proprietario, ha visto uno smontaggio completo dello chassis di plastica dall’elettronica (scheda + tubo catodico). Sulle plastiche si è provato un pesante retrobright senza successo. Probabilmente il sole non spingeva a sufficienza la formula collaudata che in casi precedenti aveva dato successo.

Da questi tentativi si è scelta la terza via, ovvero la verniciatura. Il buon Nevio quindi ha radunato tutti i pezzi e prendendo come riferimento cromatico l’interno delle plastiche, le immagini sul web e certi forum dove si parlava di tinte colore, ha identificato i colori giusti (il monitor infatti è bi-color) e si è fiondato dal suo carrozziere di fiducia. Vi dirò che quando ho visto il lavoro finito dal vero non credevo ai miei occhi per quanto fosse venuto bene, una qualità e fedeltà all’originale sbalorditiva, inoltre così non scolorisce più!


Lo sportellino stampato in PLA nel 2023 era perfettamente armonizzato con le plastiche del 1985 ma mancava la scritta serigrafata “Commodore 1901” sul frontale, per cui Enrico, dopo aver contattato una tipografia del Modenese, aveva una decina di adesivi fondo trasparente, colore nero, della misura perfetta e del font perfetto rispetto all’originale.

Nel frattempo, specialmente per ottimizzare i tempi ma anche perché io (Matte) non sono molto a favore dei recap alla cdc, l’elettronica era sul banco di un vecchio esperto di CRT a Vignola per un recap completo ed una taratura dei colori e della geometria dell’immagine.

FASE 3 – LA RESA DEI CONTI

Sono seguiti il riassemblaggio e i test. Tutto era rinnovato e lucidato, ma era smontato sul tavolo della tavernetta di Nevio. Così una sera, dotati di guantini bianchi da assemblaggio, abbiamo letteralmente rimesso insieme i pezzi. Il risultato più soddisfacente è che tutti i pezzi hanno ritrovato il loro posto, fino all’ultima vite! Infine con un bel C128 ed un amiga 600 siamo passati al collaudo che ha dato esito positivo al primo colpo su tutte le porte. C’è stato qualche siparietto comico, come quando abbiamo acceso e non andava nulla, con conseguente attimo di panico, salvo poi accorgersi di non aver acceso l’interruttore della ciabatta multipresa.

FASE 4 – Saluti e fine tuning

Dopo la serata di collaudo, il monitor è stato spostato al suo posto nel Nevio’s lair. Dopo qualche sera arriva, sulla chat dei Nerdoni, il messaggio allarmato che documentava un comportamento anomalo sul segnale RGBi a 80 colonne del C128D. Sembrava che il segnale video diventasse stabile solo dopo aver “scaldato” i componenti. Da freddo invece serviva qualche minuto per ottenere un’immagine stabile. Dopo attento studio degli schemi elettrici e scambio di impressioni online emerge che bisognava agire su un trimmer PL02 malefico, sulla mainboard per fare tuning del vsync. la complessità era che la taratura andava fatta a monitor acceso sfilando la mainboard per raggiungere il PL02 abbastanza “infognato”. Nevio, armato di cacciavite isolato e di “calma e gesso”, facendo un enorme sforzo per uscire dalla propria comfort zone, procedeva ad agire sul trimmer risolvendo il problema di sincronia verticale. Seguirono grandi pacche sulle spalle e abbracci “virtuali” (siccome eravamo ognuno a casa propria!).

Se volete vedere altri grandi classici dell’informatica rimessi a posto dai Nerdoni, tornate a trovarci su Affari a 8 bit!

The Brusaporto Retrocomputing 2022 Chronicles

Narra la frase di presentazione del sito di BrusaRetro: “Brusaporto Retrocomputing, raduno per appassionati di storia informatica con libera esposizione di computer, console e videogiochi obsoleti”. Letta così suona come una frase generica e vuota, vissuta da dentro si rivela come uno dei ritrovi più divertenti ed interessanti, tra i migliori che capita di vivere in Italia.
Forse addirittura il migliore evento, se si valutano la qualità dei pezzi esposti ed il valore degli appassionati che lo frequentano.

Per degli appassionati come noi nerdoni, essere li tra tanti nostri simili, lontani dagli eventi “mainstream”, tipo “NomeCittaCheVuoi Nerd”, ci stampa il sorriso sulla faccia e ci fa strabuzzare gli occhi. Dentro al Salone Polifunzionale è un’esperienza sensoriale integrale, si respira autentica “puzza” di nerd, di monitor roventi, di rifa scoppiati, si odono suoni e musiche emessi da chip sonori, buzzer stonati e accenti da tutta Italia, si vedono cose che svegliano parti addormentate del cervello, e si mettono le mani, a volte chiedendo il permesso, su esemplari visti solo in foto.
Direte voi, manca il senso del gusto, e invece no! Ovviamente non si leccano gli angoli dei monitor, ma testimoni oculari narrano di avere visto banchi abusivi con l’eccellenza gastro-enologica Piemontese e non solo!

Come collettivo Nerdone.it, anche quest’anno per la terza volta abbiamo voluto partecipare ed esporre alcune macchine della nostra collezione. Le vicissitudini personali di ognuno quest’anno ci hanno costretti ad arrivare all’esposizione per un pelo con tutto pronto! La nostra esposizione quest’anno si sarebbe potuta intitolare “Pimped and Rare”. Passiamo a vedere cosa abbiamo portato!

Commodore 64 con REU 1764

Inizio col botto! O meglio con Sonic! Il biscottone lo conosciamo tutti, ma quella cosa bianca che esce da dietro? E quell’alimentatore maggiorato? Ed il demo disk originale? Beh quest’anno con il recente rilascio di Sonic per REU non potevamo non presentarlo. Quindi Demis ha scelto di presentarci la REU 1764. Occhi attenti l’hanno visto da metri di distanza! Una menzione d’onore alla ragazza che ha piantato le radici davanti a Sonic!

I Nerdoni, ma specialmente Sonic, sono la sua passione!

Amiga 2000 pimped

Facciamo un Amiga 500 ma più espandibile, dissero gli ingegneri Commodore, ma finirono la genialità tutta sulla motherboard e il design non era ancora pronto. Luca, ma vogliamo riempirli questi slot Zorro? E allora scheda acceleratrice GVP G-Force 68030/68882@50MHz con 32Mb di RAM e controller SCSI 4Mb/s + scheda grafica Village Tronic Picasso II 2Mb + flicker-fixer A2320. Infine GURU Rom, HD SCSI interno da 1Gb ed esterno da 9Gb, CD-ROM Plextor SCSI e Floppy HD.
Un Amiga da far impallidire i presentatori di Pimp My Amiga!

Amiga 500 PiStorm

Le soluzioni dell’epoca e moderne per velocizzare ed aggiornare gli A500 non finiscono di stupire. Per un disegnatore 3D come Andrea che da sedicenne ha mosso i suoi primi passi sul (o sulla) A500 con Imagine, i benchmark di PiStorm non l’hanno lasciato indifferente. In esposizione c’erano gli stessi modelli 3d che utilizzava all’epoca, i quali pompati da PiStorm impiegavano pochi minuti a renderizzare, rispetto alle 8 ore dell’epoca! Se volete saperne di più, Andrea ha scritto un articolo più dettagliato: https://www.nerdone.it/2022/09/20/pistorm/

Amiga 1000 + Sidecar pimped

Enrico ha una passione speciale per Amiga e Sensible Soccer, e quindi avendo aggiunto una A1000 alla sua collezione, voleva che l’esperienza di gioco fosse come dire… fluida, e allora perché non pompare all’inverosimile la vecchia Lorraine? E quindi: dual Kickstart 1.3/3.1 con Relocator, 1Mb di chipRAM, 8Mb di fastRAM, 68000@16MHz, Blizzard 500, A590 dentro al case sidecar con HDD SCSI+DVD slot-in+SCSI esterna. Ora Sensible Soccer non lagga 😉

Commodore SFD 1001 con meccanica modificata

Tempo fa Enrico recuperò un particolare drive SFD-1001 con meccanica KO, per cui ingaggiò il nostro Antonio per indagare se fosse possibile montare la meccanica di un disk drive MFM per PC. Penserete che Antonio sia un valido ingegnere elettronico, e che quindi i suoi studi possano averlo aiutato, ma in realtà Antonio fa il cuoco, ma è tanto tanto tanto fottutamente tenace e capace. E quindi rintuzzato e sostenuto da Enrico, dopo giorni di ricerche e prove è giunto al risultato. Meriterebbe una laurea honoris causa per il lavoro che ha fatto! In foto mentre mostra il suo lavoro a qualcuno che aveva “nasato” l’alto livello di nerdaggine che quel drive sprigionava…

CDTV con controller SCSI selfmade

Quando la comunità di appassionati di retrocomputer mondiale non si era ancora organizzata sul web, era molto complicato riuscire a trovare progetti “precotti” per i nostri beneamati, nel senso che github e i servizi di pcbway/jlcpcb erano li li per nascere, anche youtube era ancora spoglio di tanti contenuti. Insomma eravamo già in tanti molto probabilmente, ma non lo sapevamo. In questo contesto, al nostro chef Antonio, venne l’idea di creare un controller SCSI per CDTV, d’altro canto se c’era per amiga 500 perché non farlo per il “gemello da salotto”? Confrontando schemi di controller scsi con quelli dell’ A570, si accorse che i componenti in gioco erano sempre quelli, quindi individuato il pin out del CDTV, si mise al lavoro con carta e penna e schedine millefori. Dopo diverse prove e tentativi, con il timore di bruciare qualcosa… Eureka! Il Controller era fatto! Prodotto in tiratura limitata, è presente su 3 CDTV dei nerdoni.
Ora il suo progetto è confrontabile con altri presenti in rete, ma possiamo vantare la nostra personale “Nerdone edition”.

Olivetti PC1HD con modifica compact flash

Il progetto era in cantiere da quasi due anni, con tutti i componenti necessari appoggiati in una scatoletta pronti per essere montati, ma diverse vicissitudini tra cui un corposo recupero che aveva impegnato Matteo in altre attività, aveva fatto slittare questo lavoro. In sostanza il lavoro è consistito nell’applicare, con un po’ di licenze poetiche, il lavoro di ricerca di Simone Riminucci, poi trascritto in una guida ed ospitato dal sito Ti99iuc nella pagina TheOnePage dedicata al PC1.
La scelta è stata fatta perché qualsiasi tentativo di riportare in vita il Conner originale era risultato vano. Il progetto in termini pratici e semplicistici consiste nel modificare un flat 40 pin e nel catturare dei segnali dal chip etichettato come 2P20, infine sostituire il bios originale con il famosissimo bios XT-IDE.
Se non fosse stato per il lettore di compact flash che si è rivelato essere rotto, la modifica avrebbe funzionato al primo colpo!
Superato questo inghippo, immaginate la soddisfazione di Matteo nel vedersi riconosciuto il disco una volta lanciato fdisk.
La scelta è ricaduta su Compaq Dos 3.31 perchè occupa poca memoria e riesce a gestire le partizioni fino a 512MB, esattamente la dimensione della compact flash montata. Una dimensione spropositata in confronto ai dischi dell’epoca. Si fosse usato MS-DOS 3.3 si sarebbero dovute creare 16 partizioni oppure si sarebbe dovuto utilizzare un DOS più aggiornato con conseguente maggiore occupazione di memoria.
La giornata ha dato a Matteo la possibilità di conoscere Ciro Barile, entusiasta nell’avere visto la modifica realizzata e i ragazzi di RetroCampus Davide e Massimiliano, due mostri di sapienza del PC1 con tanti progetti nel cassetto che speriamo vedranno la luce.
L’esemplare esposto era equipaggiato con un interessante monitor a colori con una base specifica per il PC1, in modo da poterlo inserire nell’alloggiamento sottostante, dando quasi l’impressione di avere un compatto. Inoltre c’era collegato un floppy drive esterno da 5,25″, bello quanto inutile.

Amstrad PCW 8256

Definito il brutto anatroccolo da Stefano Paganini di Retrocampus, con il quale abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere, in effetti la definizione risulta appropriata, siccome questo modello di computer da ufficio, venduto tra il 1985 e il 1998, ha raggiunto il numero di 8 milioni di esemplari venduti (contando tutte evoluzioni della serie PCW). In Italia è meno consueto vederlo rispetto a mercati dove Amstrad era più radicata come USA o UK.

Era particolarmente apprezzato per il prezzo veramente economico e per la semplicità di utilizzo, equipaggiato con uno Z80 @3,4MHz e 256 o 512KB di RAM. Non aveva dischi fissi ma solamente uno o due floppy drive stranissimi da 3″. Ne consegue che a livello hardware aveva molto in comune con la serie CPC, ma con un taglio specifico per la produttività da ufficio, infatti non ha chip sonori e grafica a colori, ma vanta più memoria, un monitor fosfori verdi ad alta risoluzione, una stampante in bundle ed un vero e proprio sistema operativo CP/M Plus.
Ne consegue che molte software house hanno convertito il proprio codice per questa macchina, visto l’hardware abbastanza comune, non solo sw per la produttività aziendale ma anche giochi! Anche i creatori di SymbOS ( SYmbiosis Multitasking Based Operating System) ne hanno creato una distribuzione per questa piattaforma con risultati sbalorditivi. Detta tra parentesi, SymbOS meriterebbe un approfondimento a parte, ne parleremo in un altra occasione.
Per poter mostrare tutto questo software e considerata la penuria di floppy 3″, ho provveduto a montare un emulatore di floppy basato sull’hardware gotek e firmware FlashFloppy. La guida è consultabile dal blog di Fabrizio di Vittorio il quale poi si è mostrato disponibile nella fase di configurazione finale. Effettivamente, un brutto anatroccolo, diventato infine cigno.

Macintosh 128K Drexel University

Una vera chicca per i collezionisti, questa versione proveniente da oltreoceano, con questa D stampigliata sul frontale, ricorda la fornitura che Steve Jobs procurò alla Drexel University facendola diventare il primo istituto scolastico al mondo ad avere un Macintosh, il primo Macintosh, in aula d’informatica. Era il gennaio 1984, e gli studenti di ritorno dalla pausa invernale, trovarono una bella sorpresa!

Apple IIe Platinum con modem “luci e suoni”

Versione super lusso dell’ Apple II contiene tutti i miglioramenti e potenziamenti accumulati nell’evoluzione degli anni. Fu l’ultimo tipo di Apple II venduto fino a fine 1993! Vanta 128KB di RAM, un 65C02, caratteri più piccoli e 80 colonne integrate, una tastiera estesa presa dal Apple IIGS.
Collegato via seriale troviamo un modem che di vintage conserva solo l’aspetto, simpaticamente nominato “luci e suoni”, creato dal nostro amico Nicola Avanzi, che dentro monta un ESP32, un amplificatore audio ed un adattatore RS232, in grado di pilotare i led sul frontale del modem e di generare il suono rassicurante dell’handshake dei modem analogici, senza rinunciare alla comodità del wi-fi per poter navigare ad esempio… la BBS di RetroCampus!

Apple IIGS Woz Limited Edition

Si può definire l’evoluzione della piattaforma Apple II da cui eredita il nome, per il passaggio ad un processore a 16 bit (65C816) e una grafica e sonoro di qualità superiore, infatti GS sta per Graphics and Sound.
L’ Apple II GS esposto era in versione Woz Limited Edition, vera chicca dei collezionisti, serie limitata ai primi 50000 esemplari prodotti in onore del papà dell’Apple II (e I), Steve Wozniak detto appunto Woz

Apple III

Macchina molto interessante, specialmente dal punto di vista storico, il suo nome infatti viene associato al primo buco nell’acqua commerciale di Apple, vuoi perché non ci lavorò un genio come Woz, bensì un team di normali ingegneri? Questo forse è ciò che pensano i fan dello Steve con la W. La verità è che per mantenere l’elettronica fanless (si dice che Steve Jobs avesse questa fissazione), i componenti interni essendo sottoposti a troppo stress termico, si danneggiassero, quindi furono richiamate 14000 schede madri per essere sistemate con dissipatori più efficienti… il primo reballing di massa! Questo fece calare sul povero Apple III un alone di inaffidabilità, che portava anche le aziende a preferire l’home computer Apple II alla sua evoluzione aziendale. Lo sfortunato III della serie finì di essere prodotto nell’aprile 1984, dopo soli due anni mezzo dal lancio.


Il tempo paradossalmente si ferma e scorre velocissimo allo stesso modo, accelera e frena senza avvertire. Si vorrebbe parlare con tutti, si vorrebbe spiegare a tutti ciò che che si espone, chiedere di ogni cosa esposta, sapere la storia delle persone e delle macchine esposte, siccome un cartello è poco per dire tutto ciò che c’è dietro.

Aspettando il prossimo Brusaporto Retrocomputing 2023, lustriamo le nostre macchine e prepariamo qualcosa di interessante (speriamo) anche per il prossimo anno!


E poi tutti gli altri

Per tutti gli altri ci sarebbe da fare una serie a puntate con tanto di interviste, ogni banco meritava un approfondimento e quattro chiacchiere con gli espositori. Ci limitiamo a pubblicare un po’ di foto scattate da noi, che si vanno ad aggiungere a tutte quelle che stanno impazzando sui gruppi di retrocomputing ed affini.

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