Si può intuire dal titolo, ed era nell’aria da un po’ di settimane. Non si poteva rimandare ulteriormente: il C64 compiva 40 anni, ed entrava a pieno titolo negli “anta”, era necessario festeggiare un compleanno così importante! Commodore dopo il successo del VIC20, che entrò nelle case degli italiani nei primi anni ’80 volle replicare il successo con una macchina che ripercorreva la stessa filosofia del VIC20, ovvero un computer dentro alla tastiera che si collegava alla televisione, ma che offriva più potenza in termini di memoria, di grafica e sonoro. Non si sapeva, ma nell’agosto del 1982 nei negozi USA di elettrodomestici, sarebbe cominciata la vendita dell’home computer più popolare della storia: il Commodore 64!
Infatti il Commodore 64 è diventato un oggetto la cui fama ha valicato i confini del mondo nerd, degli amanti del vintage e del retrocomputing, è un oggetto entrato nell’immaginario comune dei nati tra i fine 60 e i primi 90! Per chi avesse il cruccio di non avere ancora festeggiato i 40 anni del C64, può tirare un sospiro di sollievo sapendo che ha ancora tempo, se si considera che la data di vendita sugli scaffali italiani è del marzo 1983. Anche in Italia le vendite avvenivano tramite i negozi di elettrodomestici o di giocattoli, non esistendo ancora il settore merceologico dell’ informatica. Tutti i mesi di scarto del mercato italiano rispetto a quello USA erano giustificati dal fatto che nel 1983 non esisteva nemmeno il concetto di globalizzazione, basti pensare a chi andava e veniva dagli USA e ai racconti che facevano di tecnologie e stili di vita avanti di anni rispetto all’Italia.
Ciò che avvenne poi sono tante storie di bambini, ragazzi e adulti che hanno trascorso ore del proprio tempo in compagnia tra di loro e del C64, aspettando il caricamento del datassette tra una cassetta da edicola e l’altra, bruciandosi la retina con le strisce colorate del caricamento.
Passano 40 anni e veniamo ai giorni nostri: il commodore 64 non è morto, anzi, continua ad esistere sia nei ricordi, sia negli scaffali con emuli del computer di 40 anni fa in salsa moderna: non si interfacciano più a datassette, bensì a schede SD, non usano più il televisore a tubo catodico sul canale 35, bensì usano un cavo HDMI. Anche i giochi continuano ad uscire, ogni anno a decine, per non parlare della demoscene che spreme l’hardware del C64 con musica e grafica che lascia a bocca aperta. La comunità di appassionati è vivacissima: club di sviluppo, interfacce a periferiche moderne, sistemi operativi, BBS, documentari, podcast, interviste, pubblicazioni, associazioni e tantissimo materiale condiviso libero e gratuito. Tutto questo contribuisce a non fare apparire il nostro C64 come un vecchio computer finito, ma sentirlo vivo e utilizzabile nel presente.
La voglia di incontrarsi in presenza, con complicità della pausa natalizia, che ha permesso ai membri di Nerdone di organizzare un po’ di ferie, ha visto nascere una bella iniziativa: un bel compleanno per i quarant’anni del nostro amato Commodore 64. Purtroppo per impegni, motivi di salute e lontananza non tutti erano presenti, ma fortunatamente i mezzi telematici moderni hanno potuto avvicinare i lontani e gli ammalati…
Ecco un po’ di foto dei festeggiati e dei festeggianti:
La festa è cominciata nel pomeriggio, con una sorta di “amarcord”, quando ci si trovava a casa di amici per giocare insieme. A quei tempi si faceva merenda con panino alla nutella e coca cola, ora che siamo più grandicelli abbiamo pasteggiato a prosecco e panettone “gourmet”.
Nel DNA dei Nerdoni c’è la parte di laboratorio per cui sul banco sono passati anche vari malati, tra cui anche dei VIC20 intrusi. Abbiamo avuto anche il saluto del Righi e di Antonio: Ale guarisci presto! Ti vogliamo di nuovo in piedi! Antonino grazie per la tua simpatia e per esserti preso il tempo di collegarti e raccontarci il tuo lavoro sul A690 ed averci fatto fare un tour nel tuo appartamento/laboratorio milanese!
Un imbucato alla festa!
Ci saranno altri momenti per festeggiare altri protagonisti del passato, speriamo tutti insieme. Nel frattempo tutti i Nerdoni vi augurano un 2023 pieno di Pace e soddisfazioni. Alessandro, Andrea, Antonio, Demis, Enrico, Luca, Matteo, Vittorio
Che dire? O meglio, cosa scrivere? Questa è la prima volta per me su Nerdone.it! Non sono un vero esperto di Amiga ne un elettronico ne un informatico, faccio il cuoco e mosso da curiosità, seppur distruggendo ahimè tante cose, ho maturato qualche competenza, accumulato materiale (più come collezionista) al punto di riuscire, anche con po’ di fortuna, a realizzare un controller SCSI per il CDTV.
Complice un’amicizia comune, mi sono unito al gruppo Nerdone.it dopo Brusaporto retrocomputing 2019. Il gruppo, oltre alla passione comune per il retrocomputing, ha la missione di fare “memoria comune” delle scoperte fatte dagli appartenenti al gruppo ed eventualmente di documentarla su questo blog, oltre tutto il gruppo che è sempre un piacere incontrare in occasioni come Brusaporto, devo ringraziare Matteo Filippi, che non si è risparmiato nell’aiutarmi a scrivere questo articolo e consentirmi anche di presentarmi meglio.
Ho visto per la prima volta il CDTV in SMAU, presso lo stand Commodore, e ne sono stato colpito ed affascinato da subito,, ho poi atteso oltre 20 anni per averne uno! Il caso volle che lo stesso giorno in cui ne trovai uno in un mercatino, in una bancarella poco lontana mi accaparrai anche la sua tastiera nera, un bel colpo di fortuna, nei mercatini degli anni 2000 questi “miracoli” erano ancora possibili. Il CDTV non può essere definito un vero successo di vendite, (tipico degli alti e bassi di Commodore) ma rappresenta uno spettacolare tentativo di approccio al multimediale di massa: il suo design futuristico, il look nero totale, sono solo aspetti estetici a favore di un progetto non banale con caratteristiche assolutamente all’avanguardia per i tempi, in un design da tipico CD Audio da impianto HI-FI, include un magico AMIGA al suo interno, con supporto, CDROM, CD-G, mouse e controller di gioco senza fili, genlock dedicato, predisposizione SCSI, porte midi standard, Memory Card e virtualmente possibilità di aggiornamento firmware basato su tecnologia flash, un po’ come per i BIOS moderni e , tutto questo già nel 1991!
Vi racconto qualche curiosità circa il modulo “CDTV” A690, prima di parlare del suo nome, che di per se è già una curiosità. Questo dispositivo nasce in Commodore nei primi anni ’90, con l’idea di base di dare un supporto CD, e di conseguenza anche compatibilità ai giochi nati per CDTV, ai possessori di Amiga 500 e 500Plus. Il progetto non poteva assolutamente integrare tutte le specifiche del CDTV e d’altra parte non sarebbe stato necessario, perché tante caratteristiche erano già a bordo del A500. Gran parte delle caratteristiche sono state implementate attraverso l’emulazione: la maggior parte delle features emulate girano attraverso il chip XC2064-50 XILINX, che dotato della sua rom seriale, carica ed esegue il codice necessario a definire la base della dotazione necessaria, lo sviluppo si è poi dovuto orientare intorno alle extended rom CDTV, che non erano ottimizzate per funzionare con il Kickstart di Amiga 500Plus. Un altro problema che si presentava era che mentre tutti gli Amiga avevano a bordo un floppy disk drive sempre collegato, questo non valeva per il CDTV che lo prevedeva come opzionale esterno e sempre come primario DF0.
Una caratteristica in particolare venne realizzata in modo molto simile al CDTV, ovvero il salvataggio delle cosiddette “preferenze” che sul CDTV avviene su RAM costantemente alimentata. La situazione però era diversa sul A500, i progettisti previdero il suo parallelo inserendo nel A690 una batteria ricaricabile che alimentava la RAM anche quando tutto era spento ed archiviato nel cassetto. I conoscitori di Commodore o chi ha un minimo di esperienza in ambito retrocomputer, sta già cominciando a capire quali danni abbiano potuto subire questi dispositivi con le (maledette Varta) batterie interne.
. Frontale del modulo A690
Non è chiaro se Commodore scelse A690 come nome del prodotto in fase progettuale e poi fece marcia indietro, infatti poi il prodotto ufficiale uscì sul mercato come A570. Probabilmente in Commodore ci furono ripensamenti riguardo al numero “6”, siccome l’utenza e il mercato avrebbero erroneamente associato la numerazione derivata da A690 ad una periferica fatta per Amiga 600. Sembrerebbe che il modulo “A690” fosse inteso come sistema di sviluppo assegnato dal gruppo CATS, il Commodore Amiga Technical Support, ai produttori di software per CDTV. A dare supporto a questa ipotesi vi è la oggettiva rarità del pezzo, pochi esemplari sono noti e la versione delle ROM CDTV è la poco nota 2.0! La scheda, si presenta con le caratteristiche di un prototipo allo stadio finale, infatti alcune unità hanno apposto un piccolo adesivo rosso con la scritta “PROTO” attaccata alle consuete label sottostanti, la PCB presenta una certa quantità di modifiche di tipo rework, con troncature di piste e vari fili saldati, nonchè il chip enable della rom CDTV avviene tramite un filo volante. Anche la plastica del case è di tipo diverso da quella del prodotto finale (A570), nonchè alcuni fori di fissaggio della cover non si allineano alla piastra base, un ulteriore differenza è che l’unità definitiva dispone di un connettore di alimentazione dell ‘unità ottica orientato in verticale proprio per favorire l’inserimento delle schede di espansione previste dal progetto generale, ma mai commercialmente rese disponibili per il dispositivo. Riguardo alle batterie tampone, per fortuna Commodore, con l’uscita del prodotto definitivo, rivide il progetto di implementazione della ritenzione dati su RAM, sostituendola con delle eeprom, eliminando la batteria in via definitiva, si può dire che è stata una grande rogna in meno per tutti i collezionisti ed appassionati.
La storia di questo esemplare del misterioso A690 è un po’ la solita degli acquisti su ebay negli anni 2000: per chi ha vissuto le aste di quel periodo, alcune passavano veramente inosservate agli sguardi poco attenti dei più! Il dispositivo era in Francia, ed il venditore non spediva fuori dal proprio territorio nazionale, così chiesi ad un amico, uno Chef che lavorava e viveva a quel tempo in Corsica, che lo recuperò vincendolo per me. Il dispositivo era conservato in una località vicino al mare per cui mi giunse corroso anche dalla salsedine, una volta aperto ho potuto osservare tutta la corrosione causata dalla perdita della maledetta batteria !!
Finalmente in questi giorni ho potuto rimetterci mano ed ho dovuto lavorarci molto per recuperare le tante piste corrose, ho dissaldato lo zoccolo della eprom, poichè corroso, e ripristinato il connettore dei led frontali, distrutto anche quello dall’acido, controllato la eprom con l’apposito lettore, una pista in particolare mi aveva tratto in inganno, e fintanto che non la ho ripristinata il modulo non funzionava, una ripulita con alcool isopropilico e spazzolino e il modulo ha finalmente ripreso vita, con le prime prove ho potuto osservare che il led di attività CD era bruciato, cosi lo ho sostituito con uno quasi identico, ma ancora arancione, cui ho dovuto togliere circa un millimetro di spessore., vi sono diverse differenze tra le varie versioni delle ROM CDTV e sembra che partire dalle rom 2.0 il supporto CD-G sia stato rimosso, in effetti la lettura di un CD-G sul A690 e A570 comporta il reset ed il riavvio del sistema, farò certamente alcune ulteriori prove anche con diversi Kickstart, comunque mi sento veramente fortunato ad averlo ripristinato.
A690 TOP PCB
A690 PCB con dettaglio del rework sia di fabbrica che recente
A690 TOP PCB Dettaglio el connettore EXPANSION, i Segnali di questo connettore fanno capo al DMAC esattamente come nel CDTV
Postazione di prova amiga e primo avvio dell’unità.
Il Commodore 1901 è uno dei monitor più interessanti nella galassia di modelli prodotti dalla gloriosa casa statunitense. Il 1901 infatti possiede tutte le interfacce RGB e chroma/luma necessarie ai nostri amati 8 e 16 bit, offre una qualità di immagine dai neri profondi con il suo tubo catodico di provenienza THOMSON, ed infine esteticamente ha linee gradevoli e minimali, delicatamente raccordate, che ricordano gli AppleColor. Per queste ragioni, si può accoppiare, facendo “pendant”, ad un 64G passando dai 128 in tutte le sue varianti, fino ad arrivare anche alle sorellone a 16 bit Amiga.
Oltre a quanto detto sopra, il 1901 essendo progettato dalla francese THOMSON, nasconde al suo interno una particolarità, ovvero ha tutta la logica e l’elettronica per offrire un RGB analogico tramite SCART (per chi non lo sapesse, la SCART è uno standard europeo di origine francese). Questa peculiarità non è nemmeno tanto segreta, valutando che sul retro nella zona del pannello con tutte porte RGBi (DB9) e gli RCA per il chroma/luma fa capolino la sagoma di una porta SCART. Attenzione però a non cadere nell’errore di acquistare un THOMSON CM36512 per Atari ST. I due monitor hanno lo stesso identico case e la stessa mainboard, ma quello marchiato THOMSON (sullo sportello frontale e sull’etichetta del retro) non possiede la daughterboard per la gestione del segnale RGB analogico, mentre quello marchiato Commodore, ha le potenzialità per aggiungere la SCART. Sono certo di questa affermazione, infatti avendoli visti entrambi con i miei occhi posso confermare che i due monitor pur avendo la stessa base di partenza, sono diversi. Le informazioni sul web sono errate, in certi post di reddit, riguardo all’aggiunta della SCART viene detto che i due monitor sono equivalenti, ma non è così.
Commodore 1901THOMSON CM36512
Al mercatino di Marzaglia del settembre 2022, un esemplare di 1901 faceva bella mostra di se su un banco nella zona prato. Il sole era già vicino all’azimuth e nessun avventore aveva ancora sborsato la somma per trovargli un posto in un meglio ombreggiato bagagliaio… almeno fino a quando non è passato il nostro Enrico! Dopo una breve contrattazione con Tom, venditore conosciuto e grande appassionato di retrocosi, il monitor aveva trovato una nuova casa.
Per chi non conoscesse Enrico, detto Nevio, deve sapere che una sua caratteristica è quella di essere spiccatamente caparbio, peculiarità che proietta anche nel collezionismo e lo porta a raggiungere gli obiettivi che si pone, mobilitando tutte le risorse che sono necessarie. Il suo obiettivo per questo 1901 era quello di farlo tornare come quando era uscito dalla fabbrica nel lontano autunno del 1985, ma specialmente, voleva la SCART!
La situazione che si presentava era quella di un monitor tutto sommato funzionante ma con tanti piccoli difettucci, che diventavano enormi magagne inaccettabili agli occhi del nostro “Nevio”. Andiamo a capire quali sono!
Pulsante di accensione in modalità stuzzicadente
chi non è di “primo pelo” conosce fin troppo bene il problema di quel particolare pulsante di accensione montato su tantissimi modelli dei nostri display C=, per cui si utilizzano i più svariati spessori (stuzzicadenti, plettri, monetine, foglietti piegati, ecc. ecc.) per mantenere in posizione ON il pulsante principale di accensione, impedendo al meccanismo di riposizionarsi su OFF.
Giallone che più giallone non si può
Le plastiche avevano perso l’elegante doppio colore grigio virando sgradevolmente verso il giallo. Sappiamo che esistono due scuole di pensiero sull’estetica, chi sostiene che devono rimanere così com’è per testimoniare l’età e il vissuto di 30/40 anni, chi sostiene che il retrobright se esiste, vada usato. Vedremo che si può percorrere anche la “terza via”.
Sportellino, questo sconosciuto
Lo sportellino non c’era proprio, e nell’economia dell’estetica, la presenza o la sua assenza gioca una parte fondamentale.
Muuuuuto
Il suono, se vogliamo trovare un difetto, è MONO, non suonava, neanche un gracchio, nemmeno un bump, era muto.
Gli elettrolitici
Qua i filosofi del restauro potrebbero dibattere per mesi. Recappare per prevenire guasti che prima o poi avverranno o lasciare così, siccome funziona e si riparerà dopo? Il nostro Nevio è della scuola “finchè hai le mani in pasta, bisogna recappare come se non ci fosse un domani”. Per Nevio vale la massima: dopo che l’ho sistemato, non lo voglio più riaprire per altri 30 anni.
La SCART
Questo aspetto più che un difetto è una miglioria. Come già accennato, il 1901 possiede tutta la logica elettronica per maneggiare il segnale RGBi e per trasformarlo in RGB analogico tramite una sorta di daughter board saldata su uno slot della mainboard. La domanda che vorrei fare ai progettisti di questo monitor è la seguente: perché mettere tutta la componentistica, con conseguente aumento dei costi di produzione, per poi non saldare l’ultimo componente, ovvero la porta SCART femmina? Lettori, fateci sapere la vostra opinione dei commenti. Qualche spiegazione ho provato a darmela, ovvero la SCART è uno standard che interessava solo certi mercati, specie quello europeo, mentre negli altri paesi non si usava. Oppure si sono resi conto di uno shortage del componente scart femmina, molto particolare e fuori standard, più avanti capirete perché.
IL CANTIERE
Nevio da caparbio Project Manager, o Capo Cantiere che dir si voglia, ha appaltato i lavori ai nerdoni dotati di maggiori capacità manuali ed anche a “contoterzisti specializzati”. Queste fasi di recupero ve le dovete immaginare come la trasmissione “Affari a 4 ruote” (Wheeler dealers) che danno su DMax in cui Ed China è interpretato da Matte, mentre Mike Brewer è interpretato da Nevio, e poi i vari esperti che cambiano puntata per puntata. Tranne che alla fine il monitor non lo rivende, ma se lo tiene!
FASE 1 – LA SCART
Nevio ingaggia Matte con la seguente consegna: «Ho visto che un tale su internet ha messo la SCART sul 1901, sapevo che si poteva fare e il monitor l’ho preso anche per questo, se c’è riuscito lui, possiamo riuscirci anche noi nerdoni. Ecco un sacchetto di porte SCART femmina. Potresti metterla sul mio? Però ocio!» Così Matte (il sottoscritto) apre il cassone, individua la parte dove saldare la porta e si rende conto che le porte fornite sono sbagliate, ovvero i contatti piegati a L dovrebbero piegare a 180° dall’altro lato. Inoltre per effettuare la saldatura bisogna dissaldare una piastra tenuta ancorata alla massa della mainboard con 6 enormi saldature e un mare di stagno.
Qualquadra non cosa! La porta SCART ha gli 11 contatti in basso mentre le 11 saldature fanno fatte in alto… mmm…
Dopo aver scandagliato eBay, aliexpress, RS components, Mouser e Farnell, di scart flippate di 180 non se ne trovano, al mondo non le fa più nessuno. L’unica soluzione quindi è stata armarsi di pazienza e piegare i 21 singoli piedini dall’altra parte per poi fissarli con colla a caldo alla plastica del connettore, e così è stato, vedere la foto per credere. Per dissaldare il piastrone di metallo è servita la cosiddetta “calma e gesso”. E anche una buona stazione dissaldante. Una volta ottenuto lo spazio, saldare i 21 piedini del connettore SCART unico al mondo è stata una passeggiata.
Anche l’audio muto è stata una riparazione semplice, si trattava di uno dei due cavi che andavano allo speaker troncato di netto. Cosa stranissima. Con un punto di stagno ed un po’ di termorestringente la cosa si è risolta.
Restava lo sportellino mancante. Con somma fortuna su thingiverse un buon uomo aveva già pubblicato il modello 3d da stampare per sistemare la mancanza. Con la mia fida Artillery Genius ho giocato al mm per riuscire far stare in diagonale l’enorme sportellone frontale. Missione compiuta!
Al termine della fase 1 il risultato era quello di avere un monitor con sportellino stampato in 3d, un audio funzionante, ma specialmente una SCART in più sul retro!!!
FASE 2 – PREVENZIONE e PULIZIA
La seconda fase ha riguardato l’estetica e la prevenzione dei guasti. Il monitor, dopo essere ritornato nelle mani del proprietario, ha visto uno smontaggio completo dello chassis di plastica dall’elettronica (scheda + tubo catodico). Sulle plastiche si è provato un pesante retrobright senza successo. Probabilmente il sole non spingeva a sufficienza la formula collaudata che in casi precedenti aveva dato successo.
Da questi tentativi si è scelta la terza via, ovvero la verniciatura. Il buon Nevio quindi ha radunato tutti i pezzi e prendendo come riferimento cromatico l’interno delle plastiche, le immagini sul web e certi forum dove si parlava di tinte colore, ha identificato i colori giusti (il monitor infatti è bi-color) e si è fiondato dal suo carrozziere di fiducia. Vi dirò che quando ho visto il lavoro finito dal vero non credevo ai miei occhi per quanto fosse venuto bene, una qualità e fedeltà all’originale sbalorditiva, inoltre così non scolorisce più!
Lo sportellino stampato in PLA nel 2023 era perfettamente armonizzato con le plastiche del 1985 ma mancava la scritta serigrafata “Commodore 1901” sul frontale, per cui Enrico, dopo aver contattato una tipografia del Modenese, aveva una decina di adesivi fondo trasparente, colore nero, della misura perfetta e del font perfetto rispetto all’originale.
Nel frattempo, specialmente per ottimizzare i tempi ma anche perché io (Matte) non sono molto a favore dei recap alla cdc, l’elettronica era sul banco di un vecchio esperto di CRT a Vignola per un recap completo ed una taratura dei colori e della geometria dell’immagine.
FASE 3 – LA RESA DEI CONTI
Sono seguiti il riassemblaggio e i test. Tutto era rinnovato e lucidato, ma era smontato sul tavolo della tavernetta di Nevio. Così una sera, dotati di guantini bianchi da assemblaggio, abbiamo letteralmente rimesso insieme i pezzi. Il risultato più soddisfacente è che tutti i pezzi hanno ritrovato il loro posto, fino all’ultima vite! Infine con un bel C128 ed un amiga 600 siamo passati al collaudo che ha dato esito positivo al primo colpo su tutte le porte. C’è stato qualche siparietto comico, come quando abbiamo acceso e non andava nulla, con conseguente attimo di panico, salvo poi accorgersi di non aver acceso l’interruttore della ciabatta multipresa.
FASE 4 – Saluti e fine tuning
Dopo la serata di collaudo, il monitor è stato spostato al suo posto nel Nevio’s lair. Dopo qualche sera arriva, sulla chat dei Nerdoni, il messaggio allarmato che documentava un comportamento anomalo sul segnale RGBi a 80 colonne del C128D. Sembrava che il segnale video diventasse stabile solo dopo aver “scaldato” i componenti. Da freddo invece serviva qualche minuto per ottenere un’immagine stabile. Dopo attento studio degli schemi elettrici e scambio di impressioni online emerge che bisognava agire su un trimmer PL02 malefico, sulla mainboard per fare tuning del vsync. la complessità era che la taratura andava fatta a monitor acceso sfilando la mainboard per raggiungere il PL02 abbastanza “infognato”. Nevio, armato di cacciavite isolato e di “calma e gesso”, facendo un enorme sforzo per uscire dalla propria comfort zone, procedeva ad agire sul trimmer risolvendo il problema di sincronia verticale. Seguirono grandi pacche sulle spalle e abbracci “virtuali” (siccome eravamo ognuno a casa propria!).
Se volete vedere altri grandi classici dell’informatica rimessi a posto dai Nerdoni, tornate a trovarci su Affari a 8 bit!
Narra la frase di presentazione del sito di BrusaRetro: “Brusaporto Retrocomputing, raduno per appassionati di storia informatica con libera esposizione di computer, console e videogiochi obsoleti”. Letta così suona come una frase generica e vuota, vissuta da dentro si rivela come uno dei ritrovi più divertenti ed interessanti, tra i migliori che capita di vivere in Italia. Forse addirittura il migliore evento, se si valutano la qualità dei pezzi esposti ed il valore degli appassionati che lo frequentano.
Per degli appassionati come noi nerdoni, essere li tra tanti nostri simili, lontani dagli eventi “mainstream”, tipo “NomeCittaCheVuoi Nerd”, ci stampa il sorriso sulla faccia e ci fa strabuzzare gli occhi. Dentro al Salone Polifunzionale è un’esperienza sensoriale integrale, si respira autentica “puzza” di nerd, di monitor roventi, di rifa scoppiati, si odono suoni e musiche emessi da chip sonori, buzzer stonati e accenti da tutta Italia, si vedono cose che svegliano parti addormentate del cervello, e si mettono le mani, a volte chiedendo il permesso, su esemplari visti solo in foto. Direte voi, manca il senso del gusto, e invece no! Ovviamente non si leccano gli angoli dei monitor, ma testimoni oculari narrano di avere visto banchi abusivi con l’eccellenza gastro-enologica Piemontese e non solo!
Si mangia e si beve… e chi se ne frega dei computer!Le eccellenze enogastronomiche del Nord
Come collettivo Nerdone.it, anche quest’anno per la terza volta abbiamo voluto partecipare ed esporre alcune macchine della nostra collezione. Le vicissitudini personali di ognuno quest’anno ci hanno costretti ad arrivare all’esposizione per un pelo con tutto pronto! La nostra esposizione quest’anno si sarebbe potuta intitolare “Pimped and Rare”. Passiamo a vedere cosa abbiamo portato!
Commodore 64 con REU 1764
Inizio col botto! O meglio con Sonic! Il biscottone lo conosciamo tutti, ma quella cosa bianca che esce da dietro? E quell’alimentatore maggiorato? Ed il demo disk originale? Beh quest’anno con il recente rilascio di Sonic per REU non potevamo non presentarlo. Quindi Demis ha scelto di presentarci la REU 1764. Occhi attenti l’hanno visto da metri di distanza! Una menzione d’onore alla ragazza che ha piantato le radici davanti a Sonic!
I Nerdoni, ma specialmente Sonic, sono la sua passione!
Amiga 2000 pimped
Facciamo un Amiga 500 ma più espandibile, dissero gli ingegneri Commodore, ma finirono la genialità tutta sulla motherboard e il design non era ancora pronto. Luca, ma vogliamo riempirli questi slot Zorro? E allora scheda acceleratrice GVP G-Force 68030/68882@50MHz con 32Mb di RAM e controller SCSI 4Mb/s + scheda grafica Village Tronic Picasso II 2Mb + flicker-fixer A2320. Infine GURU Rom, HD SCSI interno da 1Gb ed esterno da 9Gb, CD-ROM Plextor SCSI e Floppy HD. Un Amiga da far impallidire i presentatori di Pimp My Amiga!
Amiga 500 PiStorm
Le soluzioni dell’epoca e moderne per velocizzare ed aggiornare gli A500 non finiscono di stupire. Per un disegnatore 3D come Andrea che da sedicenne ha mosso i suoi primi passi sul (o sulla) A500 con Imagine, i benchmark di PiStorm non l’hanno lasciato indifferente. In esposizione c’erano gli stessi modelli 3d che utilizzava all’epoca, i quali pompati da PiStorm impiegavano pochi minuti a renderizzare, rispetto alle 8 ore dell’epoca! Se volete saperne di più, Andrea ha scritto un articolo più dettagliato: https://www.nerdone.it/2022/09/20/pistorm/
Amiga 1000 + Sidecar pimped
Enrico ha una passione speciale per Amiga e Sensible Soccer, e quindi avendo aggiunto una A1000 alla sua collezione, voleva che l’esperienza di gioco fosse come dire… fluida, e allora perché non pompare all’inverosimile la vecchia Lorraine? E quindi: dual Kickstart 1.3/3.1 con Relocator, 1Mb di chipRAM, 8Mb di fastRAM, 68000@16MHz, Blizzard 500, A590 dentro al case sidecar con HDD SCSI+DVD slot-in+SCSI esterna. Ora Sensible Soccer non lagga 😉
Commodore SFD 1001 con meccanica modificata
Tempo fa Enrico recuperò un particolare drive SFD-1001 con meccanica KO, per cui ingaggiò il nostro Antonio per indagare se fosse possibile montare la meccanica di un disk drive MFM per PC. Penserete che Antonio sia un valido ingegnere elettronico, e che quindi i suoi studi possano averlo aiutato, ma in realtà Antonio fa il cuoco, ma è tanto tanto tanto fottutamente tenace e capace. E quindi rintuzzato e sostenuto da Enrico, dopo giorni di ricerche e prove è giunto al risultato. Meriterebbe una laurea honoris causa per il lavoro che ha fatto! In foto mentre mostra il suo lavoro a qualcuno che aveva “nasato” l’alto livello di nerdaggine che quel drive sprigionava…
CDTV con controller SCSI selfmade
Quando la comunità di appassionati di retrocomputer mondiale non si era ancora organizzata sul web, era molto complicato riuscire a trovare progetti “precotti” per i nostri beneamati, nel senso che github e i servizi di pcbway/jlcpcb erano li li per nascere, anche youtube era ancora spoglio di tanti contenuti. Insomma eravamo già in tanti molto probabilmente, ma non lo sapevamo. In questo contesto, al nostro chef Antonio, venne l’idea di creare un controller SCSI per CDTV, d’altro canto se c’era per amiga 500 perché non farlo per il “gemello da salotto”? Confrontando schemi di controller scsi con quelli dell’ A570, si accorse che i componenti in gioco erano sempre quelli, quindi individuato il pin out del CDTV, si mise al lavoro con carta e penna e schedine millefori. Dopo diverse prove e tentativi, con il timore di bruciare qualcosa… Eureka! Il Controller era fatto! Prodotto in tiratura limitata, è presente su 3 CDTV dei nerdoni. Ora il suo progetto è confrontabile con altri presenti in rete, ma possiamo vantare la nostra personale “Nerdone edition”.
Olivetti PC1HD con modifica compact flash
Il progetto era in cantiere da quasi due anni, con tutti i componenti necessari appoggiati in una scatoletta pronti per essere montati, ma diverse vicissitudini tra cui un corposo recupero che aveva impegnato Matteo in altre attività, aveva fatto slittare questo lavoro. In sostanza il lavoro è consistito nell’applicare, con un po’ di licenze poetiche, il lavoro di ricerca di Simone Riminucci, poi trascritto in una guida ed ospitato dal sito Ti99iuc nella pagina TheOnePage dedicata al PC1. La scelta è stata fatta perché qualsiasi tentativo di riportare in vita il Conner originale era risultato vano. Il progetto in termini pratici e semplicistici consiste nel modificare un flat 40 pin e nel catturare dei segnali dal chip etichettato come 2P20, infine sostituire il bios originale con il famosissimo bios XT-IDE. Se non fosse stato per il lettore di compact flash che si è rivelato essere rotto, la modifica avrebbe funzionato al primo colpo! Superato questo inghippo, immaginate la soddisfazione di Matteo nel vedersi riconosciuto il disco una volta lanciato fdisk. La scelta è ricaduta su Compaq Dos 3.31 perchè occupa poca memoria e riesce a gestire le partizioni fino a 512MB, esattamente la dimensione della compact flash montata. Una dimensione spropositata in confronto ai dischi dell’epoca. Si fosse usato MS-DOS 3.3 si sarebbero dovute creare 16 partizioni oppure si sarebbe dovuto utilizzare un DOS più aggiornato con conseguente maggiore occupazione di memoria. La giornata ha dato a Matteo la possibilità di conoscere Ciro Barile, entusiasta nell’avere visto la modifica realizzata e i ragazzi di RetroCampus Davide e Massimiliano, due mostri di sapienza del PC1 con tanti progetti nel cassetto che speriamo vedranno la luce. L’esemplare esposto era equipaggiato con un interessante monitor a colori con una base specifica per il PC1, in modo da poterlo inserire nell’alloggiamento sottostante, dando quasi l’impressione di avere un compatto. Inoltre c’era collegato un floppy drive esterno da 5,25″, bello quanto inutile.
Amstrad PCW 8256
Definito il brutto anatroccolo da Stefano Paganini di Retrocampus, con il quale abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere, in effetti la definizione risulta appropriata, siccome questo modello di computer da ufficio, venduto tra il 1985 e il 1998, ha raggiunto il numero di 8 milioni di esemplari venduti (contando tutte evoluzioni della serie PCW). In Italia è meno consueto vederlo rispetto a mercati dove Amstrad era più radicata come USA o UK.
Era particolarmente apprezzato per il prezzo veramente economico e per la semplicità di utilizzo, equipaggiato con uno Z80 @3,4MHz e 256 o 512KB di RAM. Non aveva dischi fissi ma solamente uno o due floppy drive stranissimi da 3″. Ne consegue che a livello hardware aveva molto in comune con la serie CPC, ma con un taglio specifico per la produttività da ufficio, infatti non ha chip sonori e grafica a colori, ma vanta più memoria, un monitor fosfori verdi ad alta risoluzione, una stampante in bundle ed un vero e proprio sistema operativo CP/M Plus. Ne consegue che molte software house hanno convertito il proprio codice per questa macchina, visto l’hardware abbastanza comune, non solo sw per la produttività aziendale ma anche giochi! Anche i creatori di SymbOS ( SYmbiosis Multitasking Based Operating System) ne hanno creato una distribuzione per questa piattaforma con risultati sbalorditivi. Detta tra parentesi, SymbOS meriterebbe un approfondimento a parte, ne parleremo in un altra occasione. Per poter mostrare tutto questo software e considerata la penuria di floppy 3″, ho provveduto a montare un emulatore di floppy basato sull’hardware gotek e firmware FlashFloppy. La guida è consultabile dal blog di Fabrizio di Vittorio il quale poi si è mostrato disponibile nella fase di configurazione finale. Effettivamente, un brutto anatroccolo, diventato infine cigno.
Macintosh 128K Drexel University
Una vera chicca per i collezionisti, questa versione proveniente da oltreoceano, con questa D stampigliata sul frontale, ricorda la fornitura che Steve Jobs procurò alla Drexel University facendola diventare il primo istituto scolastico al mondo ad avere un Macintosh, il primo Macintosh, in aula d’informatica. Era il gennaio 1984, e gli studenti di ritorno dalla pausa invernale, trovarono una bella sorpresa!
Apple IIe Platinum con modem “luci e suoni”
Versione super lusso dell’ Apple II contiene tutti i miglioramenti e potenziamenti accumulati nell’evoluzione degli anni. Fu l’ultimo tipo di Apple II venduto fino a fine 1993! Vanta 128KB di RAM, un 65C02, caratteri più piccoli e 80 colonne integrate, una tastiera estesa presa dal Apple IIGS. Collegato via seriale troviamo un modem che di vintage conserva solo l’aspetto, simpaticamente nominato “luci e suoni”, creato dal nostro amico Nicola Avanzi, che dentro monta un ESP32, un amplificatore audio ed un adattatore RS232, in grado di pilotare i led sul frontale del modem e di generare il suono rassicurante dell’handshake dei modem analogici, senza rinunciare alla comodità del wi-fi per poter navigare ad esempio… la BBS di RetroCampus!
Apple IIGS Woz Limited Edition
Si può definire l’evoluzione della piattaforma Apple II da cui eredita il nome, per il passaggio ad un processore a 16 bit (65C816) e una grafica e sonoro di qualità superiore, infatti GS sta per Graphics and Sound. L’ Apple II GS esposto era in versione Woz Limited Edition, vera chicca dei collezionisti, serie limitata ai primi 50000 esemplari prodotti in onore del papà dell’Apple II (e I), Steve Wozniak detto appunto Woz
Apple III
Macchina molto interessante, specialmente dal punto di vista storico, il suo nome infatti viene associato al primo buco nell’acqua commerciale di Apple, vuoi perché non ci lavorò un genio come Woz, bensì un team di normali ingegneri? Questo forse è ciò che pensano i fan dello Steve con la W. La verità è che per mantenere l’elettronica fanless (si dice che Steve Jobs avesse questa fissazione), i componenti interni essendo sottoposti a troppo stress termico, si danneggiassero, quindi furono richiamate 14000 schede madri per essere sistemate con dissipatori più efficienti… il primo reballing di massa! Questo fece calare sul povero Apple III un alone di inaffidabilità, che portava anche le aziende a preferire l’home computer Apple II alla sua evoluzione aziendale. Lo sfortunato III della serie finì di essere prodotto nell’aprile 1984, dopo soli due anni mezzo dal lancio.
Il tempo paradossalmente si ferma e scorre velocissimo allo stesso modo, accelera e frena senza avvertire. Si vorrebbe parlare con tutti, si vorrebbe spiegare a tutti ciò che che si espone, chiedere di ogni cosa esposta, sapere la storia delle persone e delle macchine esposte, siccome un cartello è poco per dire tutto ciò che c’è dietro.
Aspettando il prossimo Brusaporto Retrocomputing 2023, lustriamo le nostre macchine e prepariamo qualcosa di interessante (speriamo) anche per il prossimo anno!
E poi tutti gli altri
Per tutti gli altri ci sarebbe da fare una serie a puntate con tanto di interviste, ogni banco meritava un approfondimento e quattro chiacchiere con gli espositori. Ci limitiamo a pubblicare un po’ di foto scattate da noi, che si vanno ad aggiungere a tutte quelle che stanno impazzando sui gruppi di retrocomputing ed affini.
Oggi voglio parlarvi di PiStorm, una scheda di espansione nata pochi anni fa per Amiga 500 (e CDTV).
Ne ho sentito parlare per la prima volta a Brusaporto Retro Computing nel 2021 e la curiosità mi ha convinto a comprarla per metterla alla prova.
Non è un retrodispositivo come le leggendari schede di espansione degli anni 90, e… lo so, il vero retroNERD non vuole nuovo hardware nel suo amato Amiga! 😀
Ma quando un appassionato dedica anni di fatiche per sviluppare un progetto pensato per il nostro mitico computer, non vale la pena di dedicarci un po’ di tempo?
La scheda si chiama PiStorm ed è un dispositivo di interfaccia (logica glue) che permette di collegare un Raspberry Pi (modello 3A+) direttamente sullo zoccolo CPU di Amiga 500. Il processore 68000 quindi verrà sostituito direttamente dall’hardware PiStorm + Raspberry, che Amiga vedrà come una scheda di accelerazione tipo Big Bang di Hardital, o Terrible Fire… ma con caratteristiche uniche e programmabili!
Ma andiamo con ordine e vediamo passo per passo com’è fatta e come funziona.
Pistorm è un dispositivo di piccole dimensioni, poco più grosso dello zoccolo del Motorola 68000.
L’ho acquistato da AmigaStore.eu qualche mese fa a poco più di 40 Euro (negli ultimi mesi il prezzo è salito alle stelle: adesso costa quasi 60 Euro e il Raspberry non è incluso!).
Contiene Altera Max II, un CPLD (Complex Programmable Logic Device) che sarà l’interfaccia hardware tra Raspberry e Amiga!
Si collega tra lo zoccolo Motorola 68000 di Amiga 500 e Raspberry Pi.
Una volta assemblato sarà così:
PiStorm sotto… RaspBerry sopra. Nient’altro!
Il secondo passo sarà la programmazione.
Le modalità di utilizzo del PiStorm sono sostanzialmente due, con caratteristiche molto diverse tra loro:
La prima sarà con sistema operativo Raspberry Pi OS
La seconda sarà JIT con un sistema operativo chiamato Emu68
Le differenze sono principalmente che la prima modalità sarà la più flessibile, con tante caratteristiche configurabili ma anche la più lenta.
La seconda, sarà con conversione diretta delle istruzioni in codice macchina, la più veloce e “diretta” ma con meno configurazioni possibili.
Partiamo dalla prima modalità, l’emulazione software con sistema operativo Rasberry Pi OS
Va preparata la SD card con il sistema operativo Debian “Raspberry Pi OS” esattamente come si fa con un normale Raspberry.
Con il Rasberry e PiStorm dentro il nostro Amiga 500, accendiamo l’alimentazione.
Lo schermo rimarrà scuro e il led non si accenderà. Panico? No, è tutto normale! L’emulazione della CPU non è ancora avviata e l’Amiga è senza il suo amato Motorola 68000!
Non c’è da preoccuparsi, è come se fosse in stato di RESET.
Attraverso un collegamento SSH dal vostro PC, collegatevi all’indirizzo IP del Raspberry e inserire le credenziali (di default Nome: pi, password: raspberry) e sarete nella Shell di Raspberry OS!
Con alcune righe di comando che trovate sul sito dell’autore di PiStorm (https://github.com/captain-amygdala/pistorm), si installerà l’emulatore software (chiamato Musashi) con le librerie e i files di configurazione necessari per il funzionamento. Si programmerà il CPLD (sempre secondo le istruzioni del sito) e sarà tutto pronto!
Ora, basterà modificare il file di configurazione con le nostre impostazioni preferite e saremo pronti ad usare il nostro “nuovo” Amiga.
Grafica RTG (per rimappare in HDMI il secondo monitor e utilizzarlo come fosse collegato ad una Picasso oppure utilizzarlo come schermo primario).
VirtualSCSI per montare i dischi immagine degli HD Amiga.
Cartella condivisa in tempo reale con dispositivi esterni via WiFi! Potete caricare files su Amiga direttamente da qualsiasi dispositivo esterno via WiFi con FTP!
Una volta terminate le configurazioni, saremo pronti ad avviare il sistema con:
sudo ./emulator --config amiga.cfg
In base al file di configurazione, il sistema si avvierà con il kickstart, la RAM, e l’immagine disco di Amiga che avete impostato.
Adesso Amiga funzionerà come se niente fosse, con una CPU, un disco fisso, la Ram e la scheda video emulata da Raspberry!
Le performance non saranno velocissime ma comunque notevoli (si parla comunque di due volte la velocità di un Amiga 3000!).
Il grosso vantaggio è l’espansione di RAM di max 128MB a 32bit e la possibilità di pilotare un monitor in HDMI, a 24bit! Per chi ama la grafica come me, è una meraviglia!
La seconda configurazione: Emu68.
Sostanzialmente funziona come una macchina virtuale: ci sarà un piccolo sistema operativo che si occuperà di tradurre in tempo reale (JIT) le istruzione in codice macchina da Motorola 68000 ad ARM del Raspberry. Questo permetterà di avere una enorme velocità di esecuzione!
In questo caso le opzioni saranno inferiori:
si potrà scegliere il kickstart, il disco fisso (che sarà una partizione della SD card collegata direttamente al Raspberry e farà accesso diretto!) e la visualizzazione RTG come scheda video Picasso.
L’Amiga prenderà il volo e permetterà di fare cose impensabili: tipo renderizzare progetti di Imagine o Real 3D in tempi ‘umani’ 🙂
Ma qual è il vantaggio di tutta questa fatica?
Innanzitutto siamo dei NERD, giusto? Quindi queste cose sono bellissime!
E poi, è molto comodo avere un Amiga completamente accessoriato senza avere hardware esterno, per sperimentare configurazioni, schede video e HD diversi solo modificando configurazioni software e hardware (portarlo agli eventi diventa molto più semplice) . È quasi un laboratorio, per sperimentare le potenzialità di hardware differenti senza dover cambiare componenti e rischiare di danneggiare i nostri retrocomputers.
Lo consiglio per chi ha voglia di “smanettare” con il proprio 500 e provare a portarlo al limite… con una piattaforma opensource che ogni mese presenta qualche nuova sorpresa e qualche nuova possibilità. Tutto questo permette di apprezzare la magia dell’hardware e del software Amiga, che funzionano ancora perfettamente anche con hardware nato 30 anni dopo di loro!
Per la cronaca di questa bellissima giornata, vorrei partire dal fondo, ovvero dai ringraziamenti.
Il senso di gratitudine per aver vissuto questo ricchissimo evento, va innanzi tutto a Daniele Lena e ai “locals” che lo hanno aiutato, quindi al Comune di Brusaporto che ha patrocinato l’evento e messo a disposizione il centro Polivalente.
Un grande grazie va inoltre agli espositori che hanno messo il loro tempo e le loro risorse a disposizione del pubblico. Essendo anche noi espositori, sappiamo il tempo e la cura impiegata per arrivare il giorno dell’evento con tutto funzionante e perfetto. Per noi Nerdoni, BrusaRetro è così sentita che quando un restauro riesce particolarmente bene, o quando recuperiamo un esemplare importante, o facciamo una scoperta particolarmente interessante, ci diciamo nelle nostre chat “questa la esponiamo a BrusaRetro!”.
Ed infine un riconoscimento va al pubblico che nonostante i vincoli e le scomodità è accorso numeroso, riempendo la sala di nerdaggine già dalla prima mattina.
Ed ora passiamo alla cronaca della giornata.
La partenza
La partenza
Diciamo che i NerdOni hanno inclinazioni diverse in fatto di collezionismo… ed anche in fatto di orario di sveglia la mattina, per cui, complice la forbice di allestimento dalle 8 alle 9, la compagine NerdOna è arrivata in ordine sparso dalle 8 alle 9 meno un minuto.
Daniele, la prossima volta, dacci le chiavi che veniamo ad aprire noi… 😉
Prima il dovere…
…e poi il piacere!!!
La giornata
L’impressione quando il pubblico entra in sala è che il tempo cominci a scorrere più velocemente, in un attimo è già ora della pausa di mezzogiorno.
Sono tante le cose che hanno suscitato l’interesse dei visitatori, seguono delle foto prese “live” da noi e dai visitatori.
foto di famiglia
Nonno e nipoti insieme
Andy Warhol approved
tanta roba!
plottera come se non ci fosse un domani
plastikonen tetesken!
va sull’internet!
oooohhhhh
e usiamoli ‘sti due tasti per C64
spaccio di floppy rarih!
la migliore!
segnali di fumo da altri stand
Matrix style!
Abbiamo cercato di esporre cose interessanti che suscitassero almeno un “oh” a chi passava davanti ai nostri tavoli.
Non sono mancati episodi divertenti e molto nerd come le modifiche in tempo reale ad un A500 rev 5 per portare la chip RAM da 512Kb a 1 Mb (senza la modifica, l’espansione nella trap door veniva vista come 512KB di slow ram)
Occhi buoni e mano ferma! Mod su mobo in scioltezza… ma a chiappe strette
Avevamo messo in piedi anche un servizio per cottura di PLA C64 in tempo reale, sempre meglio fare scorta…
Cottura in corso…
Insomma, abbiamo fatto di tutto per contribuire a rendere l’ambiente il più divertente possibile… ed è stata una bella gara… anche gli altri espositori volenti o nolenti hanno reso l’aria bollente, anzi… irrespirabile…
Mi piace l’odore dei RIFA di mattina…
Non possiamo citare tutte le magnifiche cose esposte, non ce ne vogliano gli espositori non citati… Ricordiamo solo la significativa demo funzionante ispirata al film Wargame dei nostri dirimpettai Retrocampus che potete vedere qua in una versione “da studio” (preferisco questa a quella live, per questioni di rumore di fondo). Link al video L’uomo “del trolley rosso” Ezio Bagnis ha deliziato i partecipanti con una degustazione enogastronomica delle eccellenze piemontesi, decisamente abusiva, quanto altrettanto gradita. E cosa dire dei pezzi da 90 esposti da ESoCoP, giustamente “sotto teca”…
Della serie “pochi ma buonissimi…”
E come non ricordare il router messo a disposizione di chi aveva bisogno di internet, come narra il noto passo delle sacre scritture, “avevo bisogno di banda e me ne avete dato”. In tema telecomunicazioni, visto l’interesse suscitato, Nico avrà l’obbligo morale di preparare un bell’articolo/tutorial con un po’ di materiale succulento sulla realizzazione del modem old style (in realtà è wi-fi) con tanto di composizione del numero e handshaking.
Erry ama così tanto il felpone blue Royale che non ha tolto nemmeno il cartellino, o lo ha lasciato per rivenderla subito dopo?
Per l’occasione ci siamo dotati di felpone blue royale (voluto fortemente da Erry) in stile teletubbies con tascone porta floppy e logo aziendale. Tale felpone ha riscosso talmente tanto successo che abbiamo anche la nostra prima fan “felpone dotata”.
Il ritorno
Purtroppo “tempus fugit” e viene inesorabile il momento di sbaraccare e mettersi in viaggio per rientrare… anche se c’è qualcuno che avrebbe voluto restare ancora li, improvvisando un sit-in nel bagagliaio!
Non è un segreto che noi Nerdoni siamo dei fan sfegatati di Brusaporto Retrocomputing e non nascondiamo che l’aver saltato l’edizione 2020 ci ha addolorati come il vedere un tir di commodore boxati andare al macero…
Uno slogan essenziale, ma carico di significato
In attesa di ripartire, in questi due anni di chiusura forzata abbiamo lavorato nei nostri laboratori, garage, cucine, cantine, mansarde, per riportare al loro splendore originale le nostre macchine. Abbiamo parlato a tutti della nostra passione, abbiamo salvato dall’oblio o peggio, dalla distruzione, tanti esemplari, belli e brutti, rari e comuni, senza fare distinzioni.
Dai primi di settembre 2021, con la certezza che il mitico Daniele Lena & Co. (santi subito) avevano avviato la macchina organizzativa, eravamo con i nostri browser preferiti sul sito http://www.brusaretro.it/, facendo costantemente CTRL+F5 per vedere apparire la form delle iscrizioni, fino a quando, un giorno:
Nico, come un falco, arriva prima di tutti…
Subito ci assicuriamo di prenotare e comunicare il nome degli espositori e le macchine coinvolte. Daniele ci risponde con molta disponibilità e la cosa è fatta.
Il nostro augurio è di incontrarvi dal vivo per potervi mostrare le nostre macchine e per scambiare due chiacchiere sulla nostra passione, ma come si sa, non tutti potranno essere presenti fisicamente. Vogliamo presentare in questo post, come in una mostra virtuale, ciò che esporremo a Brusaporto Retrocomputing 2021.
Commodore CBM 8032-SK
Se la tira perché sa di essere bello…
E’ difficile trovare parole originali ed inedite per questo computer fantastico, siccome tante ne sono già state spese. Ogni sua curva è da accarezzare col dorso della mano, un vero e proprio pezzo di design. Proprio questo design è avvolto da aneddoti mitici che riguardano Porsche Design, Ira Velinsky ed il marketing Commodore. Di queste curiosità e di altre ne parleremo a Brusaporto… a proposito… sapete per cosa sta SK?
VIC 1001 (tastiera PET style)
(Immagine di repertorio fonte: www.vic-20.it)
La versione “nippona” che fece da apripista al VIC-20 “nostrano”. Come non ricordare la famosa frase coniata da Jack Tramiel per aggredire (è proprio il caso di dirlo) il mercato giapponese: “I giapponesi stanno arrivando, quindi dobbiamo diventare giapponesi”. Tramiel si riferiva al fatto che l’invasione di home computer giapponesi a basso costo si sarebbe diffusa inesorabilmente, per cui invece di contrastare questo trend, Commodore avrebbe dovuto cavalcarlo con una proposta propria ancora più aggressiva in termini di prezzo e di soluzione tecnica.
EDS C64
Plastikonen indistruttibilen tetesken!
Probabilmente dopo un’oktober fest finita male, i tedeschi di EDS ebbero l’idea di progettare un case “aftermarket” che contenesse un intero sistema Commodore 64 + 2 drive 1541 + 1 datassette 1530. La tastiera originale portata fuori risultava minuscola rispetto al resto, per cui ci aggiunsero un comodo tastierino esadecimale, per non farsi mancare niente. Perchè poi accontentarsi di un banalissimo kernal originale, quando con un deviatore ne potevi avere quattro? Nacque quindi questo panzer teutonico da 30Kg, sgraziato, enorme, al quale serve una scrivania apposita, ma che è diventato uno dei sacri graal del collezionismo Commodore. Altra cosa banale: è bellissimo. (Sconsigliato per chi soffre di ernia al disco)
Commodore SX-64 Executive Computer
(fonte wikipedia.it)
Un altro pezzo “da 90” della Commodore, lo sterminatore delle diottrie, la gioia degli oculisti, ma a COLORI!!! Portarlo con il suo maniglione rassicura e ricorda costantemente il peso di essere Executive! Un grande incentivo a venire a Brusaporto: quello che vedrete in mostra ha delle peculiarità tecniche ed estetiche che lo rendono UNICO. Non potete mancare. Piccolo spoiler: dual drive, ma non solo. (Avvertenze: da utilizzare esclusivamente a bordo piscina con camicia sbottonata su abbondante petto villoso)
Commodore C128DCR
Amichevolmente chiamato dai Nerdoni “il computer dello zio ricco” il C128D in versione CR era pensato per i parenti un po’ meno abbienti. Mancava di un case plasticoso con maniglione e porta tastiera e per portarlo ti dovevi organizzare in autonomia… ma hey! Ti portavi appresso 5 computer in 1, e potevi “spistolare” con il CP/M comodamente dalla tua cameretta… Venite a BrusaRetro e vedrete un 128DCR con montato un Basic 8, se non è una chicca questa!
Commodore Amiga 1000
siamo stanchi delle foto da rivista, eccovene una in azione!
Tutti sappiamo quanti errori ha fatto Commodore nella sua storia, ma se dobbiamo citare uno dei maggiori successi a livello di scelte imprenditoriali della suddetta, beh… l’essersi tenuta il progetto Amiga rientra nella Top 3. Se n’è uscita sul mercato con la più bella delle “amighe”, con un computer che offriva prestazioni e delle features che la concorrenza avrebbe raggiunto solo anni dopo. Ci sembrava doveroso portare il migliore, anzi, la Migliore, a Brusaporto.
Commodore Amiga A500 (pimpata)
Questo esemplare farà storcere il naso ai “fighetti” puritani del retrobright/boxato/mint/rare/comenuovo.
Ma è unico perché:
E’ sempre aperta (notare il femminile), cioè le viti sotto non ci sono!
Ha un adesivo apple che non c’entra un caxxo ma sicuramente il suo padrone (Andre!!!), sedicenne all’epoca, pensava che fosse fichissimo
Prima di essere di Andre, era di Batman (o almeno di Alfred)
Ha la scritta Amiga rifatta in nero indelebile e penna Bic e quindi va più forte
Ridi ridi sotto al cofano e sulla sx ha due “chicchine” niente male
Potesse raccontare quello che ha visto e fatto…
E’ a suo agio a fare 3D… si avete capito bene, modellazione 3d su Amiga 500
Commodore Amiga 500 New Art Limited Edition
fonte internet
Vedrete dal vivo queste due Amighe speciali, dal discutibile design teutonico primi anni 90. Belle come una Golf 2 GTI verde metallizzata con gli adesivi fluo sulle fiancate e impianto stereo Blaupunkt. Design by Stefanie Tucking, famosa deejay radio e televisiva tedesca che purtroppo è venuta a mancare improvvisamente il 1° dicembre 2018. Questi modelli particolari solleticheranno le sinapsi dei collezionisti di serie limitate. Non mancate a Brusaporto per vederle e farvi un selfie insieme!
Commodore Amiga 2000 (pimpata)
a suo agio in mostra, ammicca furbescamente con i suoi 1024 colori
Alla Commodore dopo essersi resi conto di avere fatto una cosa bellissima (A1000), hanno pensato che dovevano progettare anche qualcosa “di sostanza”. Un computer espandibile, indistruttibile ma economico, quindi decisero di mettere un gioiello di motherboard in un cassone da assemblato taiwanese. Quando si suol dire: “è brutta fuori, ma è bella dentro”. Siccome siamo in vena di modi di dire, sull’aria di “ogni scarrafone è bell’a mamma soja”, Luca ci porta il suo A2000 aka “cassone” della sua adolescenza piuttosto pimpato (cose tipo Picasso, GVP 68030, Guru ROM, bla bla bla) con tutto il materiale con il quale faceva 3D insieme al compare Andrea di cui sopra. Vedrete cose che voi umani…
Bene! la rassegna virtuale ed un po’ scherzosa delle cose che porteremo è finita. Non vediamo l’ora di incontrarvi a Brusaporto Retrocomputing 2021!
Commodore 1081 stereo monitor dark tube PAL EU 220V-240V KH543/00E – NR.TY 11627025324 – year 1986?
Sì, avete letto bene: stereo. Lo sottolineo perché fino a qualche giorno fa pensavo che il 1081 fosse un monitor (esclusivamente) monofonico. Incredibilmente, invece, esiste anche in versione stereo, ma non è identificabile “a prima vista” in quanto sostanzialmente identico al più diffuso 1081 monofonico. Nel nome non è stata aggiunta la “S”: se l’avessero chiamato “1081S” tutto sarebbe stato più chiaro! 🙂 Ma sono le connessioni presenti sul retro del monitor a rendere le cose ancora più “criptiche”. Per l’audio in ingresso troviamo infatti un singolo connettore RCA, il che facilmente porta a supporre che si tratti di un monitor monofonico, ma non è così. L’audio in ingresso nella presa SCART ha invece pieno supporto stereo: il pin 2 è il canale destro (R) ed il pin 6 è il canale sinistro (L). Controllando direttamente la scheda principale ho verificato che l’unico ingresso audio RCA è cortocircuitato al pin 6 (L) della presa SCART (verifica che è possibile fare anche con un tester senza smontare il monitor). Per determinare se un 1081 risulti mono o stereo possiamo anche semplicemente verificare la presenza o meno dell’altoparlante di destra utilizzando una luce attraverso i relativi tagli: l’altoparlante di destra è presente soltanto nella versione stereofonica, mentre nella più diffusa versione monofonica i tagli lasceranno intravedere l’interno del monitor.
Il 1081 stereo sembrerebbe esistere soltanto in versione PAL ma, dalle (poche) info presenti in rete, non sono riuscito a stabilire con certezza se questa affermazione corrisponde al vero.
Considerando le capacità audio stereofoniche dell’Amiga 1000, credo che il miglior monitor che si possa abbinare a questa favolosa macchina sia proprio il Commodore 1081 stereo. In effetti, il monitor di questo articolo è proprio quello che accompagnava l’Amiga 1000 oggetto di un altro mio articolo su Nerdone.it (rigrazio ancora Tiziano G., ma anche Alle per la consegna! 🙂 ). Sperando di fare cosa gradita, vista la rarità di questo modello, ho scelto di pubblicare molte immagini (soprattutto delle parti interne).
Nonostante la polvere, il monitor si presentava comunque in ottime condizioni estetiche:
Una volta aperto, mi son reso conto che anche l’elettronica si trovava in uno stato di conservazione eccellente (le seguenti foto sono state scattate appena aperto, senza togliere nemmeno la polvere):
Successivamente, ho smontato le varie parti del monitor. Nelle seguenti foto potete vedere le schede coi condensatori elettrolitici originali e le plastiche di sportellino e pulsante d’accensione (sono riuscito a smontare queste plastiche senza romperle, cosa per nulla scontata!):
Dopo lo smontaggio sono passato alla pulizia dell’elettronica e del CRT. Vista la sola presenza di polvere, ho eseguito una semplice pulizia con l’aspirapolvere utilizzando la spazzola aspirante in dotazione.
Ho poi scattato diverse foto anche al CRT, che in questa versione è caratterizzato da uno schermo piuttosto nero (aspetto che, di solito, è segno di qualità), mettendo in evidenza alcuni dettagli del giogo:
Come sempre, considerando l’età di questo pezzo d’elettronica, è importante procedere alla sostituzione dei condensatori elettrolitici. In questo modello i condensatori elettrolitici sono in totale ben 59, dei quali uno (C473) è bipolare (non polarizzato).
Con tanti condensatori da cambiare, ho pensato d’acquistare un “recap kit” già pronto, ma per questo modello non l’ho trovato. Tuttavia, considerando che l’elettronica Philips di questo monitor risulta molto simile a quella di un 1084S-P, ho acquistato:
un recap kit di qualità per 1084S-P;
i pochi condensatori differenti/mancanti.
Acquistando un recap kit per 1084S-P da arcadepartsandrepair.com (link diretto QUI) occorre aggiungere i seguenti condensatori:
C112 400V 100uF SNAP-IN (for 220V-240V EU/UK/AU version) acquistabile separatamente da arcadepartsandrepair.com
C232 16V 47uF (50V) Nota: nel recap kit per 1084S-P di arcadepartsandrepair.com C232 è fornito ma risulta da 22uF
C401 25V 2.2uF (50V)
C496 16V 47uF (50V)
C497 63V 1.5uF (sostituito con un 100V 2.2uF in quanto 1.5uF è obsoleto)
C566 63V 1uF (160V)
Di seguito riporto in inglese tutti i dettagli tecnici dei condensatori elettrolitici. (nota: l’Euro connector è ovviamente la presa SCART).
Commodore 1081 stereo monitor (aka "1081S") dark tube PAL EU 220V-240V [KH543/00E - NR.TY 11627025324 - year 1986?] electrolytic capacitors list
All electrolytic capacitors are through hole radial.
The voltages in brackets listed below are the values I actually used.
* = capacitor not present (or different) in the recap kit for 1084S-P of arcadepartsandrepair.com
Neck board (PCB # 3138 103 30871):
C717 200V 4.7uF (250V) (sometimes labeled C716; can be 400V 10uF, CHECK!!!)
Power Supply board (PCB # 3138 103 30861):
* C112 400V 100uF SNAP-IN (for 220V-240V EU/UK/AU version)
C116 16V 47uF (50V)
C122 50V 1uF
C144 200V 47uF (250V)
C145 35V 470uF
C146 25V 470uF
RGB board (PCB # 3138 103 30712): (3" x 2" PCB attached to main board)
C258 16V 47uF (50V)
Audio Amp board (PCB # 3138 103 30830): (PCB located above the Euro connector)
C382 25V 4.7uF (50V)
C383 25V 4.7uF (50V)
C390 50V 1uF
C391 50V 1uF
C394 25V 1000uF
C395 16V 220uF (35V)
C396 16V 220uF (35V)
Main board (PCB # 3138 103 30852 - 86-20):
C204 10V 100uF (25V)
C205 10V 100uF (25V)
C206 10V 100uF (25V)
C214 16V 100uF (25V)
C216 16V 47uF (50V)
* C232 16V 47uF (50V) (in the recap kit for 1084S-P of arcadepartsandrepair.com C232 is provided but it's a 22uF cap)
C233 16V 100uF (25V)
C234 50V 1uF
C334 63V 0.47uF (250V)
C345 16V 10uF (50V)
C346 35V 470uF (labeled C348 on the bottom of the board)
C347 35V 100uF (50V)
C352 35V 680uF
C361 16V 47uF (50V)
* C401 25V 2.2uF (50V)
C412 16V 10uF (50V)
C433 16V 100uF (25V)
C446 50V 1uF
C447 25V 4.7uF (50V)
C461 63V 2.2uF (100V)
C462 35V 22uF (50V)
C473 50V 4.7uF BP (BI-POLAR)
C474 50V 1uF
C482 50V 1uF
C485 35V 22uF (50V)
C491 25V 470uF
C492 16V 330uF (50V)
C493 35V 470uF
C494 200V 47uF (250V)
* C496 16V 47uF (50V)
* C497 63V 1.5uF (used 2.2uF 100V instead as 1.5uF is obsolete now)
C505 10V 100uF (25V)
C507 16V 47uF (50V)
C511 16V 100uF (25V)
C512 16V 47uF (50V)
C537 16V 47uF (50V) (labeled C357 on the bottom of the board)
C544 16V 22uF (50V)
C562 16V 100uF (25V)
* C566 63V 1uF (160V)
C574 16V 100uF (25V)
C585 25V 4.7uF (50V)
C634 16V 22uF (50V)
C636 16V 22uF (50V)
C638 35V 100uF (50V)
Nelle seguenti foto potete vedere il lavoro di recap che è stato eseguito sulle varie schede:
Ho proseguito con un semplice ma accurato lavaggio delle plastiche con acqua calda e sapone neutro.
Per concludere, una sequenza fotografica che mostra il risultato finale di questo “restauro”:
Niente male, eh? Come l’Amiga 1000, anche il “suo” storico monitor è tornato all’antico splendore! 🙂
Un’ultima considerazione: come già detto, in rete si trovano pochissime informazioni su questa versione di 1081. Se siete in possesso di un 1081 stereo lasciate un commento qui sotto specificando, possibilmente, eventuali differenze e/o aspetti degni di nota. Grazie!
Quando sento parlare dei tempi d’oro delle Bulettin Board System, mentre tutti si animano e sorridono, pensando ai bei tempi andati, mi si stampa in volto un’ espressione ebete dallo sguardo vitreo ed inespressivo, come un italiano medio che si trovasse ad ascoltare la telecronaca di una partita di baseball insieme ad un gruppo di super tifosi degli Yankees!
Il motivo è semplice, ovvero che quel periodo non l’ho vissuto, vuoi per la tirannia dei miei genitori (che così facendo hanno creato un mostro), vuoi perchè, se anche avessi avuto un Commodore 64, mai e poi mai i tiranni (vedi sopra) mi avrebbero dotato di un costosissimo “adattatore telematico”.
Aggiungi che nell’immaginario comune, con quei cosi “attaccati al telefono”, se sbagliavi numero e ti scappava di chiamare tal Professor Falken, c’era la possibilità di scatenare un conflitto termonucleare tra Russia e USA, o più concretamente di vedersi recapitata una bolletta della SIP da 1 milione di lire…
‘tacci tua Matthew Broderick, colpa tua se non mi hanno preso il Commodore!
Il mio accesso alla rete telefonica è avvenuto successivamente con la nascita di quella immensa galassia di internet service provider. Avevo comprato un abbonamento che mi permetteva 20 ore di connessione al mese ad una cifra flat irrisoria, ma questa è un’altra storia…
Ora invece che sono un adulto socialmente ed economicamente emancipato, che a quella che una volta era la linea telefonica si connette anche la lavatrice, mai mi complicherei la vita cercando di collegarmi ad una BBS con il mio amato C=.
Ma da un po’ di tempo a questa parte le cose sono cambiate! Finalmente posso cancellare quell’espressione ebete dal mio volto, perché finalmente so cosa significa “frequentare” una BBS!
La BBS in questione la conoscono già in molti “addetti ai lavori”, e come set di caratteri usa il PETSCII, infatti è fatta per essere consultata con i nostri beneamati Commodore, ma non solo! Parliamo della BBS di RetroCampus, sviluppata dall’ uber nerd Francesco “Ciccio” Sblendorio.
Collegarsi non è complicato, partendo dallo strumento, ovvero il modem, esistono tantissimi kit di modem wifi per Commodore, o per i più pratici ce lo si può anche autoprodurre. Una volta in possesso di uno strumento per collegarsi al web, serve digitare l’indirizzo e la porta della BBS.
Lascio il link con le istruzioni da seguire per collegarsi.
La BBS di retroacademy non è un semplice esercizio di stile, al contrario cresce e si aggiunge sempre di nuove funzionalità.
Sotto vediamo una schermata piuttosto aggiornata al momento in cui scrivo.
Quante informazioni in 40 colonne…
Oltre alle sezioni divulgative di RetroCampus e RetroAcademy esistono tutte le aree degne di un portale moderno senza mancare le quelle amate dai più retro’.
La sezione delle testate giornalistiche mostra una scelta non banale delle fonti, ad esempio MedBunker, TPI, Il post, o Butac, solo per citarne alcune. Se siete dei veri nerd, la mattina a colazione, la rassegna stampa ve la fate dal vostro C64, mica sky tg24!
Per i più giocherelloni, la sezione games offre i classici tris, forza 4 (ci ho perso dei pomeriggi contro quel maledetto!) o le più mitiche ed ostiche avventure testuali, giocabili direttamente da BBS.
La sezione “servizi” però merita una menzione speciale. Mi è capitato a Brusaporto e poi a Bologna Nerd di vedere la funzione di download con salvataggio su disco ( su un disk drive 1541) di un gioco e la cosa mi ha lasciato a bocca aperta.
Cosa dire poi della moda del momento: la chat!
…ma chattare a 80 colonne con il computer dello zio ricco, non ha prezzo!
Ultimamente la chat si sta animando, e va di moda provare a collegarsi in chat con i dispositivi più disparati. Si sono visti C16 (ero presente in chat quando Francesco Gori stava ultimando i test sul suo modem per C16), C64, C128 a 80 colonne, Amiga, IBM e cloni 8086, PC windows e si vedono circolare ultimamente anche dispositivi android.
Un saluto da Nico dal suo IBM 5150 supercarrozzato, condensatori al tantalio tremate!
ma quel modem in alto a sx???
Sia chiaro, di BBS ce ne sono sempre state, ma in quest’era di social e di connettività sempre presente, abbiamo finalmente una BBS nuova, in italiano, che non solo richiama le BBS dei tempi d’oro, ma si apre a nuove funzionalità e originali offerte di contenuti, tipiche dei nostri tempi, senza dimenticare di restare “a nostra immagine e somiglianza”.
Quindi cosa aspettate? aprite il vostro emulatore di terminale petscii preferito, e troviamoci in chat!
Look “total black” per un collegamento di classe! (PETSCII art by Kody)
[World’s first full GALs GVP G-Force Combo 030 50 MHz accelerator card]
Fin dal lontano 1990 io e i miei amici amighisti non eravamo “nella media” degli utenti Amiga: la passione per la grafica 3D ci aveva travolto in pieno con programmi come Sculpt-Animate 4D, TurboSilver, Imagine e, più tardi, Real 3D e LightWave 3D. Va da sé che la bramosia di velocità nel calcolo era all’ordine del giorno: il povero 68000 nudo e crudo arrancava… notti intere passate con l’Amiga acceso e la mattina, al risveglio, il primo pensiero non era la scuola: era quello d’accendere il 1084S e vedere “se aveva finito”! Al fine di potenziare il mio Amiga 2000 il primo passo fu quello d’acquistare, intorno al 1991, una scheda acceleratrice, si trattava di un prodotto italiano: Hardital Big Bang. Montava un 68030+68882 a 25 MHz e 2 Megabyte di RAM. L’accelerazione era davvero notevole, ma buona parte del sistema (espansione RAM SupraRAM 2000 e controller HD Commodore A2090A) rimaneva a 16 bit stretta nel collo di bottiglia del bus Zorro II. Venduta la Big Bang ad un amico (Andrea!), convinsi mio padre, fortunatamente appassionato di tecnologia anche lui, a spendere una fortuna per acquistare una splendida scheda acceleratrice GVP G-Force Combo 030 clockata a ben 50 MHz… praticamente un missile all’epoca (1992)! Questa scheda ha potenziato il mio Amiga 2000 in tutti questi anni ed è in uso ancora oggi. Caratteristiche:
CPU 68030 a 50 MHz, PGA
FPU 68882 a 50 MHz, PGA
4 Megabyte 32-bit Fast RAM saldati on-board
3 SIMM sockets (supportano solo moduli SIMM a 64 pin proprietari GVP da 1 o 4 Megabyte)
controller SCSI-II con chip 33C93A a 14 MHz, connettore SCSI interno 50 pin ed esterno DB25
32 bit expansion bus proprietario per la potente scheda grafica GVP EGS 110/24 (un sogno, introvabile!)
Ammiratela in tutto il suo splendore originale, completa di 3 SIMM GVP da 4 Megabyte ciascuna (RAM totale 16 Megabyte):
Il disco SCSI IBM è attaccato alla “schiena” della scheda (è proprio il disco originale che usavo all’epoca, funziona ancora!)
Completa di Guru-ROM per prestazioni SCSI da paura!
Le schermate di Sysinfo non lasciano dubbi sulla potenza del prodotto, guardate soprattutto le performance del disco SCSI: quasi 4 Megabyte al secondo nel 1992!
Smell the Rubber? 🙂
L’Amiga 2000 così potenziato è stato il mio computer principale d’uso quotidiano fino al 2000-2001: oltre alla grafica 3D navigavo su Internet, gestivo la posta elettronica, masterizzavo audio CD e compilation di MP3, ecc…
Poi, per circa 15 anni, è rimasto inutilizzato nella mia cameretta a casa dei miei, ma in questi ultimi anni, col “ritorno di fiamma” della passione per il retrocomputing, l’ho riscoperto e sto cercando di restaurarlo/conservarlo al meglio.
Durante alcuni severi test di lettura/scrittura su HD mi sono accorto che alcuni file risultavano corrotti (copie non fedeli al 100% del file d’origine):
Ho cominciato ad indagare per capire quale potesse essere la fonte del problema. Il primo indiziato è stato il disco fisso: ne ho messo un altro (grazie Matte!) ma il problema persisteva identico. Provando e riprovando ho notato che gli erorri erano assenti a sistema appena acceso (da freddo) ma si presentavano sempre più numerosi via via che passavano i minuti. Di conseguenza, ho pensato potesse essere un problema di surriscaldamento: su questa scheda ci sono 8 PAL che diventano bollenti, si fa fatica ad appoggiarci sopra i polpastrelli!
La prima azione che ho pensato di fare è stata quella di migliorare il flusso d’aria che raffredda la scheda: le 8 PAL si trovano vicine al fianco dell’alimentatore dell’A2000, fianco che è privo di asole per il passaggio d’aria (le asole sono presenti soltanto sul lato frontale).
Non è proprio la posizione migliore per una buona dissipazione del calore…
Mi sono quindi trasformato in un fresatore 😀 ed ho fresato 38 asole sul fianco dell’alimentatore rivolto verso la scheda acceleratrice; inoltre, per mantenere un flusso d’aria veloce, ho parzializzato le asole originali incollando un lamierino all’interno dell’alimentatore stesso.
Ora l’aria passa anche lateralmente!
Infine, ho applicato un dissipatore di alluminio su ciascuna PAL:
I successivi test di lettura/scrittura su HD hanno mostrato un notevole miglioramento, gli errori erano pochissimi, ma qualche errorino rimaneva… non potevo accettarlo… 😉
La convinzione che il problema potesse essere il risultato di anni di forte surriscaldamento di queste benedette PAL mi ha spinto a cercare una strada per sostituirle. Ma come fare? Parallelamente, l’amico Nicola stava sperimentando la lettura di alcune PAL e la loro sostituzione con GAL (chip più moderni) programmate in modo da risultare perfettamente compatibili. Le GAL sono chip più performanti e non scaldano come le PAL. Avete capito, ora il nostro comune obiettivo sfidante era chiaro: dovevamo in tutti i modi riuscire a sostituire le 8 PAL con 8 GAL! 😀
Il primo problema da risolvere era ovviamente quello di reperire il codice con cui gli ingegneri della GVP avevano programmato le 8 PAL: sul web non si trovava nulla di nulla! Abbiamo quindi tentato di leggere il codice delle PAL, ma tutte 8 sono risultate protette… delusione totale!!!
A questo punto, incredibilmente, il destino si è fatto vivo: Nicola ha trovato ed acquistato (fra l’altro a Rubiera, di fianco a casa!) una rara scheda praticamente IDENTICA alla mia, eccola qua:
Era un chiaro segnale che non dovevamo per nessun motivo mollare, anzi: dovevamo puntare ancora più dritti verso il nostro obiettivo! 😀 Infatti, incredibilmente, la lettura delle 8 PAL della scheda di Nicola ha avuto pieno successo, nemmeno una è risultata protetta! Questa cosa ci ha davvero sorpreso, mai ce lo saremmo aspettato.
Le PAL presenti sulla mia scheda (REV 3 – 1.02) sono:
U34-74F4 AMD PAL20L8-5PC
U35-5F54 MMI PAL16L8DCN
U36-90C6 TI TIBPAL20R6-7CNT
U37-4D7B AMD PAL16L8-5PC
U38-38CC AMD PAL16L8-5PC
U39-F029 AMD PAL20L8-7PC
U40-B520 AMD PAL16L8-5PC
U53-A2B1 AMD PAL20L8-7PC
Le PAL presenti sulla scheda di Nicola (REV 3 – 1.03) sono:
U34-74F4 TI TIBPAL20L8-5CNT
U35-5F54 MMI PAL16L8DCN
U36-90C6 AMD PAL20R6-7PC
U37-4D7B AMD PAL16L8-5PC
U38-38CC AMD PAL16L8-5PC
U39-F029 AMD PAL20L8-7PC
U40-B520 AMD PAL16L8-5PC
U53-A2B1 AMD PAL20L8-7PC
Si tratta, sostanzialmente, di 2 set di PAL identici: tutti i checksum coincidono!
Bene, eravamo finalmente in possesso dei file JED contenenti le programmazioni delle 8 PAL, ed era già un bel risultato perché, in caso di rottura, avremmo avuto la possibilità di ricreare una PAL sostitutiva. Ma il nostro obiettivo, come detto, era di creare un set di 8 GAL sostitutive. Nicola, ormai esperto dopo aver smanettato per giorni con diversi software, è riuscito a convertire i file JED delle PAL in 8 file GJD pronti per programmare 8 GAL.
[segue]
>>> APPROFONDIMENTO: CONVERSIONE PAL ==> GAL
Per trasformare una PAL in GAL si parte da una copia del JED, la “Fuse Map” della PAL, poi con un semplice programma di conversione a riga di comando si trasforma in una Fuse Map compatibile con la programmazione di una GAL.
Le GAL che utilizziamo per rimpiazzare le vecchie PAL, anche se di generazione successiva rispetto a quest’ultime, sono comunque una tecnologia vecchia di anni e ormai sorpassata, ora rimpiazzata dalle moderne FPGA.
Comunque in rete si possono trovare ancora due programmi, uno della Lattice PALTOGAL e uno della National PAL2GAL.
Entrambi validi e compatibili con MSDOS. È possibile comunque utilizzarli su un sistema moderno in emulazione DosBox.
Prima di mostrare come fare la conversione è bene precisare che le funzionalità delle diverse tipologie di PAL possono essere riprodotte su una sola tipologia di GAL: infatti, quest’ultime si possono configurare sia in modalità puramente combinatoria che “registered” (R).
Questo vuol dire che con una GAL16V8 o GAL20V8 possiamo programmare PAL16 L4 L6 L8 R4 o PAL20 L4 L6 L8 R4 R6 ecc…
Utilizzare PALTOGAL della Lattice è molto semplice, si possono specificare i parametri sulla riga di comando oppure eseguirlo in modalità interattiva e fornire una alla volta le informazioni necessarie.
I parametri sono tre: il file JED di input che contiene la Fuse Map della PAL, il file di output ed il numero corrispondente alla conversione che vogliamo fare.
Esempio:
paltogal.exe PAL16L8.JED GAL16V8.GJD -c 2
L’estensione GJD sul file di output non è importante, serve soltanto per identificare la tipologia del JED (GAL JED); più importante è indicare il numero di conversione adatto secondo il seguente elenco da 1 a 64:
È bene notare che questa tipologia di conversione è una “traduzione” della mappa di bit della Fuse Map: le equazioni non vengono estrapolate, l’ordine dei fattori non viene toccato e non viene eseguito nessun tipo di semplificazione. Questo nella maggior parte dei casi può andare benissimo ma come abbiamo visto può essere necessario ottimizzare ulteriormente la programmazione con tool come WinCupl o OPALJR. Ma questa è materia per un altro articolo…
Le GAL sono state scelte come da elenco seguente:
U34-74F4 LATTICE GAL20V8B 15LP
U35-5F54 LATTICE GAL16V8D 15LP
U36-90C6 ATMEL ATF20V8B-15PC
U37-4D7B LATTICE GAL16V8D 15LP
U38-38CC LATTICE GAL16V8D 15LP
U39-F029 LATTICE GAL20V8B 15LP
U40-B520 LATTICE GAL16V8D 15LP
U53-A2B1 LATTICE GAL20V8B 15LP
NOTA per U36: utilizzando una LATTICE GAL20V8B 15LP per U36 l’acceleratrice è risultata un po’ più lenta e si sono ripresentati numerosissimi errori di scrittura su HD, invece una ATMEL ATF20V8B-15PC si è dimostrata compatibile al 100%.
Scaricate qui il set completo di file GJD pronti per programmare le 8 GAL: [Here you can download a complete set of GJD files ready to program the 8 GALs:]
NOTA BENE: questo set è applicabile soltanto alla G-Force 030 a 50 MHz! [PLEASE NOTE: this set is only applicable to the G-Force 030 @ 50MHz!]
[segue]
>>> APPROFONDIMENTO: COME SI COMPORTA LA SCHEDA PRIVANDOLA DELLE PAL?
A mano a mano che sostituivo le PAL con le GAL ho provato a vedere, una ad una, come si comportava il sistema privo della PAL (zoccolo vuoto). Di seguito elenco tutte le prove che ho fatto.
U34 zoccolo vuoto: il sistema non vede più la RAM montata sulla scheda.
U35 zoccolo vuoto: inizialmente non ho riscontrato alcuna differenza. Ho letto che U35 è coinvolto nell’Autoconfig della memoria. Questa scheda può configurare la sua RAM in 2 modi settando il jumper J12: – J12 CHIUSO: i primi 8 Megabyte nello spazio Autoconfig e gli altri 8 estesi – J12 APERTO: tutti i 16 Megabyte estesi La mia scheda è sempre stata configurata con tutti i 16 Megabyte estesi, ecco perchè non ho notato alcuna differenza lasciando vuoto lo zoccolo di U35.
Col jumper J12 aperto (tutta la RAM estesa), la presenza o meno di U35 nello zoccolo, come detto, non comporta evidenti differenze (Sysinfo vede la sola acceleratrice e 16 Megabyte estesi):
Chiudendo il jumper J12 la differenza invece diventa tangibile. U35 nello zoccolo (J12 CHIUSO): Sysinfo elenca una scheda di memoria (virtuale) in più, si tratta degli 8 Megabyte nello spazio Autoconfig. Questo è confermato anche dalle successive due schermate d’informazioni sulla memoria:
U35 zoccolo vuoto (J12 CHIUSO): la scheda di memoria (virtuale) Autoconfig da 8 Megabyte sparisce e rimangono soltanto 8 Megabyte di RAM estesa. Le schermate di Sysinfo lo confermano:
U36 zoccolo vuoto: il sistema non parte, schermo nero.
U37 zoccolo vuoto: il sistema non vede più la RAM montata sulla scheda.
U38 zoccolo vuoto: il sistema non parte, il led di power passa da bassa ad alta luminosità.
U39 zoccolo vuoto: il sistema non parte, schermo nero.
U40 zoccolo vuoto: il sistema diventa lento (~50%) e dà errori al boot.
U53 zoccolo vuoto: il sistema parte ma va in GURU ad ogni boot (errori: 8000 0003, 8000 0004 e 8000 000A).
Ed ecco la scheda acceleratrice nella sua nuova veste “full GAL”: obiettivo raggiunto il 24/10/2020! 😀
Le alte temperature delle PAL sono soltanto un ricordo: le 8 GAL rimangono praticamente fredde anche molto tempo dopo l’accensione! 😉 Ed una decina d’ore di file test continuo senza alcun errore dimostra che i problemi di scrittura sono stati finalmente risolti:
Beh, alla fine devo proprio dire che è stata un’avventura lunga ma divertente, molto emozionante… e la soddisfazione di esserci riusciti è unica, vero Nicola? 😀 Che meraviglia!
Scaricate qui il set completo di file GJD pronti per programmare le 8 GAL: [Here you can download a complete set of GJD files ready to program the 8 GALs:]